A Broccostella, la verde porta della Val di Comino

Renato Mastronardi

Fino al 1954 Broccostella, un minuscolo paese situato a breve distanza da Sora, nella parte nord-orientale di quella Ciociaria che apre le porte alla pittoresca Valle di Comino, si chiamava semplicemente «Brocco».
Un toponimo che, nonostante la vicinanza della strada «Sferracavalli», che unisce Sora a Cassino, non si rifà assolutamente all’appellativo di un cavallo, «brocco» per antonomasia, perché destinato, in corsa, al passo o al trotto o al galoppo, all’inevitabile sconfitta, casomai sul filo di lana di un traguardo mai raggiunto.
Invece, il nome del borgo più antico, quello situato sul colle omonimo, alto più di 500 metri e che allunga il suo sguardo panoramico oltre la frazione di «Carnello», lungo il fiume Fibreno, deriva - come testimonia una cronaca del Trecento - dal latino Broctus che indicava il sito dove in tempi antichi erano già stati eretti un castello con la chiesa principale. Solamente più tardi, Brocco si trasformò in «Broccostella» perché al primitivo toponimo si aggiunse l’altra denominazione di Stella, dal nome della sede municipale Madonna della Stella, posta ai margini della Sferracavalli. Tutto ciò, tuttavia, non è valso a sanare le «distanze» che, ancora oggi, trovano in perenne contrasto campanilistico, anche se molto cordiale, gli abitanti «di sobra» (la parte più antica del paese) con quelli «di sotto» (la frazione che si estende in pianura). I quali ultimi, però, sostengono con qualche non nascosta sicumera, il vanto di poter rivendicare l’orgoglio di essere stati i protagonisti primigeni del popolamento di tutto il territorio in pianura, facendolo risalire, addirittura, ad una mai precisata «età romana». Anche se, a confortare questa tesi sono opportunamente giunti, in tempi piuttosto recenti, i rinvenimenti di alcuni reperti archeologici, che sono stati scovati lungo la strada provinciale Sferracavalli.
Mentre, invece, resta sicuramente dimostrabile che la costruzione del Castello sul colle avvenne soltanto nel Medioevo. E, in questo senso, di può ben dire alla latina che «carta cantat». Infatti, da un documento relativo al vicino comune di Vicalvi, si presume che la costruzione del paese sul colle avvenne sicuramente prima dell’anno 1137, anno che fissa definitivamente la nascita di Brocco.
Da vedere. Sull’alto del colle, da cui si ammira un ampio panorama sulla Valle sorana e che si estende fino a sorprenderti con la vista dei corsi dei fiumi Carnello e Fibreno, c’è la chiesa di San Michele Arcangelo. L’antica e primitiva Parrocchiale che sembra guardare in cagnesco quella parte del centro storico che non è riuscita a guarire dai danni del più recente terremoto.
L’architettura è tipica della regione sorana e conserva, integrati in maniera piuttosto armonica, gli archetipi propri che provengono da «botteghe» anche abruzzesi. Di fronte alla chiesa si elevano i resti del castello, con una torre diroccata, ma ugualmente suggestiva ed inquietante (dal punto di vista romantico), risalente al XV secolo.
Ma, forse, l’elemento più interessante, se visto dall’angolo di una rivisitazione di un piccolo centro Medioevale, è ripercorrere il borgo attraversando l’unica stradina acciottolata sulla quale si affacciano veroni e bifore ed eleganti cornici strutturali di graziosi portali che distinguono ancora qualche bella casa non ancora abbandonata.
Da mangiare e da bere
Il territorio del comune, pur non essendo molto esteso, è assai fertile e gli abitanti vendono, come facevano un tempo, nei paesi confinanti, la sovrabbondante produzione di formaggio pecorino, di vino, di olio, delle carni ovine e bovine. Si tratta di prodotti che sono i fondamentali ingredienti di una cucina sicuramente genuina e, ciò che più conta, autenticamente ciociara.


Una cucina che è in grado di offrire tavolate dove primeggiano i piatti a base di pesce di fiume (soprattutto le trote), le zuppe di legumi e cereali, i tartufi, i funghi, i formaggi e carni locali, le verdure spontanee e, ovviamente, i tipici vini che sono del territorio: Cabernet di Atina e Cesanese del Piglio.

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