"Non ci passa": la punizione impossibile di Maradona alla Juve

All'inizio del novembre 1985 la Signora guidata dal Trap scende al San Paolo forte di otto vittorie consecutive. Dovrà deporre le armi di fronte alla surreale traiettoria tratteggiata dal Pibe de Oro

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"Ti ripeto che non ci passa" lo implora Eraldo, allargando le braccia. Ma Diego niente. Nella testa ha già disegnato quell'affresco pittorico e sa che può renderlo possibile. Vede cose che i giocatori comuni non riescono nemmeno a concepire. E possiede la tecnica per realizzarle. Eraldo però è disperato: d'accordo che sei Maradona, ma non c'è proprio nemmeno un pertugio. Quella punizione lì non puoi segnarla mai.

3 novembre 1985: diluvio su Napoli

Nona giornata del campionato di Serie A 1985. La Juventus di Trapattoni scende a Napoli con la convinzione monolitica di chi ha appena infilato otto successi di fila. In squadra ci sono Michel Platini e Laudrup, Bonini e Scirea, Cabrini e Tacconi. Una corazzata che ha piazzato i gomiti anche davanti alle milanesi e che il Napoli non batte da un mucchio di tempo. Fuori, intanto, non si respira certo il tipico clima partenopeo. Un cielo color acciaio vomita secchiate d'acqua sul San Paolo. Maradona e i suoi compagni sono quarti e fradici, come gli 80mila accorsi sugli spalti per assistere al duello. Certo che fare gol a questa Juve è davvero un'impresa, specie se devi giocare al rallenty, immerso in uno stagno.

La fatidica punizione indiretta

Il Napoli parte a tutta, la Juve si ritrae e contiene senza particolare affanno. Ci provano Pecci e Bertoni da fuori, ma senza distribuire palpiti. La migliore occasione capita a Giordano, che però la dissipa malamente non trovando il tempo per spingere dentro un cross col contagiri. Il primo tempo si chiude in parità, Ottavio Bianchi chiama a raccolta i suoi e prepara un discorsetto motivazionale, ma non sa che quel che sta per inventarsi Maradona va molto oltre ogni possibile discettazione. Minuto settantadue. Scirea colpisce involontariamente al colpo Bertoni e l'arbitro fischia un'esotica - per noi, ma non per il 1985 - punizione indiretta in area di rigore. Siamo a due spanne dalla porta difesa da Tacconi, che intanto sistema la barriera. Il che significa che non c'è lo spazio fisico per una traiettoria che la superi. In questi casi tocca scagliare un siluro o tentare di farla passare sotto.

"Non ci passa, non ci passa. Oh, fai come ti pare. Maradona sei te"

Sulla palla ci sono Pecci e Maradona. Vertice destro dell'area di rigore, poco oltre l'altezza del dischetto. Saremo a 12-13 metri dalla porta. Maradona guarda Pecci e gli sussurra "Toccala un po' indietro". Lui però non vede quella fessura. Come fa la palla a disegnare un arco, in quella condizioni? Non c'è, semplicemente, sufficiente spazio. "Non ci passa, non ci passa", gli risponde. El Pibe de Oro però non ci sente. Allora Eraldo ci rinuncia: "Oh, fai come ti pare, Maradona sei te". Gliela tocca quindi appena all'indietro, quando l'arbitro fischia. E Maradona la pennella esattamente come l'aveva pensata, a scavalcare la barriera, sotto all'incrocio. Tacconi va a sbattere contro il palo per prenderla, invano.

Diego ha appena piegato le leggi della fisica. Il San Paolo esplode in un boato. Platini e gli altri sono raggelati. Finirà 1-0 e, anche se lo scudetto lo vincerà la Juve, quella prodezza fradicia rimarrà per sempre incisa nel cuore di chi ama il calcio.

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