La Nazionale degli esclusi che potrebbe vincere i Mondiali

Da Sergio Ramos a Thiago Alcantara, passando per Tammy Abraham e Bobby Firmino: un undici che farebbe gola a molti

Ramos e Alcantara, due esclusioni eccellenti
Ramos e Alcantara, due esclusioni eccellenti

Il Mondiale qatariota incombe e le nazionali che prenderanno parte alla contesa hanno diramato solerti le liste dei convocati. Molte certezze, qualche chiamata inattesa e poi, inevitabili, le esclusioni eccellenti. Ecco, se ci si sofferma proprio su quest’ultimo girone dantesco - quello degli aspiranti che se ne stanno trepidanti davanti ad un telefono destinato a non squillare mai - ne emerge un affresco pittoresco. Perché i big destinati a disfare la valigia sul letto di casa sono tanti e tali che, a fonderli insieme, ne verrebbe fuori una Nazionale di tutto rispetto. Una compagine che, con la dovuta spinta della buonasorte, potrebbe anche giocarsela per il successo finale. Noi abbiamo immaginato un canonico 4-4-2.

IL PORTIERE

Tra i pali spicca senza dubbio il cognome altisonante di David De Gea. L’estremo difensore, titolare da anni al Manchester United, si è visto relegato nelle retrovie da Luis Enrique, che ha scelto Unai Simon, Sanchez e Raya per la missione mondiale. Nemmeno terzo portiere: uno smacco per un ragazzo che ha avuto i suoi momenti di défaillance, ma che al netto di tutto resta un prospetto di assoluto valore.

LA DIFESA

Partiamo dai centrali. La prima esclusione eccellente giunge ancora dalla Spagna: quello che poteva essere l’ultimo Mondiale per Sergio Ramos sfuma in dissolvenza. Singolare, perché le sue prestazioni parevano in ascesa e il suo carisma poteva venire buono anche dalla panchina. Accanto a lui inseriamo uno che possiede una carta d’identità tutt’altro che sgualcita: Fikayo Tomori. Diciamoci la verità: quando Gareth Southgate ha sibilato che i giovani non hanno fatto abbastanza per scalzare i difensori più attempati, ci si è scucito un sorriso. Verificare alla voce Harry Maguire, ma non soltanto, per la controprova. I terzini di questo immaginifico modulo potrebbero essere il suo compagno di squadra Kalulu a destra - anche se trovare spazio in questa Francia era oggettivamente missione complessa - e Mendy a sinistra: sulla mancata convocazione da parte di Deschamps pesano, come macigni, le accuse di stupro e la permanenza in carcere che ne hanno rigato la carriera.

IL CENTROCAMPO

Il vuoto che lascia più straniti è certamente quello lasciato da Thiago Alcantara, ineffabile tessitore di trame lì nel mezzo, sovente penalizzato da una condizione fisica da vetreria di Murano. Forse Luis Enrique ci ha riflettuto su prima ti tirare un frego. Lasciarlo a casa pare comunque un sacrilegio. Accanto a lui si potrebbe inserire Renato Sanches, uno che al Lille aveva fatto intravedere cose egregie e che, a dispetto della concorrenza al Psg che spesso ne diluisce l’impiego, poteva tornare molto utile al Portogallo per strappi, inserimenti e confidenza con lo specchio. Su una delle due corsie esterne potremmo inserire Robin Gosens: trangugiava il campo a Bergamo, ma il nerazzurro interista è ancora sbiadito. Poche presenze, zero continuità e addio Mondiale. Sul lato opposto una delle sforbiciate più discusse durante tutte le colazioni del Regno Unito: l’esterno del Man Utd Jadon Sancho. Pare che la sua condizione fisica friabile, unita ad una scintilla che si accende ad intermittenza, abbiano persuaso Southgate ad abbandonare l’idea. Resta però un prospetto che ha tanto calcio dentro e che avrebbe offerto soluzioni ideali dentro a partite bloccate, grazie alla sua attitudine nell’uno contro uno.

L’ATTACCO

Non resta immune dalla iattura della mancata convocazione nemmeno un pilastro come Bobby Firmino: la stella del Liverpool, per quanto a tratti appannata dagli anni che avanzano impietosi, ha comunque messo via più reti di tutti quelli che sono stati convocati. Anche in Premier League le sue quotazioni sono in ascesa, complice l’incipit tossicchiante di Darwin Nunez: classe ed esperienza che avrebbero infuso certezze al Brasile. Accanto a lui, un tizio dinoccolato che abbiamo imparato a conoscere meglio dalla scorsa stagione.

Fossimo stati ancora lì - come cristallizzati in una confortante bolla spazio - temporale - Tammy Abraham avrebbe strappato il pass per il Qatar sbadigliando. Ha smarrito la via del gol nel momento peggiore di sempre: nel calcio, come nella vita, il tempismo è praticamente tutto.

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