I 50 anni di Filippo Inzaghi: i momenti più belli di 31 anni di carriera

Super Pippo compie mezzo secolo e lo fa dopo una carriera inimitabile, una valanga di gol e un passato da bad boy alle spalle. Ora che ha messo la testa a posto, ripercorriamo insieme i momenti più iconici di una vita in area di rigore

I 50 anni di Filippo Inzaghi: i momenti più belli di 31 anni di carriera

Filippo Inzaghi è riuscito a fare di tutto nei suoi 50 anni: ha vinto trofei su trofei, superato delusioni che avrebbero distrutto chiunque ed è riuscito a far rimangiare anche il devastante giudizio che, a suo tempo, gli dedicò un grandissimo del calcio come Sir Alex Ferguson. “Non dribblerebbe nemmeno una sedia”, disse di lui l’allenatore del Manchester United e Pippo non fece una piega: rispose sul campo, eliminando i Red Devils e portandosi a casa due Champions League con la maglia del Milan. Ora ha messo la testa a posto, si è raccontato in un’autobiografia ed ha messo su famiglia con Angela, la fidanzata che sposerà nel 2024. Per festeggiare mezzo secolo di Super Pippo, ripercorriamo insieme i migliori momenti della sua carriera, attraverso alcune immagini davvero iconiche.

Il giovane Filippo da Piacenza

Del prossimo, importante compleanno, l’ex avanti della Nazionale ha detto solo che “festeggiare con Angela, i bambini, i miei genitori, mio fratello e i miei nipoti sarà il regalo più bello” ma, in fondo, non gli crediamo. Magari mentre sta festeggiando con i suoi cari, gli torneranno in mente le prime partite giocate nei campetti di provincia, quando sognava ad occhi aperti un futuro da professionista. Nato il 9 agosto 1973 forse non sognava nemmeno di diventare il marcatore italiano più implacabile in Champions, con ben 50 gol all’attivo. I primi calci al pallone li fa nella squadra del suo paesino, il San Nicolò, ma non dura molto: a 12 anni il Piacenza lo nota e se lo prende. Il debutto da professionista avviene il 28 agosto 1991, in Coppa Italia contro il Modena, con la maglia dei lombardi.

Filippo Inzaghi Atalanta 1996

Non esplode subito il giovane Filippo da Piacenza: prima il Leffe, poi un anno a Verona, di nuovo a Piacenza per finire al Parma nel 1995. Coi ducali inizia a far vedere di cosa è capace e nell’estate del 1996 arriva il primo momento sliding doors, il passaggio all’Atalanta. Il mondo del calcio si accorge di lui il 9 marzo 1997, quando il ciclone Pippo si abbatte sulla Sampdoria, rifilando ai blucerchiati una tripletta clamorosa. Non lo sa ancora, ma quello è il momento chiave per il futuro dell’avanti piacentino: sta per arrivare la chiamata della vita, quella che la porterà alla corte della Juventus.

Super Pippo e la Vecchia Signora

Filippo Inzaghi da Piacenza approda alla Juventus in uno dei momenti meno felici della storia della società torinese ma riesce comunque ad aprire la bacheca personale dei titoli nel corso di quattro anni comunque memorabili. Anche con la maglia bianconera non manca di contribuire con tanti gol, 89 in 165 presenze tra campionato e coppe, ma quelli li ha sempre fatti fin da quando giocava solo per divertirsi. Vincere no, a quello non c’era abituato ma alla corte di Madama è l’unica cosa che conta. Si inizia con la Supercoppa italiana del 1997 e l’anno dopo si continua con il primo scudetto, seguito dalla poco amata Coppa Intertoto nel 1999.

Filippo Inzaghi Juventus Panathinaikos 2000

Con i bianconeri anche l’Europa inizia a rendersi conto che quella specie di fantasma, capace di scomparire dal campo per lunghi tratti per poi riapparire dal niente, pronto a segnare era uno da prendere con le molle. L’Europa, però, offrirà più delusioni che gioie, prima tra tutte la doccia gelata dell’Amsterdam Arena, quando la Juventus si schianta sul Real Madrid che le scippa la coppa più bella, tornando a trionfare dopo un digiuno lungo 32 anni. Il colpo è di quelli duri da digerire ma Super Pippo ci riesce. Qualcosa, però, si è rotto: le critiche iniziano a fioccare e la voglia di cambiare aria è tanta. Per sua fortuna, nell’estate del 2001 arriva la seconda chiamata della vita, quella che lo porterà al Diavolo.

Inzaghi finale Champions 1998

11 anni in rossonero tra gioie e dolori

Gli undici anni passati a Milanello sono quelli della definitiva conferma di Inzaghi come uno dei più letali attaccanti della storia del calcio. I numeri non lasciano spazio a dubbi: 126 gol in 300 presenze e ben dieci titoli in bacheca, cinque in ambito nazionale e cinque in Europa. I tifosi ricorderanno con piacere i due scudetti, le due Supercoppe italiane e la Coppa Italia ma quelli veramente memorabili sono i trionfi con la musica più bella, quella della Champions League. Il primo trionfo è in salsa agrodolce, con la vittoria ai rigori all’Old Trafford di Manchester nella finale tutta italiana contro la Juventus, il 28 maggio 2003.

Sheva Inzaghi finale Manchester

Non furono tutte gioie, però; c’è anche stato spazio per la serata più orribile per i tifosi del Diavolo, il 25 maggio 2005, quel secondo tempo da incubo ad Istanbul, la rimonta del Liverpool e il dolore immenso dei rigori, con il balletto dell’ineffabile Dudek a spargere sale sulle ferite. Pippo, però, quel giorno non c’era, bloccato da un infortunio. Avrà occasione di consumare la sua vendetta due anni dopo dall’altra parte dell’Egeo, allo Spyros Louis di Atene, dove il Milan riuscì a riprendersi la coppa più bella proprio contro i Reds.

Inzaghi gol Liverpool Atene 2007

Quella sera nella capitale greca, Filippo da Piacenza scese in campo deciso a spaccare in due la partita con le sue mani. Non fece tutto da solo, certo, ma senza la sua feroce determinazione le cose sarebbero state molto più complicate. Due gol memorabili, due urli da strapparsi i capelli per la gioia incontenibile di un pubblico che, proprio nella stagione più complicata, si ritrovava di nuovo sul tetto d’Europa. Certo, magari non è in grado di scartare una sedia, mister Ferguson, ma quando si tratta di gonfiare la rete pochi sono bravi quanto Super Pippo.

Inzaghi gol Liverpool Atene 2007 2

Un campione internazionale

Come a mettere a tacere le voci di chi si ostinava a definirlo “solo” un rapace dell’area di rigore, un opportunista che segnava solo gol “sporchi”, Filippo da Piacenza si tolse anche due grosse soddisfazioni, portandosi addirittura sul tetto del mondo. Quel 9 luglio 2006, sotto il cielo sempre più azzurro di Berlino, nella bolgia dell’Olympiastadion, c’era anche lui, anche se non riuscì ad essere determinante come al solito. Il marchio del rapace lo mise lo stesso, quando pose la parola fine all’incrocio contro la Repubblica Ceca, proprio quando l’Italia di Lippi stava soffrendo di più: non il bottino solito da cannibale dell’area di rigore ma proprio quello di cui c’era più bisogno.


Quando gli Azzurri riescono a piegare ai rigori la Francia, Filippo da Piacenza c’è, pronto a festeggiare alla grande come al solito, come faceva fin da ragazzino, solo che ora può farlo da campione del mondo. L’anno dopo, molto lontano dalla capitale tedesca, arriva l’ultimo trionfo a livello mondiale: il 16 dicembre 2007 il suo Milan piega il Boca Juniors e si laurea campione del mondo. Stavolta Super Pippo la sua la dice eccome: due dei quattro gol coi quali il Diavolo sconfigge gli Xeneises sono suoi.

Inzaghi Coppa del Mondo 2006

D’altro canto non dovrebbe sorprendere nessuno: 43 dei suoi 126 gol in rossonero li ha segnati in competizioni internazionali. C’è spazio per l’ultimo trionfo casalingo, lo scudetto del 2010/11, poi è il momento degli addii. Filippo da Piacenza, però, li vuol fare alla sua maniera: il 13 maggio 2012, quando dice addio al Milan dopo 300 partite, segna il gol del 2-1 contro il Novara. Come lui nessuno mai.

Il difficile passaggio ad allenatore

Dopo il successo dell’ex compagno di squadra Zidane, anche Filippo da Piacenza pensa di poter continuare a vincere anche in panchina. Il passaggio, però, si rivela ben più complicato del previsto. Ad offrirgli la prima occasione ci pensa il Milan subito dopo aver appeso gli scarpini al chiodo: Pippo passa un anno con gli allievi, poi approda alla Primavera. Il 9 giugno 2014 il passaggio cruciale, quello alla prima squadra, subentrando all’ex compagno di squadra Clarence Seedorf. La fortuna che l’aveva assistito da giocatore gli volta la schiena: il suo Milan gioca bene ma chiude con un deludente decimo posto ed il secondo anno fuori dalle coppe. Poco, troppo poco per un club ambizioso come il Diavolo. Arriva il primo, doloroso esonero ma Inzaghi non si lascia abbattere.

Inzaghi Atalanta Milan 2015

Si prende un anno di pausa e riparte dalla Lega Pro con il Venezia. Stavolta sembra la volta buona, i lagunari arrivano subito in Serie B e sfiorano la promozione già al primo tentativo, quando ci vuole il Palermo per bloccare la corsa dei neroverdi ai play off. Il 13 giugno 2018 Super Pippo torna in Serie A, sulla panchina del Bologna, affrontando da avversario il fratello Simone. Il derby di famiglia, per la cronaca, se lo aggiudica 2-0 la Lazio e l’esperienza in Emilia si conclude in anticipo dopo una pesante sconfitta con il Frosinone.

Inzaghi Bologna Frosinone 2019

Da lì in avanti Super Pippo prova a rifarsi a Benevento dove al trionfo della promozione fa da contraltare la repentina retrocessione in cadetteria. Ci riprova più avanti a Brescia ma anche qui le cose non vanno al meglio. Cosa dire, poi, della tragedia sportiva in corso a Reggio Calabria, dove la salvezza conquistata sul campo ha lasciato spazio al collasso della società.

In attesa di sapere cosa gli riserverà il futuro, Filippo da Piacenza continua a guardare avanti e lasciare che sia sempre il campo a fornire le uniche risposte che contano. Cosa dire d’altro? Cento di questi giorni, Super Pippo!

Inzaghi Ranieri Reggina Cagliari 2023

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