Le tradizioni natalizie sono infinite e praticamente ogni paese potrebbe raccontarne una: dalla gastronomia, all'artigianato, dalla poesia alla narrativa locale, non c'è paese che non rivendichi in occasione del Natale qualche sua significativa particolarità.
Limitata al territorio di Bogliasco e Sant'Ilario esisteva, ed ancora esiste in qualche famiglia, la tradizione della «Cumba de Natale», un dolce preparato con lo stesso impasto del pandolce col quale si creava una forma ovoidale e leggermente allungata, cui si applicava su un lato una treccia di pasta lunga che finiva ad incrociarsi nel mezzo dell'ovale. Con l'uvetta ai applicavano due occhi ed i bottoni della veste, con i pinoli il naso e la bocca creando così un grossolano bambolotto che era cotto nel forno assieme al pandolce.
Altri invece realizzavano una vera e propria colomba, sul tipo di quella pasquale, applicando alla forma ovale due ali e il becco con i pinoli. Era il dono che si faceva ai bambini ai quali si assicurava che la notte di Natale, a mezzanotte, la colomba avrebbe cantato annunciando la nascita di Gesù.
Naturalmente nessun bimbo aveva la forza di restare sveglio per ascoltare il canto della colomba e questo sarebbe restato nell'immaginario del bambino che si sarebbe addormentato sognando la nascita di Gesù annunciata dal canto della colomba.
Il giorno di Natale il bambino poteva sgranocchiare quel dolce durante il giorno: era tutto per lui. E forse era anche l'unico regalo di Natale che riceveva. E ciò a differenza del pandolce, rigorosamente portato in tavola a fine pranzo ornato con un ramoscello di alloro beneaugurate. Il momento del pandolce aveva una sua ritualità che ancora oggi tante famiglie rispettano. Il più anziano di casa, il nonno, la nonna, la vecchia zia, faceva alzare tutti i commensali e, prima di tagliare la prima fetta recitava una benedizione al pane.
A questo punto tutti si segnavano e si poteva distribuire il pandolce, avendo cura però di tenerne una porzione per il primo povero che nei giorni successivi il Natale avrebbe bussato alla porta.
Recentemente abbiamo potuto appurare che la tradizione della «Cumba» esiste anche nella campagna di Serra Riccò. L'assessore comunale alla cultura ha pubblicato su calendario del Comune la ricetta della Cumba, che, salvo una spruzzata di zucchero a velo, non differisce da quella di Bogliasco e di Sant'Ilario.
In più ci è stato raccontato che le nonne raccomandavano ai bambini la partecipazione ininterrotta alla novena di Natale, altrimenti la Colomba si sarebbe rotta nel forno durante la cottura. Piccole bugie per invogliare i bambini a frequentare le funzioni religiose.
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