nostro inviato a Bruxelles
Dopo la caduta di quello di Berlino, cè un altro muro, mitico e a tratti inviolabile che oggi vacilla: quello del 3 per cento, ossia il rapporto tra deficit e Pil dei singoli Stati che la Ue aveva posto a protezione del buon andamento tanto delleuro quanto delleconomia europea tutta. Dopo le avvisaglie già annusate nel summit parigino di domenica sera, ieri la mezza formalizzazione della Commissione, a Bruxelles. «Lesistenza di circostanze eccezionali permette che un deficit temporaneamente al di sopra, ma vicino al 3% del Pil, non sia considerato come eccessivo» recitava ieri una nota del governo europeo in previsione della due giorni di lavori dei capi di Stato e di governo dei 27 che si apre oggi nella capitale belga. E che parte proprio con lanalisi dello stato delle cose alla luce del tracollo finanziario importato dai mutui statunitensi e delle soluzioni individuate dallEurogruppo domenica sera che hanno fatto ripartire i mercati.
Situazione «eccezionale», in sostanza, reclama provvedimenti «eccezionali». Ma, a quanto fanno capire dagli uffici della Commissione, se non ci si allontana troppo da quel fatidico 3% e se lo si fa per periodi limitati di tempo come per lappunto può essere quello di crisi attuale. Insomma, si mettono le mani avanti chiarendo che si tratta di poca cosa e scontata, visto che un via libera al superamento del tetto lavevano ottenuto già Francia e Germania, pochi anni fa.
Ma la sensazione è che se le difficoltà economiche dovessero proseguire (i suoi effetti sulleconomia reale si cominciano solo ora ad avvertire con una gelata della produzione) la Ue potrebbe permettere di scavare più a fondo e più a lungo in quel muro. Tantè che ieri Barroso pur mettendo in rilievo come le decisioni prese in questi giorni con uno «sforzo congiunto» pari a quasi 2mila miliardi di euro, stanno producendo «i frutti sperati», ha voluto precisare come non si possa dire comunque che «lEuropa è fuori dal tunnel» e che in realtà ci sono «lavori in corso». Per evitare il ripetersi di un simile crac, il presidente della commissione ritiene si debba andare oltre quanto si è fatto per garantire che i mercati finanziari, una volta rimessi in sesto, possano funzionare correttamente «a beneficio dei cittadini e delle imprese e non di loro stessi». Bruxelles in sostanza reclama ulteriore interventi.
Il discorso sulla crisi finanziaria - con cui si apre di fatto la due giorni di vertice, visto che lirlandese Cowen dopo i saluti di rito si limiterà a leggere una breve relazione sul perché lEire ha bocciato la Costituzione - non si chiude comunque facilmente, con un plauso alle decisioni parigine e la mano ferma coi manager imprudenti. Intanto cè da assicurarsi il consenso di tutti e 27 i Paesi soci, visto che solo quelli dellEurogruppo (15) hanno condiviso la linea varata allEliseo.
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