Si chiama guerrilla marketing. È roba da creativi rampanti per pubblicità shock, aggressiva, talvolta al limite del cattivo gusto. Lobiettivo è cogliere nel segno. E stavolta quelli di Sky ci sono riusciti, seppur con poco tempo a disposizione per sviluppare la strategia per il lancio della fiction novembrina sulla banda della Magliana. Lidea era piazzare nottetempo davanti al Palazzo della Civiltà del lavoro allEur quattro busti in polistirolo raffiguranti i boss della nota gang. E poi distruggere le lapidi per dimostrare che «il crimine non paga». Ma lindignazione generale, tra cui quella espressa dal sindaco Gianni Alemanno, non ha permesso ai busti di sopravvivere che lo spazio di una mattina. «Non sappiamo come si possano utilizzare questi strumenti per fare pubblicità a un film - ha dichiarato esterrefatto il primo cittadino -. Il mio consiglio, lo dirò personalmente ai vertici di Eur Spa, è quello di rimuovere le statue perché non mi sembra assolutamente una buona idea». Consiglio immediatamente recepito.
I quattro busti riproducevano gli attori che interpretano il «Dandi», il «Freddo», il «Libanese» e il «Nero», ovvero Enrico De Pedis, Maurizio Abbatino, Franco Giuseppucci e Danilo Abbrucciati. Con questi soprannomi i quattro boss venivano indicati nel film Romanzo Criminale di Michele Placido e tratto dal libro del giudice Giancarlo De Cataldo. Ma, come detto, le statue, oltre che la curiosità, avevano destato lindignazione generale. In sostanza (e prima che si completasse liter pubblicitario) a qualcuno pareva che si volesse fare lapologia di quattro criminali.
Sorpreso e anche un po arrabbiato Luigi Camilloni presidente dellOsservatorio Sociale che si chiede: «È uno scherzo, una trovata geniale di qualche buontempone che ha deciso di buttarla sul ridere? In questo caso meriterebbe di essere inserito a Scherzi a parte. Oppure è una cosa seria visto che larea è soggetta a videosorveglianza?». Seria, roba serissima quando sono in ballo gli ascolti televisivi.
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