I punti chiave
È rimasto in silenzio parecchi giorni per far "sedimentare" e "riflettere" dopo quanto accaduto, inaspettatamente e repentinamente, un caldo giorno d'agosto (il 13) in cui improvvisamente, con una Pec, Roberto Mancini ha dato le sue dimissioni da ct della Nazionale. In un'intervista al Corriere della Sera, il presidente della Figc Gabriele Gravina ha vuotato il sacco raccontando la sua versione dei fatti che lo hanno lasciato amareggiato, perplesso ma soprattutto offeso.
Le parole di Gravina
Dopo cinque anni di lavoro insieme, il numero uno della Federcalcio non si sarebbe mai aspettato un trattamento del genere. "Adesso posso dirlo con sincerità: sono amareggiato. Ci sono rimasto male. Non porto rancore, ma i tempi di questo divorzio mi lasciano perplesso". E sì, perché non c'era stata alcuna avvisaglia, "Roberto non mi ha mai detto che voleva andarsene. È stato un fulmine a ciel sereno", ha dichiarato Gravina al quotidiano. Mancini, chiamato per nome, non è un caso vista l'amicizia, oltre alla professionalità, che legava i due. Tant'è che la parola dimissioni l'ha sentita pronunciare dalla moglie (che è pure il suo avvocato), Silvia Fortini, 24 ore prima che arrivasse la famosa Pec. "Considerati i rapporti personali avrei apprezzato di più se Mancini mi avesse espresso la sua volontà guardandomi negli occhi".
La clausola della discordia
Come abbiamo visto sul Giornale.it, Mancini ha fatto riferimento a una clausola nel suo contratto che prevedeva l'esonero nel caso in cui la Nazionale non si fosse qualificata a Euro 2024: l'ex ct avrebbe voluto che fosse rimossa e che altrimenti si sarebbe dimesso. Gravina, invece, racconta un'altra versione: la prima parte è uguale, ossia il messaggio dell'avvocato di Mancini per rimuovere quella clausola ma poi, il numero uno Figc, ha sottolineato "niente altro": non ci sarebbe mai stato, quindi, l'aut aut con le eventuali dimissioni. Le dichiarazioni del Mancio, però, sono scritte nero su bianco da numerosi quotidiani. "Adesso continuo a chiedermi perché Mancini abbia detto certe cose. E mi chiedo se le ha dette per davvero, perché sa benissimo che le cose sono esattamente contrarie a quanto lui sostiene. Tutti e tre, io, Roberto e Silvia, sappiamo come sono andate", ha spiegato Gravina.
I nodi sullo staff
Altra nota stonata riguarda i componenti dello staff: Mancini ha accusato di aver avuto sottratti i suoi collaboratori più stretti ma Gravina risponde, anche stavolta, per le rime. "Questa poi è grossa. Solo Evani, che non ha accettato un altro ruolo, era uscito - ha dichiarato - Gli altri sono rimasti. Lombardo e Nuciari, che avevano altri incarichi, sarebbero tornati a Coverciano nei giorni di Nazionale. E abbiamo rafforzato il gruppo con Barzagli e Gagliardi indicati da lui". Insomma, alla fine resta la parola dell'uno contro quella dell'altro, paradossale se si pensa ai cinque anni insieme, al trionfo dell'Europeo e alla stima e fiducia rinnovata all'ex ct nonostante la cocente eliminazione dal Mondiale in Qatar.
"Non voglio alimentare ulteriori polemiche ma sono state dichiarazioni sconfortanti, inappropriate e offensive nei miei confronti. Non rinnego il rapporto di amicizia con Roberto, che ha sempre dimostrato stile. Spero riveda la sua posizione. Anzi, vado oltre e vi dico: chiamatelo perché non posso credere che si sia espresso così".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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