L’idea, o meglio, la teoria scientifica secondo cui se una persona è a un passo da ogni persona che conosce e a due passi da ogni altra persona conosciuta dalle persone che conosce, allora bastano in media «sei passi» per essere in relazione con tutte le persone del mondo non è certo nuova. Eppure, proprio in questi giorni sembra tornare di gran moda il concetto dei «sei gradi di separazione», la teoria, appunto, resa popolare nei creativi anni '60 dallo psicologo di Harvard Stanley Milgram e divenuta di dominio pubblico soprattutto dopo la messa in scena dell'omonimo musical a Broadway e, nel 1994, del film di Fred Schepisi, con Will Smith e Donald Sutherland. Il motivo di un simile revival? La divulgazione della notizia di una ricerca condotta nientemeno che dalla Microsoft sulla base di 30 miliardi di conversazioni elettroniche fra 180 milioni di utenti di Microsoft Messenger sparsi per il mondo. Un mondo sempre più piccolo, a quanto sembra.
Insomma, davvero siamo così prossimi al nostro calciatore preferito, al nostro attore del cuore o alla velina del calendario nascosto dietro la porta del bagno? Ovviamente, non è possibile stabilire quanto scientifica sia la metodologia utilizzata, per quanto Microsoft sia forse l'unica organizzazione attualmente in grado di utilizzare una tale mole di dati. In fondo, il concetto è elementare e non solo lo è sempre stato, ma addirittura ne sono note da sempre le implicazioni. Altrimenti, chi mai se ne sarebbe venuto fuori con il detto «Quant’è piccolo il mondo»?
Ma alla base dell'interesse per l'idea che i confini del mondo sono sempre più sfumati sembra esserci non solo il potenziale di comunicazioni veicolate attraverso una rete informatica resa straordinariamente celere da una sottorete di conoscenze individuali che, virtualmente, unisce l'intera popolazione del globo, connessa o meno che sia. Quello che pare realmente intrigare i più è, ancora una volta, il sapore gossipparo della notizia. Già, l'opportunità di sentirsi parte di una rete comprendente non solo la biondina della porta accanto o il simpaticone dirimpettaio, ma addirittura i propri idoli. La notizia, in realtà, non c'è proprio. Non serve, infatti, conoscere una persona famosa per essere in contatto virtuale con l'universo dei potenti. Seguendo il ragionamento dei sei gradi di separazione, per avere tale certezza basta conoscere un piccolo rappresentante locale di un’arte o di un mestiere: un politico, un calciatore dilettante, un piccolo imprenditore, persino una anonima bella gnocca. Se è una bella gnocca, tanto meglio. Di certo qualche «famoso» lo avrà incrociato.
Impossibile che uno di questi piccoli rappresentanti di un mondo periferico non conoscano almeno un collega molto più famoso. Ne discende, ovviamente, che tutti noi possiamo fare altrettanto. Una conferma che quella che sta facendo il giro del mondo non è un gran notizia. Di questi tempi, è molto più facile avere la sensazione di un contatto sufficientemente diretto con una star cercando di pescarla sul blog che detta star spesso frequenta di persona. Inutile cercare di rintracciare questa teoria nei meandri della storia. Un tempo, non aveva un nome ed era solo un concetto diffuso nell'immaginario comune. Però, vengono in mente succosi esempi nel cinema e nella letteratura. Pensate a Il Marchese del Grillo, con il povero carbonaio che finisce al suo posto e rischia persino di conoscere il Papa.
Di gradi di separazione ce ne sono solo due e per giunta forzati, ma tant'è. Vogliamo davvero conoscere tizio perché attraverso caio, che lui conosce, si può approdare a un sempronio che ci metterà in contatto con Cristiano Ronaldo, Amy Winehouse o Alba Parietti? O magari Emanuele Filiberto? Forse no.
Edorta Jimenez, un amico scrittore basco e non un anello virtuale della catena di Sant'Antonio dei sei gradi di separazione, sostiene che le Nazioni Unite dovrebbero dichiarare la monarchia un crimine contro l'umanità.Forse meglio farci bastare i tanti gradi di unione. Alla faccia delle canzoni di Dream Theater e Badly Drawn Boy che su questa teoria sono incentrate.
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