Branciaroli e Orsini: "I ragazzi irresistibili"

I grandi attori in scena con un testo di Simon Franco: opera attoriale. Umberto: è glamour

Branciaroli e Orsini: "I ragazzi irresistibili"
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Quei due «ragazzi» si divertono, e lo si vede benissimo dal palcoscenico. Non a caso il pubblico ne resta contagiato. E così, dopo la stagione scorsa al Teatro Strehler Umberto Orsini e Franco Branciaroli tornano sulla piazza milanese andando in scena da questa sera al 17 novembre al Teatro Manzoni (feriali ore 20.45, domenica ore 15.30, biglietti 37-26 euro, info www.teatromanzoni.it) con «I ragazzi irresistibili» di Neil Simon. Una rarità per il teatro questo ritorno e una splendida eccezione per il Manzoni, che nel suo cartellone di prosa ha sempre avuto debutti milanesi. Ma in questo caso si tratta di due fuoriclasse e di una regia «griffata» come quella di Massimo Popolizio.

«La verità spiega Umberto Orsini è che il pubblico in Italia non va a teatro, bensì va ai teatri. Si fidelizza a un singolo, o al massimo a due teatri. Quello del Piccolo non va al Manzoni, e viceversa. Per assurdo, potremmo fare una tournée per diversi teatri milanesi con questa piéce che l'anno scorso ha avuto successo di critica e pubblico». Al di là delle ironie, «I ragazzi irresistibili» è davvero un capolavoro del principe dei commediografi anglosassoni, autore di culto della commedia brillante che, in questa edizione davvero accurata anche esteticamente («una confezione glamour», la definisce Orsini), fa giustizia di una «fama non eccelsa che Simon, o meglio la messa in scena delle sue commedie, ha nel nostro Paese». A specificarlo senza troppi giri di parole è Franco Branciaroli: «Purtroppo in Italia le commedie di Neil Simon sono spesso finite in mano a comici, ma lo stesso commediografo americano insisteva sul fatto che le sue opere dovevano essere recitate da attori. I ragazzi irresistibili è per l'appunto una commedia con tempi precisi, un perfetto mix di gioia e raffinatezza». La storia è quella, risaputa, di una copPia di comici celebri, separatisi per conclamate incompatibilità di carattere, chiamati a riunirsi per uno speciale televisivo. Gli anni sono passati, ma le ruggini di ieri restano intatte: con l'aggiunta delle spigolosità dell'età. Neil Simon, quando scrisse il suo «The Sunshine Boys», titolo originale della piéce, pensava alla vita di una famosa coppia di artisti del vaudeville, Joe Smith e Charles Dale. «Un testo divertente ma anche potentemente malinconico spiega Orsini e proprio per questo regala al pubblico divertimento ma anche una profondità dei dialoghi, delle situazioni e dei personaggi. Si tratta di una commedia quasi perfetta, per la quale abbiamo richiesto espressamente la regia di Popolizio, che ne ha fatto una macchina dai tempi rigorosi, che sa gestire due mattatori come noi due e un cast di giovani attori bravissimi, e che dura un'ora e 59 minuti spaccati ogni sera». Negli Usa, «I ragazzi irresistibili» ha avuto nel 1975 una versione cinematografica di successo, protagonisti Walter Matthau e George Burns, e vent'anni dopo, una versione per il piccolo schermo con Woody Allen e Peter Falk.

Il tema del viale del tramonto per un attore è intrigante da sempre: «Ma la nostra età spiega Orsini ha a che fare fino a un certo punto: avremmo potuto interpretarla

anni fa e l'effetto sarebbe lo stesso. Perché per un attore la morte vera non ha a che fare con l'anagrafe: è il non recitare. Grazie al cielo noi viviamo la nostra età e la nostra professione pensando al prossimo lavoro».

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