«Bravetta», uno sgombero tra le polemiche

Il Residence Bravetta chiude i battenti, e questa volta probabilmente per sempre. Dopo le evacuazioni e le demolizioni degli ultimi 17 mesi, all’alba di ieri è stata sgomberata anche la quinta palazzina, l’ultima ancora occupata in quello che era diventato il simbolo dell’emergenza abitativa capitolina. Ora saranno gli operai della società Mezzaroma, proprietaria dello stabile, a mettere in sicurezza l’edificio. A effettuare l’operazione - su richiesta del Comune in accordo con la Prefettura - sono stati gli agenti della polizia di Stato, i carabinieri e la polizia municipale di Roma.
«Nel residence - ha spiegato il vicecapo di Gabinetto del sindaco, Luca Odevaine - c’erano circa 180 senegalesi, 7 marocchini, 5 mauritani, 250 rom in prevalenza romeni e 9 famiglie italiane. Tutti avevano il permesso di soggiorno, probabilmente gli irregolari sono andati via nei giorni scorsi perché a quanto ci risulta i senegalesi erano circa 400». Odevaine ha poi aggiunto che «non c’è stata nessuna resistenza da parte degli occupanti, perché erano consapevoli che sarebbero andati ad abitare in strutture migliori per la maggior parte situate nell’VIII Municipio» (A Tor Vergata, in un immobile da tempo destinato all’assistenza alloggiativa). Una precisazione, quella del vicecapo di Gabinetto, giunta dopo gli attimi di tensione che avevano seguito l’arrivo delle forze dell’ordine: mentre la maggior parte degli immigrati veniva trasferita a bordo di sei pullman all’Ufficio stranieri della Questura per la prima identificazione, altri si erano opposti cospargendosi di benzina. Poco dopo le 13 inoltre, circa 100 persone si erano sedute in via di Bravetta bloccando il traffico.
«Nell’area - ha annunciato il sindaco Veltroni - nascerà un quartiere con edilizia residenziale e asili nido secondo un programma concordato con il presidente del Municipio». Ma l’opposizione contesta cifre e modalità dell’operazione: «Lo sgombero definitivo del Residence Roma - commentano il «federale» romano di An, Gianni Alemanno, e i consiglieri municipali in XVI, Fabrizio Santori e Antonio Aumenta (che annunciano per l’occasione la prima edizione di «Bravetta in festa») - è solo il primo passo per ricucire le profonde ferite inferte per anni al cuore del quartiere. Le operazioni hanno vissuto momenti di tensione dovute alla disorganizzazione dell’ufficio comunale Politiche abitative. La comunità senegalese di etnia wolof risulta aver trovato una sistemazione in un residence a borgata Finocchio. Centinaia di rom hanno caricato i loro bagagli e sono stati dispersi per il quartiere, dove troveranno una collocazione nelle baraccopoli abusive presenti a Bravetta, Pisana, Monteverde e Portuense». E ieri sera in tanti stazionavano ancora in via di Bravetta.

Sempre in An, i consiglieri comunali Federico Guidi e Luca Malcotti denunciano come «davanti alle minacce dei loro connazionali, i poliziotti romeni per la paura se la sono data a gambe». Infine anche per il portavoce romano de «La Destra», Fabio Sabbatani Schiuma, «la ferita da rimarginare dopo 25 anni è profonda e non servono solo chiacchiere».

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