I punti chiave
Vedere una grande come il Bayern Monaco, famosa per la sua ottima organizzazione, finire nel caos non è certo quello che gli appassionati di calcio si aspettavano. Eppure non c’è altro modo di definire la situazione a Sabener Straße, il moderno centro di allenamento dei bavaresi. L’annuncio arrivato nella serata di mercoledì sulla risoluzione del contratto del tecnico Thomas Tuchel con un anno di anticipo ha sorpreso davvero pochi nella capitale della Baviera. La sfilza di risultati negativi arrivati nelle ultime settimane, dalla sconfitta con la Lazio all’Olimpico al tracollo in trasferta con la provinciale Bochum, è stato troppo anche per una società solitamente molto paziente. Come è possibile che il tecnico tedesco, arrivato con il compito di ricostruire il Bayern, abbia fallito così in fretta? Cosa non ha funzionato?
La fine di un ciclo
L’approdo di Tuchel all’Allianz Arena per prendere il posto di un Julian Nagelsmann visto come troppo rigido e poco in linea con l’etica del lavoro del club era sembrata la mossa giusta per trarre il massimo da un gruppo che, nonostante diversi giocatori avanti con gli anni, era stato rafforzato da grandi campioni e giovani talenti. Arrivato a stagione in corso, cosa che in Baviera succede raramente, le cose sembravano essersi messe subito bene, con il pesante 4-2 inflitto ai rivali del Borussia Dortmund nel Klassiker. Peccato che la situazione sia degenerata poco dopo, con le eliminazioni in Champions ad opera del Manchester City di Guardiola ma soprattutto nella Dfb Pokal, la Coppa di Germania, contro il Friburgo. La cosa non era piaciuta alla dirigenza ma Tuchel godeva ancora del credito dovuto alla vittoria della Champions con il Chelsea e nel finale della scorsa stagione era arrivato anche l’insperato undicesimo Meisterschale consecutivo.
Nonostante le voci sui dissensi nello spogliatoio fossero insistenti, la vittoria aveva sembrato riportare la calma nell’ambiente. Molti, però, continuavano a dire che la situazione non era tranquilla, che alcuni nuovi inserimenti avevano fatto indispettire i senatori e che l’atteggiamento di Tuchel non era gradito da parecchi giocatori. Altri, invece, facevano notare che senza il gol in extremis di Musiala contro il Colonia e il suicidio sportivo del Borussia Dortmund la stagione sarebbe finita senza titoli. La dirigenza aveva dato fiducia a Tuchel ma i problemi si sono ripresentati in fretta.
Dal pesante 3-0 rimediato dal Lipsia in Supercoppa all’inaudita eliminazione nel secondo turno della Dfb Pokal contro una squadra di terza divisione a novembre, l’insoddisfazione all’Allianz Arena non aveva fatto che crescere. Nonostante i gol del fenomeno Harry Kane, il Bayern sembrava spesso smarrito, incapace di chiudere le partite ed imporre il proprio gioco. La lezione subita dal Bayer Leverkusen è stata l’inizio della fine e il segnale che la pazienza del club più importante di Germania si era finalmente esaurita.
Finale di stagione a rischio
I mugugni da Sabener Straße, solitamente ridotti al minimo, sono iniziati a moltiplicarsi, per sfociare in liti pubbliche che hanno fatto inorridire la tifoseria di una regione molto conservatrice come la Baviera. Vedere una delle stelle più rispettate, Joshua Kimmich, scagliarsi pubblicamente contro il vice di Tuchel non è stato che l’ultimo episodio di una serie di scontri sotterranei riportati con dovizia di particolari dalla stampa specializzata. Il nazionale non aveva preso bene l’arrivo in estate dell’ex Fulham Palhinha, voluto fortemente da Tuchel per sostituirlo nel suo ruolo davanti alla difesa ma, in generale, le scelte del tecnico avevano innervosito non poco diversi altri leader dello spogliatoio, da Muller a Goretzka fino all’ex juventino Mathias De Ligt, furibondo per gli scampoli di partita che Tuchel gli concede. C’è chi, non senza un pizzico di perfidia, fa notare come Harry Kane si sia portato dietro il caos e le polemiche che hanno segnato il suo divorzio dal Tottenham ma l’avanti inglese è forse tra i meno colpevoli di questa situazione orribile.
I gol di Hurrykane non sono riusciti a nascondere il fatto che il Bayern non ha un’identità, che spesso si adatta a quanto fanno le rivali ma che, soprattutto, quei baluardi sui quali si è costruito l’ultradecennale dominio bavarese in Bundesliga sono sembrati a fine corsa. Fallire con un tecnico un po’ estremista come Nagelsmann ci può anche stare ma farlo anche con Tuchel, esperto nella gestione di gruppi problematici, sembra aver esaurito le scusanti. Anche la tifoseria del Bayern, la cui fedeltà rasenta il fanatismo, sta iniziando a chiedere il conto e, a partire dal ritorno degli ottavi di Champions contro la Lazio, si aspetta una prova d’orgoglio. Riuscirci con un allenatore a fine mandato, con il Leverkusen a più otto ed il big match di sabato alle 18.30 contro il Lipsia alle porte non sarà affatto semplice. Invece di sognare il dodicesimo titolo consecutivo, molti iniziano a guardarsi indietro, dove il Borussia Dortmund sta tornando competitivo. Una nuova sconfitta potrebbe far esplodere la polveriera Bayern.
La maledizione di Pep
L’addio di Tuchel a fine stagione segna l’ennesimo fallimento della dirigenza bavarese nel trovare un tecnico in grado di sostenere a lungo la pressione di guidare una squadra dalle grandi ambizioni. Se altrove cambiare allenatore è la normalità, sulle rive dell’Isar ogni addio è visto come un passo falso, un’aberrazione rispetto alla volontà di instaurare progetti di ampio respiro. Tuchel è il sesto allenatore a lasciare il Bayern prima del previsto da quando Pep Guardiola lasciò Monaco di Baviera nel 2016 dopo aver fatto sognare i tifosi bavaresi con il suo calcio moderno e spettacolare. A questo punto, visto il calibro dei tecnici che hanno fallito, parlare di una “maledizione Pep” non è così assurdo. Nessuno da allora è riuscito a completare due stagioni consecutive, nemmeno uno come Carlo Ancelotti, capace di vincere sempre e dovunque. Dopo il suo addio era toccato alla leggenda Jupp Heynckes e anche lui aveva salutato a fine stagione: Nico Kovac, strappato all’Eintracht Francoforte, riuscì a resistere una stagione e mezza prima di finire nel tritacarne mediatico.
Hans-Dieter Flick era arrivato con enormi aspettative, grandi idee ma non riuscì nemmeno ad iniziare la seconda stagione in panchina per essere sostituito dal profeta del calcio moderno, il wunderkind Nagelsmann, al quale il Bayern chiedeva di vincere e convincere soprattutto in Champions League, visto il dominio imbarazzante in Bundesliga. Dopo il fallimento della sua gestione Tuchel sembrava il personaggio giusto per ritrovare lo spirito Bayern ma è stato tradito da uno spogliatoio riottoso e dalla pressione di dover vincere sempre e comunque. I colleghi tedeschi sembrano sicuri che la dirigenza stia puntando su Xabi Alonso, tecnico del Bayer Leverkusen, continuando la “tradizione” di indebolire le rivali in campionato portando via i pezzi migliori.
Le Aspirine dello spagnolo giocano un calcio armonico e spettacolare, esattamente quello che l’esigente tifoseria si aspetta di vedere all’Allianz Arena. Il 42enne spagnolo, dopo che le porte del Real si sono chiuse, è corteggiato dal Liverpool e la prospettiva di tornare ad Anfield e raccogliere il testimone di Klopp è sicuramente affascinante.
Chiunque sarà il nuovo tecnico del Bayern avrà un compito non semplice: il rischio di aggiungersi al lungo elenco di tecnici che non riescono a risolvere il rebus di una squadra dall’enorme potenziale è molto reale. Per ora in Baviera si spera almeno di salvare la stagione prima dell’ennesima rifondazione. Visto come sta giocando la squadra, la cosa non è affatto scontata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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