La Roma per la centesima vittoria ed il primo triplete della storia giallorossa, la Juventus per annullare l’annata senza titoli e conquistarsi l’undicesimo trofeo. Una finale, quella della Coppa Italia 2022/23, che è sia ormai il Clasìco al femminile che il riassunto plastico di mille sfide, materiali e simboliche, che la prima annata del professionismo ha regalato al movimento e al paese. Più di seimila gli spettatori – tra i quali anche presenze attenzionate come quella della ct Bertolini, in cerca d’ispirazione per il Mondiale – all’Arechi di Salerno, una piazza scelta non casualmente, come spiegava la presidentessa della Divisione Calcio Femminile, Ludovica Mantovani, in occasione della conferenza stampa del 29 maggio al Palazzo di Città: “La scelta di giocare a Salerno è voluta, condivisa: portare il calcio femminile al Sud è fondamentale per la strategia di sviluppo, che si pone l’obiettivo di allargare la base e aumentare il numero delle giovani tesserate. Il nostro obiettivo è abbattere ogni barriera culturale per permettere a tutte le bambine di inseguire la propria passione, senza limitazione geografica, su tutto il territorio nazionale”.
“Quando sei abituato a vincere, appena cadi ti fai male”, spiegava Cristiana Girelli, che con 150 presenze e 103 gol ha saputo riscrivere una pagina della storia bianconera, alla vigilia del match “[La finale] Sarà la partita più importante dell’anno per noi, per come si è messa la stagione ovviamente: nella storia della Juventus Women non è mai capitato che si chiudesse un'annata senza trofei, dunque daremo tutto per vincere la Coppa Italia. Questo aspetto sarà fondamentale da tenere a mente quando scenderemo in campo: dovremo avere quella fame che da sempre ci ha contraddistinte e spesso ha fatto la differenza”.
Primo tempo a reti inviolate: Roma di forza, Juve attendista
L’incipit è sottotono perché la formazione di Montemurro – con Pedersen inizialmente a disposizione in panchina, poi trasferitasi direttamente in tribuna per un risentimento fisico – si pone in posizione attendista per gran parte del primo parziale, consentendo così alla Roma una gestione del possesso palla piuttosto agevole e un controllo sostanziale del gioco. Glionna, preferita a Serturini, è la sorprendente spinta propulsiva delle imbucate giallorosse nell’area di Peyraud Magnin, quantomeno per i primi 25’: perché, oltre al primissimo tentativo al 3’, il braccio di ferro con Boattin e Salvai è estenuante per la giovane esterna classe ‘99, ed il movimento a cercare la profondità per poi accentrarsi al limite dell’area è presto intuito dalle esperte retrovie bianconere, che ne neutralizzano l’effetto e contestualmente riescono a disinnescare Giacinti incastrando l’attacco avversario nella trappola del fuorigioco a più riprese. La statistica che racconta quest’annata – e questo primo tempo – è però un’altra: 612 a 485, i clamorosi numeri dei tentativi di tiri nello specchio che regalano un’ennesima medaglietta al valore al team di Alessandro Spugna. Così, mentre la Juve non riesce a collezionare occasioni pericolose, se non scaldando gli animi a spalti e panchine per le (fugaci) ripartenze di Bonansea e i contestuali placcaggi tattici ai quali costringe le campionesse d’Italia (vedasi il giallo d’obbligo di Greggi su Beerensteyn), la Roma prova a colpire, e lo fa un paio di volte costruendo direttamente da calcio d’angolo: con Giugliano, prima, e con Di Guglielmo, poi. I primi quarantacinque (più quattro) se ne vanno a reti inviolate.
Il cinismo della Juve affonda la Roma: BB da predestinata
La ripresa, dopo un primo tempo spento, è inevitabilmente un progressivo aumentare del ritmo di gioco: la Juve rientra con carattere, e Bonansea, sospinta dalle prime incursioni di Gama e dall’esperienza di Caruso, prova a lanciare il grido dell’assalto per le sue (ma Girelli fatica a liberarsi e Beerensteyn, poco incisiva, appare in confusione). Dall’altra parte, però una Roma poco precisa s’avventa su ogni pallone disponibile, sfruttando le fasce per creare spazi e smistare palloni: anche qui, a più riprese, non c’arriva Giacinti, non ne esce Haavi, non passa Giugliano. La stasi che riveste le ventidue in campo può sbloccarsi, allora, in un solo modo: un cambio, che sia tattico o mentale. È qui che subentra Serturini – la recordwoman di presenze e gol del club capitolino, 140 dal 2018 con 41 realizzazioni totali – e gli spalti ci credono. Eppure, il primo vero brivido è, ancora e come sempre, dell’instancabile 11 bianconera: è difatti la doppia B a caricarsi la responsabilità sulle spalle e, al 61’, sganciare un missile che esce di poco sul secondo palo di una Ceasar inevitabilmente spiazzata. Ci vogliono circa 5' alla Roma per uscire dall'ipnosi: è il 66' e una serie di rimpalli incontrollati, esemplificazione della frenesia giallorossa che fallisce in precisione, allarmano ancora Peyraud Magnin, che esce in un paio d'occasioni e ne tiene d'occhio altrettante senza eccessivo impegno.
Giacinti, in sofferenza nel braccio di ferro con Salvai, lascia il posto ad Haug: l'attaccante norvegese, subentrata da meno di un minuto, fallisce l'occasione d'oro quando Andressa, in dribbling freddissimo, le allestisce un appoggio pressoché perfetto. È assalto per il triplete: all'84', Andressa che riceve da Losada; tre minuti dopo, un ennesimo lancio nel mezzo ad occhi chiusi, dopo un giro a vuoto, sì catapulta sulla testa di Giugliano che, a due passi dall’estremo difensore francese, non riesce ad affondare dando forza al pallone. Sembra che il prolungamento del tempo regolamentare sia dovuto, ma il destino non ha ancora lanciato i suoi dadi: così, al 93’, quando la mente si proietta già agli sforzi imminenti, la predestinata Barbara Bonansea fa quello che ha sempre fatto al meglio, affondando in tap-in. Sembra che nessuno la veda, l’attaccante di Pinerolo, quando aggira la marcatura di Linari e spizza di testa un pallone chirurgico di Boattin: gioco partita incontro. Il cerchio si chiude: l’11 bianconera regala l’undicesimo trofeo al suo club.
Al minuto 93 @barbarabonansea fa saltare in piedi i tifosi bianconeri presenti all’Arechi di Salerno e quelli davanti alla tv!
— FIGC Calcio Femminile (@FIGCfemminile) June 4, 2023
La @JuventusFCWomen si aggiudica così la terza Coppa Italia della sua storia! #CoppaItaliaFemminile @fsitaliane pic.twitter.com/OjWOp5rfEn
Il tabellino
JUVENTUS (4-3-3) Peyraud Magnin, Gama (91' Cernoia), Sembrant, Salvai, Boattin, Caruso, Grosso (91' Lenzini), Gunnarsdóttir, Bonansea, Girelli (80' Nyström), Beerensteyn. A disp.: Aprile, Pfattner, Nildén, Cantore, Simon, Duljan. All. Montemurro
ROMA (4-3-3) Ceasar, Bartoli, Wenninger, Linari, Di Guglielmo (77' Minami), Giugliano, Greggi, Glionna (57’ Serturini), Andressa (84' Losada), Haavi, Giacinti (77' Haug). A disp.: Cinotti, Ciccotti, Kollmats, Kramžar, Öhrström. All. Spugna
Marcatori: 90'+3' Bonansea (J)
Ammoniti: Greggi (R), Salvai (J), Wenninger (R), Bartoli (R)
Arbitro: Michele Delrio (Reggio Emilia)
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