La "Bohème" di Puccini è sempre più giovane

A Torre del Lago, per il centenario della morte del musicista, una versione "estiva" del capolavoro

La "Bohème" di Puccini è sempre più giovane
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La giovinezza non fallisce un colpo. Questo viene da pensare assistendo alla Bohème che si dà a Torre del Lago (nella foto, il logo del Festival) per il centenario di Giacomo Puccini (1858-1924). Vecchio di 128 anni, questo capolavoro non è mai stato tanto giovane. E lo dimostra in modo fresco, brillante e toccante assieme il delizioso spettacolo ideato da Massimo Gasparon: un esercizio di stile, a metà fra tradizione e gusto personale. Così la soffitta è al tempo stesso un candida casetta delle bambole, ma con dettagli da natura morta alla Morandi, e sul tecnologico sfondo blu cobalto di una Parigi ville lumière. Le figurine che la animano sembrano saltar fuori da certe cartoline fin de siècle, ma nulla di polveroso hanno i loro elegantissimi costumi color pastello. Ed è pure sul piano della credibilità scenica, che lo spettacolo di Gasparon (costumista, scenografo e abile disegnatore luci, oltre che regista) centra il bersaglio. I quattro bohemiens sono davvero degli allegri ventenni in vena di amorazzi e goliardate; Mimì è davvero una ragazza sensibile ma con imprevisti lampi di malizia; Musetta, fastosa ed eccessiva, pare quasi una mannequin ante litteram; e tutti i passaggi dell'azione, ora spensierati ora malinconicamente teneri, sono sottolineati con cura affettuosa.

Meno felice risulta il lavoro sulle masse, immobili ai lati della scena piuttosto che animare un Caffè Momus che dovrebbe essere affollato, e invece è vuoto, solo per far spazio a sei coppie di ballerini da musical. Ma anche questo fa parte della legittima esigenza di accattivarsi un pubblico estivo, che difatti si diverte e applaude. Sul fronte musicale la serata appare funzionale. La voce più bella, piena e facile all'acuto è quella del Rodolfo di Ivan Ayon Rivas; viceversa piccola e più portata al canto intimo la Mimì di Carolina Lopez Moreno.

Fra gli altri applauditi soprattutto Sara Cortolezzis (Musetta) e Alessandro Luongo (Marcello), mentre il direttore Roberto Ardigò, quando non indugia in qualche lentezza, conferisce ulteriore vivacità ad uno spettacolo lieve ed agile, perfettamente riuscito.

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