Alberto Cagnato
nostro inviato a Como
Con Hans Christian Andersen ha in comune non soltanto i natali - entrambi sono nati nella città danese di Odense - ma anche una spiccata predisposizione alle favole. Hansen Erik Bondo, 41 anni, allenatore di cavalli da corsa - rigorosamente trottatori - quasi avesse fra le mani una bacchetta magica presa a prestito dal suo celebre concittadino, è capace di trasformare un ronzino - o meglio un brutto anatroccolo, per rimanere in tema - in un campione. Da umile ragazzo di scuderia è diventato uno degli allenatori più celebri dEuropa, capace di vincere con il suo Abano As anche il grand prix dAmérique 2003, una sorta di campionato del mondo del trotto. La sua favola ippica comincia a 12 anni quando si accorge di avere poca dimestichezza con i banchi di scuola e grande trasporto per i cavalli da corsa. In pochi anni approda a Copenaghen presso le scuderie di Axel Jacobsen, suo primo maestro, e poi decide di fare esperienza allestero. Arriva così negli Stati Uniti, chiamato dallallenatore yankee Jerry Riordan che aveva collaborato per anni con Chuck Sylvester, uno dei «mostri sacri» del trotto a stelle e strisce. Quattordici anni fa la svolta: Riordan manda Bondo nel nostro Paese a seguire il campione Crowns Invitation, acquistato dalla famiglia Toniatti di Bibione. Con il Bel Paese è amore a prima vista e Bondo non si muoverà più. Dopo una dozzina danni trascorsa a Bareggio, vicino a Milano, ad allenare i cento e più cavalli del team Edy-Pippo Gubellini, a fine 2002 decide di fare il gran passo e di mettersi in proprio. Bondo fissa il proprio quartier generale in un attrezzatissimo centro di allenamento a Lurago Marinone, allinizio del parco di Appiano Gentile, nel Comasco, a pochissimi chilometri dalla Pinetina dove si allena lInter. Bisogna addentrarsi nel bosco per raggiungere il centro «Il Poggio», appartenente alla famiglia Pravettoni, noti costruttori lombardi. Si tratta di un hotel a cinque stelle per cavalli da corsa dove Bondo ha ai suoi ordini 35 trottatori, quasi tutti migliorati in modo strabiliante da quando sono approdati dal trainer danese. «Quando un proprietario è convinto di avere un buon cavallo che però in corsa rende poco - spiega Bondo - lo manda in allenamento da me. Io non faccio i miracoli: qualche volta riesco a migliorarlo, altre volte no». Decisamente modesto: statistiche alla mano risulta che oltre il 90 per cento dei cavalli passati ai suoi ordini sembrano trasformati e migliorano in modo sostanziale il proprio rendimento.
Bondo, qual è il suo segreto? «Nessun segreto - si schermisce - la mia forza sta nel lavoro e nel talento che credo, senza falsa modestia, di possedere. Quando mi arriva in scuderia un cavallo nuovo non voglio sapere niente del suo passato, ma riparto completamente da zero. Prima di tutto cerco di entrare in sintonia con lui osservando il suo atteggiamento nel box e in paddock». Bondo è capace di restare ore assorto a studiare la psicologia di un cavallo da come si muove, dalle sue reazioni alla vita di scuderia. Particolari che possono sembrare marginali, ma che rivestono una grande importanza per Bondo che negli anni si è guadagnato una solida fama di «psicologo» dei cavalli. L«uomo che sussurra ai cavalli» - proprio come il californiano Monty Roberts che ha ispirato il celebre film con Robert Redford - riesce in breve a stabilire uno straordinario feeling con lamico equino che, una volta creato un rapporto di reciproca fiducia, diventa disponibile a dare il meglio di sé in corsa. E il gioco è fatto. Il tutto naturalmente condito da unenorme mole di lavoro: Bondo inizia la sua giornata tipo alle cinque del mattino e finisce a tarda sera, quando si spengono le luci di scuderia.
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