Mourinho sguaiato e rissaiolo, Ranieri vero lord. Due modi diversi di stare nella tempesta

Entrambi in difficoltà in campionato: il portoghese è nono e l'italiano penultimo con il Cagliari, però reduce dall'incredibile ribaltone con il Frosinone. Stili opposto ma con la Roma e la Premier ad unirli

Mourinho sguaiato e rissaiolo, Ranieri vero lord. Due modi diversi di stare nella tempesta
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C'eravamo tanto odiati, anche se da anni - da quando hanno iniziato a incrociarsi in Premier League e uno ha compiuto un'impresa con il Leicester - si scambiano complimenti. Josè Mourinho, al traguardo dei suoi sessanta anni, non ha perso la vis polemica che ha contraddistinto la sua carriera. Claudio Ranieri, decano delle panchine di A a 72, anche davanti alle sconfitte mantiene sempre la compostezza propria del titolo di Sir. Fu proprio Mourinho nel 2004 a succedergli al Chelsea: a Stamford Bridge Ranieri aveva fatto un ottimo lavoro fermandosi però prima del traguardo.

Di sicuro non gli fece piacere sapere che il lavoro che aveva faticosamente impostato in un club era stato portato al successo da chi era arrivato dopo di lui. Mou accese la miccia qualche tempo dopo: «Mi dissero che volevano vincere...». Erano i tempi del primo incrocio italiano tra il portoghese e il tecnico di Testaccio, dove da ragazzo nel club giallorosso veniva definito non a caso «il piccolo Lord»: i due guidavano le rivali di sempre Inter e Juventus. «Io ho bisogno di vincere per avere sicurezza a differenza sua», disse Mou. Ranieri, ormai alla stregua di un arbiter elegantiarium, fece notare davanti al silenzio stampa dell'allora tecnico nerazzurro che «dopo la gara dobbiamo soddisfare le curiosità di voi giornalisti». E lo Special One i giornalisti li soddisfò: «Ranieri è stato in Inghilterra cinque anni per dire solo good afternoon e good morning».

Con l'allenatore romano capace allora di una sciabolata elegante: il ricordo spagnolo, quando lui era al Valencia e Mou era solo tecnico in seconda al Barça... Poi quella vittoria di Sir Claudio al Leicester, nonostante nella vecchia terra d'Albione avesse fama di Thinkerman, di pensatore, insomma di uno che rimugina troppo. Tutto è cambiato, soprattutto per Mou, quasi che il successo inatteso gli fosse piaciuto. Da allora parole al miele e un gesto significativo: le lettere CR stampate sulla polo dello United nel 2017 quando i «Foxes» decisero di esonerarlo. Di sicuro Ranieri è tifoso di Mou da quando guida la «sua» Roma.

Oggi sono di nuovo avversari in A ed entrambi non se la passano bene. Mou è solo nono con la Roma ma non perde occasione di scagliarsi contro gli arbitri o la Lega, quasi a creare alibi per una rosa non adeguata, gli infortuni e anche un modo di giocare che inizia a far storcere la bocca a tanti tifosi (zero corner e solo 3 tiri contro l'Inter). Ranieri è penultimo col Cagliari che ha portato in A ma che ora fatica a tirar fuori dal basso, anche se non ha perso sorriso e serenità quando c'erano voci insistenti di un suo esonero. L'impresa - mai riuscita a nessuno in A - di ribaltare il risultato al 72' pur essendo sotto di tre gol ha rispolverato il suo blasone.

Una rimonta del genere, subita, gli costò la panchina giallorossa nel 2011 ma lui accettò il benservito con la solita eleganza per poi rimboccarsi le maniche e rifarsi in altre piazze. Chissà, ora forse pensa al destino di Mou che a giugno si separerà anche lui dalla Roma. Forse senza lo stesso savoir faire...

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