Parafrasando Rudi Garcia, l'ormai ex tecnico del Napoli che in estate aveva sostituito Spalletti, la Nazionale ha rimesso Chiesa al centro del villaggio. Grazie alle giocate dell'esterno juventino, l'Italia sfata il tabù Macedonia che durava da tre gare nonostante un secondo tempo nel quale ha rischiato di subire la più clamorosa delle rimonte. La notte terribile di Palermo può finalmente andare in archivio. I due gol nei sette minuti finali della prima frazione per Federico, che passa dal panico per una ginocchiata subita dopo soli 100 secondi alla doppia gioia che indirizza la gara, ci mandano di fatto a Leverkusen per lo «spareggio» contro l'Ucraina con due risultati su tre a disposizione.
Il ct lo aveva caricato con un paragone pesante: è il nostro Sinner. Il bianconero, dopo aver ringraziato alla vigilia, ha risposto all'appello con due colpi di precisione quasi tennistica. Chiesa si prende la partita da campione dopo che la falange macedone si era già sgretolata dopo 17 minuti (di venerdì 17, alla faccia della scaramanzia) quando l'interista Darmian sigla di testa la prima rete di un difensore nell'era Spalletti. Si vede quel carattere forte richiesto dal tecnico toscano per scacciare le paure di chi negli ultimi tempi gioca partite da dentro o fuori. Ma ancora una volta la ripresa si rivela meno brillante dei primi 45 minuti.
È vero che l'Italia crea tanto anche dopo i tre gol segnati (bravo Dimitrovski in almeno tre occasioni) ma le paure riaffiorano al gol di Atanasov - cambio riuscito di Milevski - lasciato solo in mezzo all'area. E diventano fantasmi quando il giocatore macedone fa il bis (con deviazione di Acerbi). Per fortuna il poker di Raspadori - tornato a segno in azzurro dopo oltre un anno, nel primo tempo la gioia gli aveva negata una posizione di fuorigioco di pochi centimetri - e il quinto gol di El Shaarawy sui titoli di coda rimettono le cose a posto. I fantasmi nella notte dal lieto fine all'Olimpico li rivede invece Jorginho: il ct alla vigilia lo aveva definito specialista dal dischetto e uomo di valori, tanto da dire che sarebbe stato pronto a prendersi la palla per tirare un eventuale rigore.
Ancora una volta (la quarta di fila in azzurro dopo la finale europea di Wembley 2021 e le due gare con la Svizzera) fallisce dagli undici metri. Un rigore tirato male, come i precedenti e nuovamente a Roma come contro gli elvetici. Il ct non può che incoraggiarlo, stavolta per fortuna l'errore non fa danni. Anche grazie a un Chiesa ispirato. E a un'Italia che riesce a non sbracare nonostante quell'incredibile rimonta subita da 0-3 a 2-3.
I fischi per l'ex romanista Zaniolo ogni volta che tocca palla sono un'altra brutta pagina di una notte che ci lancia verso lo «spareggio» di lunedì in Germania. Per tornarci poi a giugno 2024 servirà il carattere forte e non certo gli sbandamenti di ieri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.