La transizione energetica oltre che guidare il nuovo orizzonte di vita dei Paesi sviluppati - a partire dall’Europa che ha scelto di essere capofila di questo nuovo paradigma - è un pezzo importante di tutto il movimento Esg, cioè di quell’attenzione alla sostenibilità ambientale, sociale e di governance che caratterizza le nuove relazioni tra imprese, consumatori e investitori. In questo contesto le tecnologie rinnovabili, e il loro potenziale di riduzione delle emissioni di carbonio, sono state spesso caratterizzate da false speranze. Soprattutto dopo l’apertura di nuove centrali a carbone in molti Paesi emergenti (cosa che contraddice gli sforzi dei Paesi più “virtuosi” oggi, ma che hanno usato a piene mani le fonti non rinnovabili di energia nel passato), la penetrazione dei veicoli elettrici è stagnante in Europa e negli Stati Uniti, le emissioni globali di CO2 sono aumentate dell’1,1% nel 2023 e il riscaldamento globale ha superato 1,5 gradi Celsius nel 2023, per la prima volta nell’arco di un intero anno.
Una recente analisi elaborata da Comgest suggerisce comunque di guardare all’accelerazione che comunque hanno avuto le energie rinnovabili negli ultimi cinque anni.
Nel 2023, si stima che siano stati aggiunti 507GW di capacità elettrica rinnovabile, pari a 2,5 volte il quantitativo aggiunto nel 2019. Anche la spesa per i veicoli elettrici è in aumento, con 13,5 milioni di veicoli elettrici venduti nel 2023, rispetto a soli 2 milioni nel 2019.
Una delle ragioni principali dell’accelerazione è che la tecnologia, i costi e la capacità sono ora a portata di mano dopo molti anni di sviluppo industriale. L’energia solare ed eolica possono generare elettricità a un costo inferiore rispetto a quella termica, e i loro prezzi continuano a scendere. Oggi la produzione di elettricità da fonti rinnovabili può essere economicamente competitiva senza sovvenzioni.
In questo contesto anche l’investitore retail può avere ragioni solide per insistere nelle scelte di sostenibilità, anche nell’orizzonte finanziario.
QUATTRO FATTORI DI SCELTA
Esistono molteplici approcci agli investimenti Esg. A seconda dei valori che si coltivano e delle attese che si covano. La decisione, in ogni caso, è personale.
In sintesi ecco quattro fattori di scelta che possono orientare gli investimenti in funzione EsgEsclusione. Gli investitori o i gestori scelgono di escludere e non investire in società, settori o industrie specifici. Queste esclusioni solitamente hanno un fondamento ambientale, sociale, etico o religioso. Ad esempio, potrebbero essere escluse società o anche interi settori che producono armi, alcolici o svolgono attività ad alta intensità di carbonio.
Inclusione. Gli investitori o i gestori scelgono di investire in società, settori o industrie specifici in base a considerazioni Esg. Solitamente le inclusioni mirano a settori, temi e società che investono nelle comunità, hanno record esemplari in materia di uguaglianza e diversità sul posto di lavoro, si impegnano nella tecnologia green o nell’energia pulita, si adoperano per ridurre al minimo i rischi ambientali o vantano pratiche di lavoro e di governance eccellenti.
Integrazione. Gli investitori o i gestori considerano i criteri Esg oltre a fattori economici più convenzionali. L’integrazione è l’approccio più comune e flessibile agli investimenti Esg. L’integrazione Esg può avvenire in qualsiasi fase del processo di investimento, compresa la selezione di paesi, settori, temi e singoli titoli.
Impatto. Gli investitori o i gestori investono per generare impatti ambientali, sociali o di governance positivi, duraturi e significativi. Gli investimenti a impatto mirano a trasformare o sostenere il cambiamento in un ampio ventaglio di settori, tra cui la tecnologia green e l’energia pulita, la salute e la sanità, l’accesso all’acqua pulita, la resilienza al cambiamento climatico e le tecnologie a bassa o nulla impronta di carbonio.
TRE PREOCCUPAZIONI
Però ci sono anche alcune attenzioni in negativo che devono essere messe in conto. Come in qualsiasi altra strategia d’investimento, vi sono alcune insidie a cui pensare. Almeno tre “alert”.
Commissioni potenzialmente alte. Se si sceglie un fondo comune Esg a gestione attiva o un Etf, è possibile ritrovarsi a pagare più di quanto si pensi in termini di commissioni.
Eccesso di concentrazione. Se si opera un investimento Esg più restrittivo, è possibile ritrovarsi a limitare le proprie opzioni di investimento e ad avere potenzialmente un portafoglio eccessivamente concentrato con un rischio più alto.
Scegliere uno stile Esg sbagliato. Poiché gli investitori scelgono gli investimenti Esg per motivi diversi e personali, è bene accertarsi di scegliere una strategia o un fondo Esg che rispecchi bene i propri valori e i propri obiettivi di investimento a lungo termine.
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