Bortolazzi, un vice ct azzurro di rigore

Una storia in salita: la contestazione in Coppa Italia poi l’amore con la Nord e otto stagioni d’oro

(...) di novembre e di un rigore sbagliato che più sbagliato non si può.
Arriva a Genova nell'estate del Novanta al seguito del nuovo allenatore Bagnoli, che lo ha fortissimamente voluto. Tecnicamente il curriculum di Bortolazzi non è niente male: centrocampista dal cervello fino, piace ad Arrigo Sacchi, che lo ha scoperto nel Parma e lo ha portato per un anno nel suo Milan stellare, dove ha giocato poco ma imparato tanto. Poi Verona, dove ha impressionato anche Bagnoli, e infine un buona stagione all'Atalanta. Il problema , però, sta in un episodio di due anni prima: Bortolazzi ha detto no al Genoa di Scoglio, preferendo la serie A sulle rive dell'Adige. Dovrà lavorare duro per farsi perdonare. E invece...
Ottavi di Coppa Italia, l'avversario di turno è una Roma salita a Marassi per difendere alla morte il 2-0 dell'andata. Brutto periodo, per il Genoa: il gioco che c'è e non c'è, la contestazione appena sotto il livello di guardia. Un film già visto. Anche quella sera con la Roma il gioco scarseggia, e un rigore a favore è ossigeno puro. E allora lo stadio intero non crede ai propri occhi quando Bortolazzi dagli undici metri recapita gentilmente una tragica ciabattata tra le braccia del portiere giallorosso Zinetti. Sembra l'ennesimo inizio dell'ennesima fine: gli sporadici fischi e mugugni che stavano andando avanti dall'inizio dell'incontro diventano una valanga. Bersaglio principale, l'omino col numero 8 sulla schiena che, ben lungi dal farsi perdonare il gran rifiuto, ha appena allungato la propria fedina penale rossoblù. Negli spogliatoi il mister tuona: difende Mario, ce l'ha con la tifoseria, accusata di essere «la rovina del Genoa», e chiosa così, con rabbioso rimpianto per gli anni passati a Verona: «queste cose forse non le capisco perché ho ancora sulla pelle i colori gialloblù». Come bestemmiare in chiesa, e in più la domenica successiva c'è il derby: un incubo. E invece il risveglio è dei più piacevoli, perché il derby è quello del famoso missile di Branco; è l'inizio della cavalcata che regalerà al Genoa un inatteso passaporto per l'Europa.
Mario avrà tempo e modo di rifarsi: non abbandonerà la nave nemmeno dopo l'affondamento in serie B, e alla fine della sua lunga militanza rossoblù i suoi gol saranno 19. Quasi tutti grazie alla sua proverbiale castagna, che solo una volta fece cilecca e, meravigliose stranezze del calcio, diede il «la» ad una stagione trionfale.


Ora se Grosso e compagni (Dio non voglia) dovessero iniziare a sbagliare dagli undici metri, da quel dischetto che li ha consacrati campioni del mondo, hanno qualcuno che può insegnar loro come farsi perdonare. Mario Bortolazzi si è laureato a pieni voti all'università del Ferraris, che diamine: altro che Berlino.

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