Coi campionati di A e B fermi per gli impegni della Nazionale, abbiamo contattato Paolo Baldieri, ex calciatore, per chiedergli di commentare con noi il mondo del pallone. Nato a Roma il 2 Febbraio 1965, da anni vive a Lecce. Di ruolo attaccante, ha militato in squadre prestigiose quali Roma, dalle cui giovanili ha iniziato la carriera, andando poi nel Pisa gestito da Romeo Anconetani, poi Empoli, Avellino, Pescara, Lecce, Perugia. Ha militato inoltre nella Nazionale under 21, conquistando l'argento agli Europei 1986. Fino a giugno 2006 ha collaborato con la Figc in qualità di tecnico territoriale e vice allenatore delle Nazionali giovanili italiane di calcio under 16 e under 17.
Partiamo subito dalla sua collaborazione con la Figc, che tipo di esperienza è stata?
"Eranella scuola calcio della Figc a Roma, al Centro Calcio Federale all'Acquacetosa, dove si facevano le sperimentazioni su come impostare le esercitazioni ed il lavoro di una scuola calcio, con l'aiuto di uno psicologo e di un laureato Isef, oltre a me, che venivo dal calcio, insieme ad un altro ex calciatore. Poi abbiamo fatto le squadre che hanno partecipato anche al campionato, perché loro il campionato non lo disputavano. È stata una bella esperienza di 4 anni a contatto con i bambini. Un modo per disintossicarsi da ciò che è diventato il calcio, dove conta solo vincere, che equivale ad avere successo, soldi e così via. Nel settore giovanile non è così. In seguito sono approdato nelle nazionali giovanili, dove sono rimasto tre anni. Mi sono divertito, per carità, però rimpiango più quei quattro anni sperimentali citati in precedenza".
Com'è andata a finire?
"Mi arrivò una lettera di 'arrivederci e grazie', cose che purtroppo succedono. Lo hanno fatto pure con Gentile, campione del mondo nel 1982, che, come mister, ha vinto i campionati Europei Under 21. Comunque, al di là di questo, sono stato bene e mi sono divertito".
Le piace il calcio attuale e come è cambiato rispetto a quello dei suoi tempi?
"Il calcio è sempre cambiato di decennio in decennio. A livello di organizzazione devo dire che è migliorato tantissimo, ed anche sotto l'aspetto tattico ci sono molti allenatori preparati in giro, rispetto a prima, quando molti allenatori avevano in testa solo la teoria del 'palla avanti e pedalare'. C'erano alcune squadre che correvano come quelle di Liedholm o Zeman, e che facevano zona e pressing. Ora si è evoluto anche l'aspetto atletico, adesso corrono tutti e forse anche troppo. Abbiamo perso anche alcuni ruoli, ad esempio, una volta c'era l'ala destra e l'ala sinistra, dribblavano ed andavano al cross, adesso i ruoli sono invertiti e molto spesso a puntare l'uomo al cross ci puoi trovare i terzini, anche se non hanno certe caratteristiche".
Quale allenatore ricorda con più piacere?
"Luigi Simoni senza dubbio, perché, al di là di Liedholm che mi fece esordire, Simoni mi ha dato quello che mi sono portato dietro nella mia carriera. Mi ha fatto da secondo padre, facendomi sentire un ragazzino 'cresciuto', importante, rimanendo comunque tale, ma dandomi delle responsabilità che non mi pesavano. Era poi una persona ironica, sdrammatizzava ed 'alleggeriva' di molto i pesi".
C'è un attaccante, suo ex compagno di squadra, con cui ha legato più di tutti?
"Tutt'ora mi sento con Notaristefano, con Rizzoli, Di Carlo, anche se non di frequente".
Nella Nazionale Under 21 incontrò alcuni giocatori che sarebbero diventati dei big del calcio Nazionale...
"Ho un ricordo bellissimo di Gianluca Vialli, un ragazzo pieno di vita, allegro, ironico ma mai banale, una persona veramente speciale. Ci siamo frequentati poi ognuno è andato per la propria strada. Ultimamente avevo ripreso un po' i contatti, poi sappiamo come è andata. Comunque ho il ricordo di un ragazzo d'oro".
Lei è romano, ma ormai vive a Lecce da tanti anni: come vede la squadra giallorossa salentina?
"Il Lecce, lo scorso anno, nel girone di andata, mi aveva impressionato, con giocatori semisconosciuti che hanno avuto la meglio contro squadre importanti, ad esempio ricordo una partita con la Lazio, con la squadra biancoazzurra messa sotto scacco, anche se nel girone di ritorno c'è stato un po' di calo. Quest'anno hanno una squadra di elementi interessanti, giocano meno dell'anno scorso, attuando di più la fase difensiva. Comunque, malgrado non sia il gioco dello scorso anno, i risultati ci sono. Speriamo che continuino".
Che ne pensa di Pantaleo Corvino, responsabile dell'area tecnica del Lecce e grande scopritore di talenti?
"È uno che da anni gira i campi alla scoperta di talenti, se senti la sua storia, lui da ragazzo è andato a lavorare presto, anche per necessità della sua famiglia, poi è entrato nel mondo del calcio ed è diventato una persona che ne capisce molto, del resto i risultati che ha ottenuto parlano in tal senso. Uno che fa della sua organizzazione un punto forte, perché lui prende i giocatori un po' da tutte le parti. Ha portato a Lecce, ad esempio, un attaccante come Krstovic, che finora sta facendo benissimo, tra l'altro consigliato da due ex giocatori come Vucinic e Bozinov".
Seguirà senz'altro il campionato di serie B: quali squadre vede favorite per andare in serie A?
"Non ho avuto occasione di vedere molto della serie B, ho comunque sbirciato un pochettino, ma non sono riuscito a vedere una partita intera. Detto questo, penso che la 'sorpresa' del campionato ci sarà anche quest'anno. Ho visto, ad esempio, la partita del Palermo, perché la è andato a giocare Federico Di Francesco, che era qui a Lecce, e credo che Palermo e Parma siano le squadre favorite. Ripeto, ci sarà senz'altro una outsider. In questo momento c'è il Modena che va bene ed è a punteggio pieno. Il Pisa riesce sempre a lottare per traguardi importanti e prima o poi sono certo che ce la farà a raggiungere il massimo obiettivo. Io spero di vedere quanto prima il Pisa a Lecce. Diamo il tempo ad Aquilani, che mi dicono sia un tecnico preparato, di assestare la squadra, non è facile passare dalle giovanili alla prima squadra, ma diamogli fiducia. Quindi, un po' di pazienza, e, come dicono a Pisa 'abbasso i bubbolatori'.
Qual è un allenatore di serie B che le piace?
"Chi mi ha colpito per come fa giocare la propria squadra, è Bisoli del Sudtirol. Le sue squadre sono sempre 'rognose' da affrontare".
Cosa ne pensa della vicenda Lecco, che ha conquistato meritatamente la B sul campo: è giusto che ogni anno si debba tenere in scacco l'inizio del campionato per attendere verdetti giudiziari?
"Il Lecco è stata una bella storia umana, forse una promozione in B che non si aspettavano nemmeno loro, ma che si sono meritati sul campo, ed è giusto che ci siano anche a costo di farli giocare allo stadio Olimpico di Roma. Il casino che c'è stato per aspettare di definire le squadre partecipanti al campionato è una cosa che solo in Italia succede, ed è vergognosa, perché va avanti da anni e facciamo davvero 'ridere i polli'. A livello federale e di Lega, poi, ci sono persone che non c'entrano niente con il pallone, sono i soliti giochi politici".
Quali sono, a suo avviso, le regole degli ultimi tempi che più hanno cambiato il calcio?
"Senza dubbio vedo che i giocatori oggi sono più salvaguardati. Faccio un esempio: adesso per un pestone su un piede ti fischiano un calcio rigore. Io invece, ai miei tempi, perdevo le unghie, me le fissavano con i tacchetti e dovevo aspettare un mese per la loro ricrescita. Avevo questo problema non indifferente, e come me altri. Oggi gli attaccanti sono più tutelati, poi non ci scordiamo anche che c'è la tecnologia"
Ha giocato nel Pisa ai tempi del presidente Anconetani, che ricordo ha di lui e di quel periodo?
"Romeo era un generoso ed una persona veramente ineguagliabile. Credo che trovarsi di fronte un presidente a cui fai una richiesta economica e lui te la aumenta addirittura, sia successo solo a me e pochi altri, e venivo dalla primavera. Egli sapeva quello che faceva e diceva , non era per niente un fesso, era un conoscitore di calcio. Ecco, il Corvino di adesso, pur non essendo un presidente, è su quella falsariga".
Cosa sta facendo attualmente?
"Sono pensionato, dopo tre figli maschi ho una nipotina di cui sono innamorato perso, che coccolo. Poi seguo i miei ragazzi nel bar e nella gelateria a Lecce, dando loro una mano quando hanno bisogno.
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