Borelli, una fonte che illumina anni misteriosi...

Borelli, una fonte che illumina anni misteriosi...
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Jules Borelli, esploratore e mercante, conobbe Arthur Rimbaud in Africa, quando aveva smesso di scrivere. Questo periodo nasconde un doppio mistero: perché Rimbaud rinunciò alla letteratura? Cosa fece di preciso in Africa, prima di tornare ormai moribondo in patria? Borelli scrisse un diario che è una fonte importante: viaggiò nel corno d'Africa insieme con l'ex poeta, che vendeva fucili. Il diario, finora inedito in Italia, esce ora per le edizioni Magog con il titolo Scioa. L'Africa di Arthur Rimbaud. Ne presentiamo ampi stralci ai nostri lettori insieme con un frammento della preziosa introduzione.

Quando Jules Borelli incontra Arthur Rimbaud, il 9 febbraio del 1887, il poeta non è più poeta da tanto tempo, è sul fronte di un disastro finanziario. Per oltre un anno, tra Aden e Tagiura, ha progettato un viaggio nello Scioa, in Etiopia centrale; lo scopo: vendere armi a Menelik, sovrano di rara scaltrezza, impegnato in una lunga lotta contro il Regno d'Italia. Il viaggio accade tra mille difficoltà, troppi ritardi, trentaquattro cammellieri, trenta cammelli, oltre duemila fucili, per lo più di scarso conio. Menelik fa girare a vuoto Rimbaud, dice di non aver bisogno dei suoi servigi, infine acquista le armi a prezzo stracciato. Arthur Rimbaud lavora tra Aden e Harar dal 1880, viaggia, in forme sfrenate, dal 1875; due anni prima, abbandonata nei magazzini dell'editore Poot, a Bruxelles, l'edizione di Une saison en enfer, specie di monito e di congedo, di hic et nunc, di aut aut, di Monte Analogo. Jules Borelli conosce Rimbaud ad Ancober, una delle capitali del Regno di Scioa. Ufficialmente è lì anche lui, insieme a un socio di passaggio, per vendere armi all'elusivo reggente; in realtà la sua missione è esplorativa, geografica: giungere nei recessi etiopi, fin dove alcun occidentale si è sporto. Borelli aveva con sé una lettera di Menelik, fregiata con il simbolo dell'Impero d'Etiopia, il superbo Leone di Giuda. «Un nuovo arrivato. Rimbaud, mercante francese, giunto con la sua carovana da Tagiura. Noie e guai non gli sono stati risparmiati. Ogni volta il medesimo programma: condotta malvagia, avidità e tradimento, vessazioni e privazioni, tracotanza dei cammellieri. Il nostro connazionale vive ad Harar. Conosce l'arabo, parla l'amarico e l'oromo. È instancabile.

L'attitudine ad apprendere le lingue, la grande forza di volontà, l'inesausta pazienza lo rendono uno tra i viaggiatori più esperti». Rimbaud e Borelli si sondano, si studiano, fanno amicizia. Sono quasi coetanei Borelli, classe 1852, è di due anni più anziano , entrambi spiritati da un sogno, più o meno sopito. È il tardo 1890.

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