C’è sciopero: «Anna Bolena» va in scena senza orchestra

Il teatro d’opera italiano è letteralmente nel caos. Va risanato, ristrutturato, riformulato. Le Fondazioni così come sono state messe a punto non funzionano più. In tanti reclamano una maggiore produttività. Ma quando si tenta questa strada c’è un anello che non tiene e manda all’aria tutto. Prendete il caso Scala. Mai come in questi ultimi anni è stata operosa. Ma ecco che un incidente di percorso come il fondale che si stacca durante le prove di un’opera facendo sfiorare una tragedia, è subito colto come volano per sostenere la tesi che si produce troppo, con frenesia. Via con le minacce di scioperi. Che sono comunque sempre in agguato: soprattutto in vista di prime, mediaticamente più efficaci. E i sovrintendenti finiscono ostaggi di operazioni che danneggiano il teatro, il pubblico, gli artisti freelance.
Ieri Francesca Colombo, il più giovane sovrintendente d’Italia (del Maggio di Firenze) non c’è stata. E Anna Bolena di Donizetti, sold out da tempo (cioè manna per il teatro) è andata in scena comunque. L’orchestra aveva incrociato le braccia, e la Colombo ha fatto andare in scena Anna Bolena con l’accompagnamento del solo pianoforte. Ha spiegato, «non c’è più tempo da perdere, vogliamo salvare il Maggio alle prese con una situazione drammatica caratterizzata anche da un problema strutturale. I teatri devono stare aperti e fare spettacolo per il pubblico, che merita tutto il nostro rispetto e la nostra professionalità. É dovere e responsabilità della direzione fare tutto il possibile perché il sipario si alzi».

Nel frattempo, Carlo Fuortes, il Marchionne chiamato a Bari per rimettere in piedi il Petruzzelli in bancarotta, vuole una Fondazione lirica «più leggera e flessibile» con massimo 171 dipendenti. Il Petruzzelli ha un buco di 8.5 milioni. Fuortes spiega di essere «intervenuto immediatamente per cercare di diminuire questa perdita, con la volontà di definire entro marzo un bilancio previsionale in pareggio».

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