
Dopo una settimana che ha fatto piangere i mercati di tutto il mondo, da oggi ne comincia una nuova che già promette ulteriori turbolenze. La speranza, tuttavia, è che si possa fare qualcosa di meglio rispetto ai 5.200 miliardi bruciati dall'S&P 500 (il listino principale americano) nelle due sedute seguite all'annuncio dei dazi e i circa 2.000 miliardi sbriciolati sui mercati del Vecchio Continente. Un dolore anche per i paperoni del mondo, che hanno visto andare in fumo 485 miliardi in due giorni.
In attesa della campanella di stamani, l'unico riferimento disponibile è quella della Borsa saudita, aperta anche di domenica, che ha terminato la giornata di contrattazioni con un tonfo del 6,8%, il peggior calo dai tempi del Covid. Sarà un segno premonitore? Oggi si riuniranno i ministri del commercio dell'Unione europea, che si vede gravata da tariffe del 20%, per decidere come reagire. Una risposta a muso duro, i rischi di escalation aumenterebbero. Il che sarebbe nefasto per i mercati, che lavorano in base alle aspettative e mal sopportano l'incertezza (l'indice della paura Vix ha raggiuntolivelli molto alti, ai massimi dal post Covid). La prima mossa concreta dei Ventisette europei è attesa per mercoledì, quando saranno chiamati a votare per le prime contromisure su diversi prodotti americani (dal Whiskey alle Harley Davidson) oltre a beni industriali e agricoli in risposta alle tariffe imposte il 12 marzo su acciaio e alluminio. Entro fine mese, poi, dovrebbe arrivare la risposta complessiva al «Liberation Day» di Trump.
«Per questa settimana mi aspetto un perdurare di una correzione delle Borse mondiali dai massimi che avevano raggiunto, in particolare Wall Street ma varrà anche per i mercati europei che da inizio anno hanno performato meglio dell'America», spiega a Il Giornale Fabrizio Barini, senior banker di Integrae Sim. «Questo avverrà a meno che Trump decida di ritrattare, ma al momento non sembra così». E poi che succederà? «I listini europei continueranno ad andare meglio, visto che hanno una politica monetaria più espansiva e un'inflazione sotto controllo. Oltre al fatto che Wall Street aveva valutazioni più care». Quanto ai dazi, «l'economia americana, molto incentrata sui consumi, li pagherà con il rallentamento del Pil».
Ci sono però altri appuntamenti che potrebbero incidere sull'andamento dei mercati. In primis, mercoledì ci sarà la pubblicazione dei verbali dell'ultima riunione della Fed, la banca centrale americana, e giovedì i dati sull'inflazione americana. Quest'ultimi sono importanti per capire in quali condizioni versi l'economia a stelle e strisce. Visto che la guerra commerciale iniziata lo scorso 2 aprile da Trump avrà certamente ricadute concrete (con Jp Morgan che ha alzato le probabilità di una recessione al 60%) se l'economia dovesse essere più debole del previsto avvalorerebbe le previsioni più negative. Anche se ieri il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, ha detto che non vede «non alcun motivo per cui si debba prezzare una recessione».
Infine, da questa parte dell'oceano,
riflettori oggi sulla produzione industriale della Germania: un buon dato potrebbe suggerire una ripresa della produzione anche in Italia, che pubblicherà i suoi numeri giovedì ed è molto legata alla manifattura tedesca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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