Buffon rischia anche l’europeo Dietro c’è il buio, pronto Toldo

Protusione discale. Riferita così può sembrare una parolaccia. E invece si tratta solo della definizione, tecnico-scientifica, dell’acciacco che tormenta da qualche settimana Gigi Buffon, portiere fuoriclasse di Juventus e Nazionale, ed agita i sonni di Donadoni, ct abituato ai colpi bassi (Nesta e Totti docunt), oltre a quelli di Ranieri (il terzo posto torna in discussione senza di lui). Per capire di cosa si tratta, spazio alla spiegazione per non addetti: «Si definisce protusione discale una salienza localizzata nel profilo di un disco comunque in preda a processi degenerativi formatisi per il cedimento, senza rottura, delle fibre che lo contengono». È una cosa seria, allora, specie per un agonista, non parliamo poi di un portiere del livello di Buffon. Il processo può degenerare in ernia, da operare, oppure, restare tale, ma non c’è alcuna garanzia in materia. Anzi, tutte le esperienze precedenti (chiedere al Milan per Serginho, ad esempio) portano a una scontata conclusione: per togliere dolore e rischio di «colpi della strega» bisogna intervenire chirurgicamente. Bisogna allora puntare sul destino amico, nel caso di Buffon.
Le ultime sul portierone azzurro sono contraddittorie. Gigi ha parlato al telefono con Donadoni e gliele ha riferite come uno zelante cronista: prima dell’Inter, lunedì scorso, Buffon è uscito sul campo, ha provato, ha sentito dolore ed è rientrato in gran fretta e preoccupato negli spogliatoi; giovedì, grazie a nuova terapia, si è allenato senza risentire alcun dolore, anzi scoprendo qualche beneficio il giorno dopo. Così Donadoni ha ripreso il sonno notturno. Ma la prova del nove è fissata per lunedì quando sarà il tempo per tornare sul campo, rimettersi guantoni e sottoporre la schiena e la famosa protusione discale a sollecitazioni feroci. «Ho trovato Buffon di ottimo umore per questo sviluppo positivo della sua vicenda», la frase del ct, confortato anche dal parere dei medici della Nazionale, il traumatologo Ferretti in particolare. Se la Juve non ha altra strada da percorrere se non quella di fissare per la sfida con l’Udinese il rientro di Buffon in porta, la Nazionale può adottare qualche antidoto. A cominciare dal metodo: per Buffon, in caso di ulteriori stop, si deciderà soltanto all’ultimo momento. E non è assolutamente escluso che si ricorra a uno dei pochi, esperti portieri italiani in circolazione e obbligato, attualmente, dall’Inter a stare in panchina. Stiamo parlando di Francesco Toldo, naturalmente, che ebbe già una esperienza del genere prima di partire per l’Olanda nel 2000. Allora accadde che Buffon si procurasse un grave infortunio al braccio durante l’ultima amichevole prima dell’inizio del torneo. Toldo fu promosso titolare da Zoff e divenne il protagonista di quella squadra arrivata fino alla soglia della finale e respinta, nei supplementari, dalla stoccata di Trezeguet.
Dietro Buffon c’è il buio. Lo sostengono in tanti, lo ripetono gli interessati. Anche perché i pochi italiani in circolazione, per trovare uno straccio di posto, sono costretti a espatriare.

A cominciare, in ordine alfabetico, da Abbiati, ceduto dal Milan in prestito all’Atletico Madrid, per finire poi a De Sanctis (a Siviglia) e a Roma (col Monaco). Il resto? Tabula rasa. E poi dicono che Ancelotti se la passa male con Dida e Kalac.

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