Business rom, tremila cani rapiti al parco

Si appostano sulle panchine del parco all’ora del «giretto». E tendono la trappola ai pitbull, ai rottweiler, ai dobermann e a tutti i cani di grossa taglia. La strategia dei rom per «arruolare» nuova carne da macello per i combattimenti clandestini è tanto atroce quanto semplice. Tengono al guinzaglio una femmina in calore e la lasciano libera non appena vedono avvicinarsi un cane di buona stazza. Quando i due animali cominciano a studiarsi e sono uno intento ad annusare l’altro, ecco che scatta il piano. Incastrano la vittima prescelta con una corda e la trascinano veloci su un camioncino. Facendola sparire prima che il padrone se ne possa rendere conto.
Non accade chissà dove. È una pratica diffusa nei parchi più frequentati di Milano: parco Ravizza, parco Sempione. E parco Lambro, una delle zone «calde» delle lotte tra cani. Avviene anche nei parcheggi dei supermercati, con il sequestro istantaneo dei cani più massicci legati ai paletti fuori dal negozio. Basta farseli amici con un pezzo di carne e il gioco è fatto. I rom, registi assoluti dei combattimenti canini, hanno bisogno in continuazione di animali di grossa taglia: un po’ per far allenare «i campioni del ring» e un po’ per addestrarli a uccidere. E più questi poveretti imparano a fare a pezzi i loro avversari, più le scommesse si fanno interessanti. Va da sé che più cani ci sono, più combattimenti si possono organizzare e gli affari possono essere alimentati. Contando che in una serata i giri di scommesse arrivano anche a 400mila euro, il business è di quelli seri, che ingolosisce biscazzieri e gente di malaffare.
Gli animalisti dell’associazione Aidaa contano circa tremila rapimenti all’anno nella provincia di Milano e più volte hanno lanciato appelli per contrastare i sequestri. Innanzitutto hanno messo in guardia i padroni delle razze a rischio rapimento, incitandoli a non lasciare libero nei parchi il loro cane ma a tenerlo sempre al guinzaglio, se non in un luogo estremamente protetto e sicuro. Togliere la «materia prima» alle lotte, può contribuire a ridurre la frequenza degli incontri clandestini. Tanti cani, con i requisiti giusti per lottare, vengono invece utilizzati per gli accoppiamenti e per creare le nuove generazioni di «combattenti». Un giro senza fine.
Nella rete dei rapimenti finiscono anche i gatti più pregiati. Non certo per farli azzannare sul ring ma per essere venduti «in nero» a centinaia di euro. È infatti questo il nuovo mercato in cui si sono lanciati i rom: il commercio di animali sequestrati. Oppure importati dall’Est. A volte malati. Spesso venduti con tanto di «certificato di garanzia», ovviamente fasullo, che ne assicura lo stato di buona salute, quando in buona salute non sono affatto. Una filiera interessante per fare soldi veloci e molto meno rischiosa rispetto al giro dei combattimenti. Gli animalisti stanno cercando di contrastare anche questo fenomeno illegale, con non poche difficoltà.

Dalla Romania arrivano intere cucciolate di cani e gatti malati, non si sa come passano i controlli e tanti di questi finiscono sui marciapiedi assieme agli zingarelli a impietosire la gente e a fare da esca per l’elemosina. In un anno sono stati segnalati a Milano 936 casi di accattonaggio con sfruttamento di animali ma smantellare il meccanismo è una vera impresa.

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