Brianza, Pdl avanti in trentatrè Comuni su 55 A sinistra si litiga e a Ponti serve un miracolo

ALLEANZE Rifondazione comunista si stacca e va con Casati, assessore al lavoro della giunta Penati

Il terremoto che scuote il Partito Democratico, è arrivato in Brianza. Sono tutti sconnessi: da una parte gli ex comunisti confondono la falce col martello, dall’altra gli ex democristiani lo scudo con la croce. Un caos. Gigi Ponti, assessore della giunta Penati, e candidato per la presidenza della nuova provincia di Monza, aspettava il «lancio» ufficiale da Walter Veltroni e da qualche esponente del governo ombra. Dell’ex segretario e dello stato maggiore del Pd non si è vista traccia. La disfatta in Sardegna e quello che né è seguito hanno cancellato l’appuntamento. C’è altro da pensare. Forse Gigi Ponti adesso attende che a metterlo sulla rampa piombi Dario Franceschini, il reggente. In ogni caso, l’uomo indicato dal centrosinistra per guidare la neonata provincia rischia di incassare un duro colpo: su cinquantacinque comuni 33, Monza in testa, sono saldamente in mano all’alleanza Pdl-Lega. Difficile ipotizzare scenari diversi: serve il miracolo. Questa non è «una» provincia, è «la» provincia del Cavaliere. Non bastasse la confusione tutta interna al soggetto politico assemblato da Democratici di Sinistra e Margherita, sulla candidatura Ponti si è divisa pure Rifondazione Comunista. Un’ala ha deciso di partecipare direttamente alla competizione elettorale con una «faccia nuova», Bruno Casati, 69 anni, altro pupillo e assessore al lavoro di Filippo Penati. Uno scontro tra due «compagni» della stessa giunta. Altra scissione. Perché i locali di Ferrero che seguono la soluzione unitaria, come il senatore Gianni Confalonieri e l’ex segretario locale Daniele Cassanmagnago sono decisi a tirare la volata a Ponti. Una babele. Intanto Ezio Casati, ancora un assessore della giunta provinciale di Milano e coordinatore del Pd, si sta muovendo per raccogliere il consenso delle liste civiche. Proprio a Paderno Dugnano il grosso comune dell’hinterland che, da sindaco, ha guidato per due legislature, ha incassato la prima delusione. La lista di Pierino Favrin, presidente dei commercianti locali, quella di Giovanni Di Maio e l’Udc hanno già inviato una lettera alla segreteria provinciale di Forza Italia per garantire la loro disponibilità ad un cartello con Carroccio e Popolo della Libertà. L' accordo, rischia di far crollare un’altra roccaforte rossa. A Desio quelli del Pd, sono addirittura riusciti nell’impresa di anticipare il ciclone che ha decretato il fallimento del partito. I rutelliani hanno bussato alla storica sede della vecchia Balena bianca per avere riavere il loro luogo d’incontro. Motivo: erano stufi di trovarsi nella gloriosa Casa del Popolo tra bandiere rosse e cimeli con le icone del defunto Pci. Tipo fotografia di Palmiro Togliatti, Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer.

Ufficialmente, il capo gruppo in consiglio comunale Roberto Corti, chiude la questione affermando che è meglio avere due sedi. Sarà. In realtà i bene informati sostengono altro: quelli che arrivano dalla Margherita nei locali della tramontata Dc sperano di intercettare nuovi simpatizzanti dalla galassia dei centristi.

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