
Regalo di Natale. Ma il film (straordinario) di Pupi Avati non c'entra nulla. Questa è invece la storia di Simone Muratore, da ieri ufficialmente nuovo collaboratore tecnico del settore giovanile della Juventus. Non una storia qualsiasi, decisamente: ventisei anni, cresciuto nel settore giovanile bianconero, Simone Muratore aveva infatti nei giorni scorsi annunciato il proprio addio al calcio giocato a causa di un tumore (un neurocitoma al ventricolo sinistro) che lo aveva colpito nel 2021 e dal quale era guarito nel 2024. Da lì in poi, come gli era già successo più volte in carriera dopo altri infortuni, aveva fatto di tutto per costruirsi una carriera da protagonista, come era stato parzialmente nell'anno di Sarri con cui aveva esordito anche in prima squadra e in champions. Invece, il destino aveva altro in serbo: «Una notizia arrivata a ciel sereno che ha cambiato la mia vita e quella di chi mi sta attorno si leggeva pochi giorni fa nel suo post di addio al calcio giocato -. Neurocitoma al ventricolo sinistro. Sono stati giorni, settimane, mesi, anni di sofferenza. Ho dovuto reimparare a parlare bene, camminare, a correre, scrivere, leggere, contare, era come se fossi tornato un bambino e ho dovuto ricominciare tutto da capo, dal giorno zero. Ci ho provato fino alla fine a tornare, ma mi sono reso conto che comunque avevo la fortuna di essere guarito e di stare bene».
Oltre il pallone e la carriera da calciatore, c'è ovviamente altro. Specie per un ragazzo giovane che, oltre alla Juve, aveva fatto esperienza anche all'Atalanta, alla Reggiana e nella squadra portoghese del Tondela. Dove, appunto, è terminato il primo capitolo della sua vita. «Ho avuto la fortuna di giocare con fuoriclasse, dentro al campo ma soprattutto fuori, e questo non me lo toglierà mai nessuno. Sono stati anni magnifici, ci sono cose difficili anche da spiegare se non le provi in prima persona. Ringrazio in primis la mia famiglia per essermi stata accanto sempre. Tommaso, il mio bimbo unico e speciale che mi ha dato la forza per andare avanti, e infine i miei amici. Ringrazio Juventus, Atalanta e Tondela per essermi state accanto.
Impari a dare importanza alle cose quando sei a un passo dal poterle perdere. La vita è un dono meraviglioso». Che continuerà ancora, in altre vesti, su un prato verde dove trasmettere esperienza e gioia di vivere a ragazzi sognanti. Dicendo grazie alla Signora: chapeau.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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