La notte non ha portato consiglio. Il giorno dopo, Torino - Genoa non è ancora finita. Urbano Cairo bacchetta la sua squadra per la rissa scoppiata a fine gara, ma riserva le parole più dure ai giocatori rossoblù e a Gian Piero Gasperini, «rei» di un comportamento anti sportivo. «È stato un finale che non condivido - ha detto ieri il presidente granata a Radio Anch'io lo sport - ma ad innescare tutto sono state le provocazioni di Thiago Motta, il suo atteggiamento arrogante e il pugno dato da Olivera a Colombo. Ho visto anche tifosi del Genoa in campo. Nella vittoria un filo di signorilità ci vorrebbe. Non giustifico nulla, multerò i miei che hanno sbagliato, ma il Genoa ha dimostrato di non saper vincere. Gasperini ha detto cose da primo della classe. Pensi al quinto posto invece di guardare gli errori degli altri». Nel concitato dopo partita il tecnico rossoblù aveva detto che il Toro non era retrocesso col Genoa e che augurava ai granata di ripercorrere il cammino del Grifone.
Chiamato in causa dal numero uno del Torino, Gasperini ha risposto per le rime: «Mi dispiace sentire dal presidente Cairo che ho fatto dichiarazioni da primo della classe. Non sono mai stato anti sportivo nei confronti di nessuno, né tanto meno verso il Torino che è la città dove vivo e ho amici e parenti che tifano Toro», la replica di Gasp sulle frequenze di Radio Anch'io lo sport. «Non capisco a cosa si riferiva Cairo. Le mie frasi riguardavano un augurio ai granata qualora dovessero retrocedere. Ho detto che il Torino dovrebbe prendere esempio dal Genoa che tre anni fa si trovava in una situazione peggiore e oggi è tornato in Europa. Secondo me quando si perde bisogna stare zitti, è la cosa migliore. Il Torino non è retrocesso per la sconfitta con noi, ma per le 37 partite giocate, anche se io spero che si salvi».
Poi l'affondo più duro: «Mi è sembrato che Cairo, nonostante abbia ripetuto che è giusto che il Genoa abbia giocato per vincere, tra le righe facesse intendere che si aspettava un trattamento diverso». Gasperini smentisce che tra i giocatori ci fosse un «tacito accordo, non è stato quello il motivo della rissa che è nata perché la retrocessione per una squadra, per una città e per i tifosi è qualcosa di pesante. Fino a pochi minuti dalla fine la gara era stata corretta. Poi ci sono le immagini per verificare i colpevoli, perché certe cose non devono verificarsi». Oggi le decisioni del giudice sportivo. E questo potrebbe essere anche il giorno di Quaresma in rossoblù nell'affare Milito - Thiago Motta. Il destino di Robert Acquafresca invece sembra lontano dall'Italia. Ieri il suo procuratore, Paolo Fabbri, a Mondopallone.
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