Bonus edilizi taroccati per delle case fantasma. Una truffa da 90 milioni

Operazione della Guardia di finanza: scoperto un giro illecito di cessioni fiscali per le ristrutturazioni. Sequestrate ville e auto

Bonus edilizi taroccati per delle case fantasma. Una truffa da 90 milioni

Un giro milionario di crediti d'imposta ottenuti grazie ai bonus edilizi, gestiti da un commercialista residente in provincia di Monza e originario della Calabria. È quanto è venuto a galla nell'operazione della Guardia di finanza di Monza, coordinata dalla Procura, che ha portato tra l'altro a un sequestro di beni per un valore di 90 milioni di euro.

Gli indagati nell'inchiesta sono 48. Il sequestro preventivo d'urgenza ha riguardato denaro, beni e crediti fiscali. Le ipotesi di reato sono truffa aggravata ai danni dello Stato, autoriciclaggio dei proventi illeciti e indebite compensazioni di crediti fittizi. Tutto è nato da anomalie antiriciclaggio e alert di rischio emersi nei confronti del commercialista e revisore legale dei conti monzese. L'uomo avrebbe effettuato numerosi acquisti di crediti per un valore di 13 milioni di euro da altrettante persone. I crediti erano relativi a interventi edilizi previsti dal Bonus facciata 90% e dall'Eco-bonus 65%. Poi il professionista li avrebbe ceduti «a catena», spesso nello stesso giorno, infine monetizzati presso Poste italiane.

Altre indagini hanno scoperto un sistema illecito gestito da più persone che, con la costituzione di 48 società con domicilio fiscale in tredici regioni, creava e faceva circolare crediti d'imposta inesistenti. Gli indagati hanno ottenuto moltissimo denaro contante sfruttando illecitamente la cessione dei crediti fiscali tra il 2020 e il novembre 2021, quando, prima della riforma del cosiddetto decreto Sostegni-ter, le cessioni possibili erano illimitate. Circa 700 persone, che con ogni probabilità non sapevano della truffa, hanno ceduto i crediti per l'esecuzione di presunti interventi edilizi. Ma i crediti sono risultati fittizi: quasi la metà delle case da ristrutturare non esistevano, non c'erano i bonifici «parlanti», lo stesso credito veniva ceduto a più persone, spesso con redditi molto bassi o beneficiari di reddito di cittadinanza. Le realtà economiche coinvolte nella cessione, tra cui le ditte che avrebbero dovuto eseguire i lavori, sono inoltre risultate appena costituite e senza una struttura operativa reale, con legali rappresentanti e amministratori con precedenti penali e con oggetti sociali che non c'entravano con l'edilizia. I presunti truffatori hanno inviato false comunicazioni all'Agenzia delle entrate, attraverso l'inserimento nel portale e grazie alla collaborazione di due commercialisti residenti a Napoli e Treviso. Così risultava la disponibilità di crediti fiscali per decine di milioni di euro per fantomatici interventi di «recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica».

Il sequestro ha riguardato 38 milioni di euro di crediti d'imposta ancora giacenti nei cassetti fiscali degli operatori economici coinvolti o di Poste Italiane (ente estraneo alla realizzazione della frode e parte offesa

del reato), 51 milioni di euro tra disponibilità finanziarie, quote sociali e beni. Ci sono trenta immobili, tra cui tre ville a Venezia e Massa, e una Porsche. Il denaro illecito è stato trasferito anche su conti esteri.

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