A volte il filo che ci lega ai miti del passato può risultare pieno di nodi. Da una parte l’asta Bolaffi di memorabilia del Grande Torino che si terrà lunedì in modalità internet live e che tra i tanti cimeli metterà all’incanto una cartolina (quotazione base: 2.500 euro. Ma un pezzo simile nel 2023 fu aggiudicato a 13.000 euro) firmata da tutti i calciatori granata il giorno prima dell’incidente aereo che li fece entrare nella leggenda; dall’altra una riflessione amara su dove e come gli indimenticabili «Eroi di Superga» riposino oggi a 75 anni di distanza da quel maledetto 4 maggio 1949 avvolto da nebbia e morte. Sentimenti di dolore sublimati nell’epica calcistica. Un pathos che emerge con forza ammirando il Monumento al Grande Torino realizzato nel cimitero Monumentale del capoluogo piemontese dallo scultore Luciano Capellari e inaugurato il 15 ottobre 2005 (56 anni dopo la tragedia) con una lapide che riporta tutti i nomi delle vittime. Ma le tombe - quelle vere - dei giocatori granata periti 75 anni fa che hanno fatto? Dove riposano i resti dei calciatori granata che erano a bordo del Fiat G.212 della compagnia aerea ALI schiantatosi contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga?
Un recente video (disponibile in rete) girato dall’urbexer Albyphoto ci offre la risposta. Ed è una risposta che lascia un profondo senso di tristezza. Per verificare lo stato di abbandono in cui versano si deve scendere tra i cuniculi degradati dei sotterranei del cimitero Monumentale di Torino: lì, in una labirintica area priva di ogni manutenzione e abbandonata all’incuria del tempo, emergono le vestigia di miti come Valentino Mazzola e Valerio Bacigalupo, attorniati da altri compagni del Toro, dirigenti del club e un paio di giornalisti a seguito della squadra. Sarà bene tenerlo a mente quando lunedì sarà battaglia per aggiudicarsi la cartolina illustrata con gli autografi dei giocatori granata che il 3 maggio 1949 - cioè 24 ore del dramma - decisero di spedire un saluto da Lisbona al «commendator Pietro Bruno» (probabilmente il l’allora medico sociale del Toro) alla vigilia dell’incontro amichevole col Benfica in onore di «Chico» Ferreira.
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