Bogotà - Paolo Pravisani (72 anni, originario di Udine) è stato condannato per pedofilia, detenzione di materiale pedopornografico e induzione alla prostituzione. Era finito sotto processo dopo che un quindicenne, Yesid Torres, era stato trovato morto per un’overdose di cocaina nel suo appartamento. Il ragazzo ufficialmente lavorava come domestico nella casa dell'italiano. Il giudice fisserà entro un mese la pena da infliggere: nel frattempo ha ordinato che Pravisani venga trasferito nel carcere di Ternera dalla clinica psichiatrica nella quale si era rifugiato durante tutto il processo.
Prima la pena, poi l'espulsione Dopo aver scontato la pena Pravisani verrà espulso dalla Colombia. Cittadino italiano residente in Colombia, Pravisani è stato riconosciuto colpevole di aver pagato minori per abusarne sessualmente, nonché di aver pagato delle donne per compiere atti sessuali con minori ai quali egli assisteva. Assieme a lui sono state condannate le due donne, Hilda Martínez e Angélica Tovar, per atti sessuali con minori di 14 anni e come complici di stimolo alla prostituzione e pornografia infantile.
Il primo processo Quello contro Pravisani è stato il primo processo istituito in Colombia contro un cittadino straniero. Il turismo sessuale è un fenomeno molto diffuso in Colombia, a causa dell’indigenza in cui versa gran parte della popolazione. Il 46,8% dei colombiani infatti vive al di sotto della soglia di povertà; tra di loro ci sono i quasi 4 milioni di sfollati a causa del conflitto tra esercito, guerriglia e paramilitari o per le pressioni dei narcotrafficanti. Città come Cartagena sono circondate da baraccopoli dove le famiglie sono costrette ad accettare o addirittura a favorire lo sfruttamento dei propri figli nella prostituzione.
"Sentenza storica" Molto sodisfatto per la sentenza Raffaele K. Salinari, presidente dell’ong Terre des Hommes in un comunicato: "Finalmente si spezza il cerchio di omertà e complicità che da anni si chiudeva attorno alle tante vittime della prostituzione infantile e copriva gli sfruttatori ed i clienti.
La nostra organizzazione che in tutti questi anni ha sostenuto i familiari delle vittime, in particolare la madre di Yesid, esprime dunque soddisfazione e manterrà l’impegno affinché da questa sentenza si arrivi a riconfigurare un sistema di giustizia internazionale nel quale i delitti contro l’infanzia vengano considerati dei veri e propri crimini contro tutta l’umanità".
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