Dirigenza e società: il successo dell'Inter in cabina di regia

Da Zhang a Marotta passando per Ausilio e Antonello, così il lavoro di squadra degli uomini in giacca e cravatta ha gettato le basi vincenti per i nerazzurri

Dirigenza e società: il successo dell'Inter in cabina di regia

Non sono stati protagonisti sul campo, non hanno scalato la classifica dei marcatori, non sono finiti sulle prime pagine dei giornali per una giocata individuale, ma il loro ruolo è stato decisivo per tracciare la strada e consentire all'Inter di conquistare lo scudetto numero 20 grazie a basi solide. Il riferimento è ai principali interpreti di dirigenza e società che, operando nell'ombra per forza di cose, dalla cabina di regia sono stati gli artefici del successo nerazzurro in Serie A. Da Zhang a Marotta passando per Ausilio e Antonello, il lavoro di squadra degli uomini in giacca e cravatta si è affiancato a quello dei ragazzi di Simone Inzaghi confermando una regola basilare del calcio moderno: il connubio tra l'srea tecnica, tattica e dirigenziale è il giusto viatico per centrare gli obiettivi.

Zhang, il presidente da remoto che “dà serenità”

Sul conto di Steven Zhang si sono scatenate diverse voci tra critiche al veleno e supposizioni sul ruolo ricoperto. A fare da cornice sono le indiscrezioni sulla possibile cessione dell'Inter agli arabi, vista da molti tifosi nerazzurri come una sorta di liberazione. Indubbiamente le sue costanti assenze sono diventate un caso ed è evidente che non è nelle condizioni di esprimere un parere articolato sulla qualità tecniche di ogni singolo giocatore nel mondo, ma il giovane presidente "da remoto" ha lasciato le mani libere ai dirigenti e all'allenatore permettendo loro di svolgere il proprio mestiere senza condizionamenti.

Non a caso le parole utilizzate dal ds Piero Ausilio vanno proprio in questa direzione e aggiungono un particolare non da poco: "C'è un'idea sbagliata su di lui. Ha tantissima passione, è sempre molto vicino, vede tutte le partite a qualsiasi ora e ci dà tranquillità e serenità. Laddove sono stati commessi degli errori, non ha mai esasperato la situazione". Un esempio lampante è quello relativo all'addio di Milan Skriniar: il suo approdo al PSG a parametro zero avrebbe creato una situazione infuocata in altre realtà, eppure Zhang non ha creato disguidi interni. "Lui guarda subito oltre, la sua preoccupazione era: ok, chi mettiamo al posto di Skriniar? È un imprenditore, ha una visione molto ampia. Ti lascia fare il tuo, ti fa sentire tranquillo e sicuro", ha aggiunto Ausilio.

Il mercato vincente di Marotta

Tra acquisti a parametro zero, colpi inaspettati e soluzioni sempre a portata di mano Giuseppe Marotta si è confermato ancora una volta il re del calciomercato. Non erano mancati malumori nella tifoseria per la cessione di Onana, la partenza di Skriniar e l'affare Lukaku saltato, viste come potenziali mine in grado di far implodere tutto. Invece il progetto si è mostrato assai solido e i vari innesti – salvo qualche eccezione – hanno contribuito al rafforzamento della squadra a disposizione di mister Inzaghi.

Basta citare i colpi più significativi per prendere coscienza di quanto il mercato estivo abbia influito sulla stagione. Sommer, Pavard, Carlos Augusto, Frattesi, Thuram sono gli elementi di una strategia che vanno in una direzione precisa: intervenire per potenziare alcuni reparti del campo e allo stesso tempo allungare ulteriormente la rosa per consentire all'allenatore di scommettere su una squadra profonda e ricca di alternative. Le dinamiche nel corso della stagione sono state la lampante dimostrazione di come un approccio del genere abbia fatto le fortune dei nerazzurri.

La coppia Ausilio-Baccin

A completare il tridente della dirigenza sono il direttore sportivo Piero Ausilio e il suo braccio destro Dario Baccin. La parola d'ordine? Salvaguardare la competitività anche di fronte a partenze di prestigio o imprevisti. Entrambi sono cresciuti e hanno acquisito via via esperienza e capacità sulla scia del lavoro fianco a fianco con Marotta. D'altronde la filosofia è sempre stata quella di ricorrere a soluzioni cacciate dal cilindro con un certo criterio, visto che sulla scrivania non ha mai trovato posto il ragionamento secondo cui spende meglio chi spende di più.

L'efficacia del lavoro di squadra è testimoniata dalla gestione del caso Romelu Lukaku: l'Inter si era avvicinata ai 40 milioni per l'attaccante belga, ma il suo ripensamento ha scombussolato i piani dei nerazzurri finendo per spiazzare i dirigenti che erano quasi certi di incassare il via libera definitivo al ritorno. Al dietrofront è però seguita una reazione tempestiva e tutt'altro che scontata alla luce delle pressioni di quel momento: considerata l'assenza della punta giusta e di un'alternativa idonea in quel momento storico, la somma prevista per l'acquisto di Lukaku è stata "spacchettata" a favore di altre operazioni in ingresso. Tutto ciò ha dato ragione all'asse Marotta-Ausilio-Baccin.

Antonello, l’uomo dei conti

Attrarre investimenti, aumentare i ricavi, tenere i conti in ordine, rispettare i rigidi paletti del settlement agreement del Fair Play Finanziario Uefa. Compiti per nulla facili. Proprio per questo tra i meriti più grandi rientra l'operato di Alessandro Antonello. L'asso del modello di gestione è il circolo virtuoso tra competitività sportiva ai massimi livelli oltre che la sostenibilità economico-finanziaria. "Ciò che avviene dentro e fuori dal campo è inscindibilmente legato e contribuisce a potenziare le strategie di un’impresa moderna che sia pienamente parte del gruppo dei big player del settore dell’intrattenimento a livello mondiale", ha spiegato l'amministratore delegato dell'Inter.

I conti della gestione ordinaria migliorano e l'obiettivo del pareggio di bilancio si fa sempre più vicino. Il risultato di Bilancio è oggetto di soddisfazione per Antonello.

Comunque prima di arrivare al break even bisogna tenere in considerazione alcune variabili che potrebbero spostare più in avanti il traguardo. Certamente bisognerà generare entrare extra dal calciomercato e dalle competizioni internazionali. Ma il modus operandi dell’amministratore delegato nerazzurro è ormai fonte di garanzia per i piani alti.

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