Alla fine le parole per dirlo le ha trovate proprio un sito che del gossip e della bella cattiveria, mai separata dalle notizie, ha fatto il suo vanto e costruito un invidiato successo.
«Il caso del sito che ha messo in rete una lettera falsa di una conversazione telefonica tra Berlusconi e Confalonieri è la spia delle degenerazioni che stanno avvenendo nel mondo dell'informazione. Prima di tutto, con l'intervento di Dagospia, abbiamo sgonfiato nel giro di pochi minuti una bufala che impazzava sul web e via passaparola. L'era della verosimiglianza è finita: perché è il modo più facile e vigliacco di gettare fango sulle persone. Che poi si giustificano: ma era tutto uno scherzo... Infatti mai abbiamo nemmeno pensato di pubblicare l'indirizzo del sito né tantomeno un testo che giudicare postribolare è poco. Ma quello che ci interessa di più è l'uso e abuso mediatico delle intercettazioni: dall'articolo di D'Avanzo su La Repubblica che fa un bignamino delle presunte conversazioni pruriginose del Cav., a Libero che spara il 5 luglio una fotona della Mara Carfagna in prima pagina e titola: La ministra che ha rivitalizzato il governo. (Ora nell'articolino Berlusconi parla semplicemente di ministri giovani e del loro contributo di vitalità, di qui alla rivitalizzazione...). Ormai la degenerazione-mediatica che sta prendendo il sopravvento, preferisce, in mancanza dei fatti reali, buttarsi sul reality. Al vero che non c'è, avanti col verosimile, ingannando tutti e infilando altra merda nel ventilatore».
Ha ragione Dagospia. Provate a leggere gli articoli degli ultimi giorni che invitano Veronica Lario in Berlusconi a divorziare dal marito e portargli via il patrimonio, sempre per via delle intercettazioni che nessuno pubblica ma tutti «bignameggiano», così poi gli italiani finalmente capiranno e seguiranno il suo esempio; oppure descrivono la signora, ferita e chiusa in se stessa, vicini solo i suoi figli, in perenne rilettura di una lettera che qualche tempo fa scrisse a un giornale coraggioso, e che il giornale coraggiosamente pubblicò a tutta prima pagina in luogo delle notizie. Ecco, a leggere i due ripugnanti articoloni di Lidia Ravera e Dario Cresto-Dina, l'Unità e La Repubblica, la disperazione e la malafede di quei giornali e di quegli autori quasi consola, non fosse per la degenerazione del famoso dibattito politico e sociale.
In realtà la signora Berlusconi nell'ultimo periodo non ha rilasciato una sola dichiarazione, non un'intervista, nemmeno due frasette pepate affidate a qualcuno di fiducia che le rendesse pubbliche discretamente ma credibilmente. Era all'estero, beata lei, in viaggi di grande cultura tra l'Asia e il Sud America. No, è tutto inventato, costruito, manipolato, in un percorso di follia al quale è difficile ma necessario avvicinarsi per capire. L'idea è la seguente: se il governo che ha vinto abbondantemente le elezioni non riesce a cadere con le spallate e i girotondi di Antonio Di Pietro e di certi magistrati, se non riesce ad essere isolato nel Paese grazie ad accuse inverosimili di razzismo, se non viene sconfitto in Parlamento col lavoro di un'opposizione incalzante, fatta di idee e programmi forti che coinvolgono e convincono anche una parte della maggioranza, se così non è, allora seminiamo immondizia, facciamola girare, poi ricorriamo a Veronica, e speriamo in bene.
Sentite la Ravera, la famosa femminista storica che descrive come un guardone cose e donne solo per sentito dire: «Se questo luogo, che dovrebbe essere sacro, è inquinato da personaggi di dubbia moralità che si scambiano femmine e favori, se due ministri (femmina) si consultano sulla lotta all'impotenza coeundi di un loro caro ed influentissimo amico, invece di pensare all'istruzione degli adulti di domani o alle politiche da mettere in atto per combattere ogni atteggiamento discriminatorio nei confronti della forza lavoro femminile (compreso il celebre: dammela, se no la carriera te la scordi), questo è un fatto grave. Gravissimo. Su cui, forse, prendendo esempio da Veronica, bisogna tacere, ma certamente, come forse deciderà di fare anche lei, prendere provvedimenti».
E Cresto-Dina, che sa, ah se sa, e non certo da chiacchiere di cameriere, come stanno veramente le cose tra Arcore e Macherio: «Almeno per ora, la signora Berlusconi non parla. Spiega di non volere entrare in questo ciarpame, ma ha le idee chiare. Una sopra tutte, come ha confidato a chi le sta vicino: l'inchiesta di Napoli nei confronti del premier e di Agostino Saccà, le intercettazioni telefoniche ordinate dai pm partenopei, sollevano un problema di morale pubblica».
La saga della bella donna non più nel fiore degli anni, ricca eppure sola e offesa, la descrive meglio di una soap. Ricordate quando il leader del Pd propose alla signora Berlusconi una collaborazione? Era un gesto ridicolo, eppure disperato. Tendenza Veronica o no, credo di aver già visto, all'inizio degli anni '90, metodi sporchi utilizzati in luogo delle regole della politica.
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