La notte della tregua. È arrivato ieri il cessate il fuoco di 60 giorni tra Israele e gli Hezbollah che entrerà in vigore dalle 4 di stamattina e che ieri sera è stato approvato dal gabinetto di sicurezza israeliano riunito d'urgenza a Tel Aviv e poi annunciato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che sarà il garante dell'accordo col presidente francese Emmanuel Macron: «Oggi ho buone notizie per il Medio Oriente. Ho appena parlato con i primi ministri di Israele e Libano e sono felice di annunciare che i loro governi hanno accettato la proposta degli Stati Uniti per mettere fine al devastante conflitto tra Israele e Hezbollah», ha detto l'inquilino in uscita della Casa Bianca. Che ha aggiunto: «Questo accordo ci avvicina» a «un futuro in cui il Medio Oriente sia in pace, prospero e integrato oltre i confini» e in cui «i palestinesi abbiano uno Stato proprio».
Un via libera giunto però tra mille se e mille ma e battezzato da attacchi aerei israeliani che hanno scosso Beirut pochi istanti dopo l'annuncio di Biden e poche ora prima dell'inizio del cessate il fuoco: gli attacchi hanno preso di mira un appartamento nella zona di Khandaq al Ghamiq a Beirut. L'agenzia ufficiale siriana Sana ha riferito anche di attacchi israeliani che hanno preso di mira due valichi di frontiera tra la Siria e il Libano. La dimostrazione che per Israele si tratta di un time out molto fragile. Già prima dell'annuncio, il premier israeliano Benjamin Netanyahu avvertiva in un discorso alla televisione: «Il cessate il fuoco ci sarà ma la sua durata dipende da quello che succede in Libano. Se Hezbollah cercherà di attaccarci, se si arma e ricostruisce infrastrutture vicino al confine, noi attaccheremo, se lanciano missili e scavano tunnel, noi attaccheremo». Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato l'accordo con 10 sì e un no. Netanyahu ha convinto il suo esecutiva sottolineando la libertà di azione militare, la possibilità di «potersi concentrare contro la minaccia iraniana», l'opportunità di riarmare l'esercito e quella di isolare Hamas, che potrebbe cedere ora a un negoziato per la liberazione degli ostaggi. Malgrado questo fino all'ultimo il ministro per la sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, aveva ribadito come l'accordo sia «un errore storico» visto che «abbiamo un'opportunità storica di agire in modo deciso a sud e a nord».
Ma tutto ieri indirizzava verso il cessate il fuoco, caldeggiato con forza da più parti: «Non ci sono scuse per non attuare un cessate il fuoco altrimenti il Libano crollerà», dichiarava l'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Josep Borrell. «Sosteniamo il negoziato in corso per un cessate il fuoco immediato tra Israele e Hezbollah e la piena attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite», auspicavano i ministri degli Esteri del G7 da Fiuggi.
Ieri ancora prima dell'accordo aveva intensificato gli attacchi nel Sud del Libano malgrado (o forse proprio a causa) l'imminente sicura alle armi. Nel pomeriggio di ieri un nuovo raid aereo di Israele ha colpito il centro di Beirut. Per la prima volta prima dell'attacco, che ha colpito il quartiere di Nweiri, le forze israeliane avevano chiesto di evacuare non i quartieri del Sud ma quelli del centro.
L'attacco ha provocato la morte di 7 persone e il ferimento di 37. «L'aggressione israeliana a Beirut - accusa il deputato di Hezbollah Amine Sherri - prende di mira solo i civili» e «Israele cerca di vendicarsi di tutti i combattenti della resistenza» libanese.
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