Bpi, parte l’aumento di capitale

L’operazione da 800 milioni deliberata ieri dal Cda. Il nodo Ricucci sul tavolo di Gronchi

da Milano

Via libera del consiglio di Bpi a un aumento di capitale fino a 800 milioni per sostenere il nuovo piano triennale di rilancio. Il Cda non ha deliberato, almeno per ora, sul ritiro dalle quotazioni delle controllate Reti Bancarie Holding e Bipielle Investimenti, decisione che verrà affrontata nel piano industriale.
A conferma delle voci che erano circolate la scorsa settimana, il board della Popolare ha così varato l’operazione di rafforzamento patrimoniale che porterà a un Tier 1 (importante coefficiente della solidità patrimoniale) superiore al 7% a fine anno. In Borsa, dopo una perdita iniziale, ieri il titolo ha limitato il calo allo 0,35% (8,53 euro) avendo già scontato la notizia lo scorso venerdì. Ribasso più pesante per la Reti Bancarie Holding (meno 2,47% a 39,16) che era salita sulle speculazioni di un delisting. L’esigenza di convocare il consiglio nella serata di ieri nasceva dalla volontà di inserire l’aumento, per il quale la Popolare è assistita da Mediobanca, tra i punti all’ordine del giorno nell’assemblea dei soci, già fissata per il 28 aprile in prima convocazione e per il giorno successivo in seconda.
Con l’aumento di capitale, che secondo alcune fonti verrà realizzato in autunno, si aggiunge un altro tassello al nuovo piano industriale messo a punto dal direttore generale Franco Baronio con l’assistenza di Mediobanca, e le cui linee guida saranno presentate domani insieme ai conti del 2005 per essere esaminate poi dal Cda nella riunione del 3 aprile. «L’azione di rafforzamento patrimoniale - spiega infatti la Bpi - affiancherà gli interventi di ristrutturazione e di riposizionamento strategico delle società del gruppo che saranno previsti dal piano industriale con la globale ridefinizione del loro ruolo». Il ritiro dalle quotazioni di almeno una delle due controllate, pur se vantaggioso in termini di risparmi, ha dei costi che ora Bpi non può permettersi, ma che potrebbero essere affrontati una volta mutata la situazione e incassate risorse fresche. Per ora, infatti, Bpi sconta un bilancio gravato dalle numerose rettifiche operate dall’amministratore delegato Divo Gronchi dopo l’uscita di Gianpiero Fiorani e che porterà, secondo le stime, a una perdita di circa 700-800 milioni.
Sul tavolo dell’amministratore delegato Divo Gronchi resta tuttavia il dossier Rcs.

La controllata Efibanca sta mettendo a punto i dettagli per l’operazione che porterà alla dismissione della quota di Stefano Ricucci in Rcs, che Bpi dovrà presto acquisire dopo che l’immobiliarista non ha restituito i finanziamenti ricevuti.

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