Un’Italia del tutto sperimentale, quella messa in campo dalla ct Bertolini nell’amichevole col Marocco in scena al Paolo Mazza di Ferrara. Uno stadio che aveva già dato soddisfazioni alla selezione azzurra al femminile: dal pass staccato col Belgio per il Mondiale 2019 al volo aereo per Auckland confermato proprio qui, contro la Romania. Così, in barba alla scaramanzia, è la stessa ct nella conferenza stampa di ieri a confermare il feeling estense: “Ormai Ferrara è casa nostra: questo impianto, secondo me, è perfetto per il calcio femminile e qui abbiamo ricordi bellissimi perché il pass per il Mondiale è sempre passato da qui”, ricordando al contempo quanto questo test match possa pesare nelle scelte che verranno di qui a breve “Ho ancora dei dubbi, e cercherò di dipanarli: ci sono delle certezze, ma in questo momento non ho ancora definito i nomi delle 23 ragazze che parteciperanno al Mondiale”.
Nella gara contro le Leonesse dell’ex Lione Reynald Pedros, la cui expertise ha regalato la prima, storica qualificazione alla fasi finali d’una Coppa del Mondo alla rappresentativa marocchina, l’Italia parte in confusione e poi si butta all’arrembaggio, fermandosi però di fronte al muro opposto dalle nordafricane. Tanti errori, ma anche buone sorprese: come i debutti delle giovanissime Severini e Dragoni, a dar freschezza ad un centrocampo apparso affannato, e la buona impressione di Beccari, nonostante un momento complessivo difficile.
Si chiude così la fase italiana del raduno mondiale, con qualche clamore e ben poche certezze. Le imminenti tappe, adesso, sono tre: il 5 luglio, quando quell’azzurrissimo volo per Auckland decollerà per la prima volta; il 10 luglio, quando qualcuna, da quello stesso aereo, tornerà indietro, a seguito dell’ufficializzazione delle scelte di Bertolini per il gruppo che affronterà il torneo. Infine, il 24 luglio: l’esordio, all’Eden Park, dell’Italia contro l’Argentina.
Italia, quanti dubbi
Che di dubbi per Bertolini ce ne fossero ancora, per l’appunto, pareva chiaro: un undici titolare in cui le certezze, le “senatrici” e le esperte delle competizioni internazionali, sono poche, più che altro invisibili. Linari, con la fascia al braccio e impiegata in versione terzina, e Caruso, oltre a Boattin e Giugliano, certo; ma mancano dei meccanismi oleati che consentano fluidità (grande assente di giornata) di gioco, comprensione reciproca, freddezza, lucidità. Il gioco pare bloccato per gran parte del parziale e le Azzurre paiono, in generale, non funzionare: l’assenza di marcature preventive regala al Marocco – dal canto suo, carico e motivato – possibilità ghiotte di ripartenza in più momenti. Già al 5’, viene fuori uno schema che si ripeterà per tutto il primo tempo: le Leonesse giocano di rimessa, si rintanano nella propria metà campo, serrando spazi vitali a Piemonte, la cui fisicità fatica ad incidere, quasi incastrata tra le maglie rosse, e tarpando le ali alla freschezza della 2004 Beccari; in questo modo, rispettando i tempi e gli sviluppi di gioco, si rinforzano in impostazione e s’infilano in ripartenze dalle potenzialità letali sugli sbilanciamenti in avanti delle Azzurre. Chebbak, tra tutte, ha un paio d’occasioni – non concretizzate – per far male a Durante (scelta titolare che potrebbe facilmente sostituire Giuliani), a fronte di una difesa poco amalgamata e in affanno. La nota di colore è che la prima, vera, buona occasione dell’Italia arriva dal piede di Boattin: l’esterna juventina, che proprio a Ferrara aveva regalato, col suo primo gol, il pass per la qualificazione mondiale, si ritrova al centro dell’aria a colpire al volo un missile che s’infrange però sull’estremo difensore marocchino.
Contro un muro
Il look delle due squadre cambia e non poco, all’avvio dalla ripresa: per la formazione italiana, la ct sceglie Bergamaschi, Giacinti e soprattutto Dragoni (subentrata ad una buona Severini), la fuoriclasse 2006 acquistata, con estrema lungimiranza, dal Barcellona e che sta affrontando nella Cantera un percorso dalle prospettive ben più che rosee. In tal senso, la piccola Messi milanese ha talento da vendere e si vede nel momento esatto in cui tocca il primo pallone: una personalità di quelle che illuminano, non solo per la dolce incoscienza della giovinezza ma soprattutto per la travolgente qualità e perspicacia. Questa seconda Italia, dal volto di mister Hyde, è tutta (finalmente) all’arrembaggio ma, ancora una volta, non conclude. Il gioco inizia ad esserci, certo, ma davanti la palla non entra proprio: meno di un minuto d’orologio e Giacinti trova un’imbucata che la libera in uno contro uno senza però riuscire ad angolare sufficientemente il pallone. Arriva il momento anche per Glionna, che subentra, assieme a Bonansea, a Serturini, e inizia a strappare sulla destra: un cross centrale, alla metà del secondo parziale, coglie di sorpresa prima Caruso e poi Giugliano, che la tenta in più rimpalli, trovando però un’eccezionale Er-Rmichi, che vola e alza un muro, infrangendo la gioia azzurra. La fase realizzativa rimane il nodo problematico, e l’emblema – e la dinamica è forse quella della tensione e della preparazione, fisica e mentale, di queste settimane – è il gol mancato da Giacinti, al 93’, in pieno recupero. Dunque quest’Italia, col volto nuovo e vecchio di cambi nuovi e vecchi, nella ripresa convince molto di più. Certo, non un match il cui risultato fosse più di tanto attenzionato né ricercato: a Bertolini serviva - così pare - leggere fra le righe, comprendere le potenzialità delle più svariate possibilità. Eppure, sarebbe stato importante, anche in ottica morale, visto il perno Gama mancante, a far da collante nello spogliatoio. “Certo non sono felice: fare risultato dà gioia e morale”, l’amarezza di Barbara Bonansea. Chissà che il decantato entusiasmo farà, ora, davvero la differenza.
Il punto
“Dopo due settimane di lavoro intenso, abbiamo pagato forse anche la mancanza di brillantezza e un po' di tensione”, si sofferma a riflettere Milena Bertolini “Si sono viste cose su cui abbiamo lavorato, ma soprattutto sotto porta bisogna essere più cattive e affamate: ci arriveremo”. Conclude con una breve analisi: “Abbiamo giocato un buon secondo tempo, ma dobbiamo migliorare nelle scelte, sulle quali abbiamo commesso troppi errori: su questi aspetti lavoreremo fino al 24".
Il tabellino
ITALIA (4-3-3): Durante, Boattin (46’ Bergamaschi), Linari, Lenzini, Orsi, Serturini (58’ Glionna), Severini (46’ Dragoni), Giugliano (75’ Cernoia), Caruso, Piemonte (46’ Giacinti), Beccari (57’ Bonansea). A disp.: Schroffenegger, Di Guglielmo, Cantore, Filangeri, Girelli, Baldi, Bartoli, Greggi, Salvai. All. Bertolini
MAROCCO (4-4-2): Er-Rmichi, Seghir, Kassi (46’ El Haj), El Chad, Redouani, Tagnaout, Mrabet, Diki (62’ Saoud), Chebbak (46’ Badri), Jraïdi (46’ Ayane), Chapelle (46’ Lahmari). A disp.: Benzina, Boukhami, Amani, Zouhair, Mazrouâï, Belkasmi, Arouaissa, Bouftini, Berrima. All. Pedros
AMMONITE: 52’ Linari (I)
ARBITRO: Allayioutou (Cipro)
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