Diciassette poltrone nel consiglio di sorveglianza, cinque in quello di gestione e un consigliere delegato dotato di ampi poteri ma a controllare la rotta della Banca Popolare di Milano potrebbero continuare a essere i dipendenti-soci attraverso l’associazione degli «Amici». Non certo la soluzione preferita da Bankitalia, che ha chiesto di arginare i sindacati, nè da Mediobanca, che garantisce l’aumento di capitale ma attende un consiglio di gestione composto unicamente da manager.
I segreti dell’ormai quasi certo salto di Bpm verso il sistema di governance «duale» sono contenuti nella bozza dello nuovo statuto (datata 14.9.11) elaborato dal presidente Massimo Ponzellini. Il documento oggi pomeriggio sarà sul tavolo del comitato esecutivo e del cda, da cui è attesa un’accelerazione, anche per la necessità di «ricompattarsi» agli occhi di Palazzo Koch dopo lo strappo consumato da sei consiglieri di minoranza. Ma il rischio dello scontro è elevato. L’impianto originario della bozza, a cui il 19 settembre sono state apportate alcune modifiche per la Vigilanza, affida al consiglio di gestione (articolo 39) la «definizione degli indirizzi generali programmatici e strategici», la stesura dei piani industriali, la «nomina e la revoca del consigliere delegato». Ma il baricentro delle 19 pagine, sviscerate lunedì dallo stesso Ponzellini con l’ufficio di presidenza degli «Amici» e intercettate dal Giornale, appare l’architettura del consiglio di sorveglianza, cui spetta la nomina di quello di gestione. L’articolo 48 della bozza specifica infatti («punto a») che dalla «lista che avrà ottenuto la maggioranza dei voti» espressi dall’assemblea dei soci, «vengano tratti» undici consiglieri, rispettando l’ordine progressivo della stessa lista. Tradotto significa che i dipendenti-soci, cui fa capo il 3-4% del capitale di Bpm, esprimeranno attraverso gli «Amici» la maggioranza del consiglio di sorveglianza (appunto 11 posti su 17) come peraltro già avviene oggi per il board. I restanti consiglieri («punto b») sarebbero scelti dalle altre liste secondo un sistema di «quozienti» di riparto.
Ponzellini dovrebbe guidare il consiglio di sorveglianza (che potrebbe allargarsi a 19 posti) e quindi «dialogare» con gli Amici. La sorveglianza (articolo 54) costituisce poi i due delicati comitati «nomine» (5 posti) e «remunerazioni» (3 posti), la cui maggioranza dovrebbe essere composta da indipendenti. Il consiglio di gestione sarebbe invece affidato a Matteo Arpe che potrebbe essere indicato come consigliere delegato, anche se alcuni vogliono riservare questa poltrona all’attuale direttore generale Enzo Chiesa. Tanto che l’articolo 39 «comma f» della bozza prevede che il direttore generale possa «essere nominato nella persona del consigliere delegato». Quest’ultimo si occupa del controllo strategico e può decidere su qualsiasi operazione di competenza dello stesso consiglio, a partire dalla erogazione del credito (articolo 41 comma f). Mentre il presidente del consiglio di gestione coltiva, tra il resto, i rapporti con la Vigilanza e cura la comunicazione.
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