Prima di procedere con le cifre elaborate da Coldiretti sulla base dei report curati dall’Istituto nazionale di statistica (Istat), è doveroso mettere l’accento sulla considerazione ultima a cui è giunta la federazione di coltivatori: i forti aumenti dei prezzi di frutta e verdura si traducono in centesimi per i coltivatori e in euro per la distribuzione.
Tutto ciò contribuisce a frenare la discesa del prezzo del carrello della spesa in un momento in cui l’inflazione tende a diminuire la propria morsa. Per stabilire meglio i perimetri del fenomeno è opportuno entrare nei meandri delle percentuali.
Frutta e verdura costano di più
I prezzi salgono così come sale la domanda, resa più intensa dal caldo e dall'afa estivi. In media la frutta a giugno costava il 7,8% in più rispetto allo stesso mese del 2022 e questo può essere un dato in linea sia con l’inflazione sia con l’aumento della domanda. Il 17,4% in più del prezzo della verdura risulta però avulso da qualsiasi logica, considerando soprattutto il fatto che si tratta di un valore medio e che, come tale, è prodotto da aumenti più alti, meno alti e persino da prezzi al ribasso rispetto al mese di giugno dell’anno scorso.
I prezzi di frutta e verdura, dice Coldiretti, triplicano nel percorso che va dal produttore al consumatore, lasciando pochi centesimi in più nelle tasche dei primi.
Sul breve periodo, ovvero in rapporto a maggio del 2023, i pomodori sono il prodotto che ha subito il rincaro più marcato, ossia il 18,2%. A seguire le banane (+7,8%), la frutta secca (+4,2%) e le mele (+1,6%). Il prezzo delle pesche e delle pesche nettarine è sceso dello 0,9%.
Sul fronte delle verdure è l’insalata quella ad avere la riduzione di prezzo più sensibile (-10,9%) ma la domanda generale, in aumento del 20%, contribuisce a spingere verso l’alto i prezzi del settore. Sulle tavole gli italiani mettono soprattutto albicocche, pesche, cocomeri, cetrioli, pomodori e insalate. Se ne deduce che l’aumento dei prezzi è in qualche modo non lineare alle richieste del mercato, peraltro in ripresa dopo una frenata brusca ad aprile, quando la domanda è scesa dell’8%.
Va considerata anche la linea dei prezzi dello zucchero, protagonista estivo grazie a gelati e simili. Nel corso degli ultimi mesi la produzione dello zucchero è calata del 12% e ora si prevede un aumento del prezzo superiore al 60% già fatto registrare nel corso dell’ultimo anno complice la siccità, scrive repubblica.it.
L'inflazione è in frenata
I dati preliminari di giugno 2023 elaborati dall’Istat indicano l’indice dei prezzi al consumo in aumento del 6,4% su base annua (meno marcato rispetto al +7,6% del mese di maggio). I motivi di questo calo sono da ricondurre principalmente al rallentamento dei prezzi dei beni energetici (passati dal +20,3% al +8,4%).
Diminuisce anche l’inflazione sugli alimentari lavorati (+11,9% rispetto al +13,2% del mese di maggio 2023), per i trasporti (+3,8% contro il +5,6% di maggio) e sui servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+6,5% contro il +6,7% di maggio).
Il prezzo del carrello della spesa frena un po’, passando al +10,7% dal +11,2% del mese di maggio ma è chiaro che il freno è
limitato anche dai prezzi fuori controllo di frutta e verdura.Rallenta anche l’inflazione cosiddetta di fondo, quella al netto dei beni energetici e dei prodotti alimentari freschi) che passa dal 6% di maggio al 5,6% di giugno.
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