Niente di nuovo sotto il sole. Ci si riempie la bocca con i Dogso e gli step on foot, ma stringi stringi la sostanza è sempre quella. Prima ci si accaniva contro l'arbitro, e lo si rincorreva fino in stazione, adesso all'uomo col fischietto si associa il collega alla moviola. Certo, la generazione arbitrale piuttosto di basso livello che sta offrendo oggi il calcio italiano non aiuta ad evitare le polemiche, ma purtroppo anche i varisti, che dovrebbero giudicare a mente più fredda, non dirimono i casi più delicati. Sta di fatto che, se l'ausilio tecnologico in questi anni ha evitato una lunga serie di interpretazioni errate, stupisce anche il fatto che tutti questi errori siano stati commessi sul campo.
Colpa della velocità aumentata del gioco, si dirà. Ma è vero anche che è parallelamente cresciuta la preparazione psico-fisica dei fischietti. Ciò non toglie che abbiano bisogno dell'appoggio del Var, a cui in questi anni abbiamo affidato la soluzione miracolistica a tutti i problemi del pallone, senza pensare che anche davanti ai monitor ci sono arbitri che continuano a sbagliare. Né più e né meno di attaccanti, portieri e allenatori.
Eppure ogni domenica si intona la solita litania di accuse, spostate ovviamente a livello di Var. E se possiamo perdonarle ai tecnici ancora sotto la tensione della gara, non possiamo più concederle ai dirigenti che in fondo concorrono a fare le regole del calcio.
Ormai la contestazione più ricorrente (sabato a Milano - nella foto il contatto Reijnders-Lovric punito con l'espulsione - e a Torino, ieri a Empoli gli ultimi casi) è nei confronti del giudice al video che interviene a singhiozzo: ma allora che si introduca il Var a
chiamata, come in altri sport. Ogni tecnico si gioca la sua chance quando ritiene più opportuno e noi ci evitiamo le solite lamentele. Ma questo possono deciderlo solo i padroni del pallone, non noi. E nemmeno gli arbitri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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