Bracciano, quanti buoni sapori all’ombra del castello

Renato Mastronardi

Il toponimo Bracciano deriva da una primigenia gens Braccia, ricompare come Brachianum e poi Brazanum e finalmente come Brasanum e diventa Bracciano solo attraverso i domini di Etruschi e Romani e, dal 988, la protezione dei potenti prefetti di Vico, una famiglia che, in Toscana, dominava con una prosopopea fiera e bellicosa. Perché la rocca e il feudo di Bracciano potessero cominciare a godere un periodo di pace e prosperità, bisognerà attendere la metà del Cinquecento quando, tra gli Orsini, si distinse il principe Paolo Giordano II che, si ritrovò a governare con avvedutezza umanista e liberale un ducato che abbracciava Campagnano, Anguillara, Trevignano e i dintorni. Dopo di lui il ducato decadde e nel 1696, Flavio Orsini fu costretto, per debiti, a mettere all’asta il Castello di Bracciano che venne acquistato dagli Odescalchi, gli attuali proprietari.
Da vedere. Bracciano si trova a 40 chilometri da Roma ed è facilmente raggiungibile. La cittadina si estende su alture verdeggianti che dominano l’omonimo lago ed è dominata dalla mole del Castello Odescalchi-Orsini, che rappresenta la maggiore attrattiva architettonica della zona. Costruito nel 1470 con i suoi torrioni cilindrici, le alte mura sulle quali corre un cammino di ronda, è uno dei migliori esempi di costruzione militare del Rinascimento, magnificamente conservato. Di grande interesse è la visita all’interno con saloni fastosamente arredati, arricchiti da sculture, da collezioni di armi e di armature, da pregevoli dipinti di Antoniazzo Romano e dei fratelli Zuccai, ed arredati con mobilio antico. Interessanti anche le chiese del centro storico, come la Parrocchiale di Santo Stefano, l’agostiniana Santa Maria Novella, la Chiesa della Misericordia e la Chiesetta della Madonna del Riposo, lungo la strada che porta al lago e alla quale si pensa mise mano il Vignola.
Da mangiare e da bere. Molto qualificato è l’olio di Bracciano e apprezzati sono i funghi dei suoi boschi e i saporitissimi formaggi (e le ricotte) che arrivano dai pastori di Tolfa o di Allumiere. Pregevoli sono anche gli ortaggi (broccoletti, spinaci) degli orti che spesso lambiscono le rive del lago i cui pesci danno sostanza a una cucina divenuta molto popolare anche grazie al persico venduto a filetti o marinato.

C’è poi il menù più tradizionale legato alla terra: qui primeggiano le zuppe di fagioli e di cipolle, di farro; bistecche e spiedini di carne alla brace e, una rarità, carne di bue affumicata. Dolci casalinghi e vini a scelta tra il pregiato rosso doc di Cerveteri e l’ottimo bianco Sabatino.

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