Il pagellone del lunedì: tenacia, corrente alternata, rigori e la fine delle illusioni

Cosa si è visto nel fine settimana della Serie A? Parecchie cose, come al solito, dal gran lavoro di due giovani tecnici alla conferma di un uomo mercato, dall'inconsistenza di una grande ad un paio di dolorosi passi falsi. Vi raccontiamo tutto nel nostro pagellone del lunedì

Il pagellone del lunedì: tenacia, corrente alternata, rigori e la fine delle illusioni

Lunedì mattina, tempo di provare a capire cosa si sia visto sui campi della nostra Serie A. Uno dei privilegi di dover tenere questo appuntamento settimanale è di esser costretto ad andare oltre ai risultati, cercare le ragioni di certe prestazioni senza lasciarsi prendere da facili entusiasmi. Un gioco di equilibrismo complicato ma che offre grandi soddisfazioni. Il tempo è galantuomo e i giudizi espressi con troppa faciloneria, alla lunga, ti fanno fare figure barbine. Cosa si è visto nel weekend di Serie A? La fine delle illusioni di una grande, la conferma di un uomo mercato, la rinascita di un campione e la conferma del lavoro incredibile messo da un paio di tecnici italiani. Per capire di cosa cavolo sto parlando vi basterà leggere il nostro pagellone del lunedì, sperando di rallegrarvi almeno un po’ il rientro al lavoro.

Inzaghi bravo e fortunato (7)

Una alla volta, le speranze di chi prega che questa Inter rallenti la corsa forsennata verso la doppia stella evaporano come neve al sole. Se nemmeno il Bologna di Thiago Motta, l’unica squadra a battere i nerazzurri nel 2024, è riuscito a fermarli nel fortino del Dall’Ara, questa stagione è già chiusa a tripla mandata. Invece di perdersi in panegirici sulla solidità fisica e mentale del gruppo assemblato da Simone Inzaghi, forse meglio osservare come il suo lavoro più oscuro, quello fatto lontano dalle telecamere, abbia pagato dividendi importanti. Sommer, arrivato tra grandi scetticismi, mette l’ennesima prestazione perfetta, Acerbi torna titolare e riesce a limitare l’indemoniato Zirkzee per non parlare di quel Bastoni, mai piaciuto fino in fondo a certi interisti, che indovina cross perfetti e chiusure perentorie. Meno male, visto che altri protagonisti di questa cavalcata trionfale si prendono una serata off: Barella sbaglia robe non da lui, Calhanoglu e Mkhitaryan sono a corto d’ossigeno e lo stesso Darmian fatica nella ripresa a contenere Orsolini.

Inzaghi Bologna Inter

Le scommesse di Inzaghi, insomma, pagano quasi sempre: Carlos Augusto torna propositivo come a Monza, mentre Dumfries si fa perdonare la spallata su Kristiansen con buone chiusure. Thuram ed Alexis Sanchez non si trovano, c’è poco da fare, ma riescono comunque a mostrare alcuni sprazzi di buon gioco mentre sfortunatissimo è Arnautovic, che non riesce a far ingoiare a certi settori dello stadio i fischi al suo ingresso. Molti diranno che Inzaghi è stato fortunato a non trovare il miglior Bologna della stagione, che risparmiare un Lautaro Martinez in evidente crisi fisica è stato un azzardo ma, alla fine, ride sempre lui. Numeri a parte, è la trasformazione di Yann Bisseck la miglior testimonianza della grandezza del tecnico piacentino: il tedesco, a parte il gol, annulla due pessimi clienti come Saelemaekers e Ferguson per poi tornare determinante nel finale, quando l’Inter rischia di capitolare. Non male per un ragazzone che molti avevano già dato per finito quando si trasferì in Danimarca. Merito sì di Marotta che l’ha scovato ma soprattutto di Inzaghi che ha avuto la pazienza di aspettarlo.

La Roma di DdR non molla mai (6,5)

Alzi la mano chi si sarebbe aspettato che, dopo aver letteralmente demolito il Brighton, la Roma sarebbe riuscita a tornare a casa dal Franchi con un punto. Considerato quanto avevano sofferto i giallorossi nel primo tempo, ben pochi avrebbero scommesso un centesimo sull’ennesimo risultato utile della banda De Rossi. Non tutto è andato come previsto, a partire dall’esperimento della difesa a tre, in gravissimo imbarazzo contro i guizzanti esterni viola. Capitan Futuro ha il merito di capire di aver fatto una cavolata e sistemare la squadra all’intervallo, tornando a fare la differenza. Non sono mancate le crepe, a partire dall’estremo nervosismo di Mancini ed Huijsen nel confronto con Sottil ma, alla fine, la parata di Svilar e la botta clamorosa di Llorente all’ultimo secondo valgono un punto fondamentale per i giallorossi.

De Rossi Fiorentina Roma

La lezione più importante di questa partita è che questa Roma ha trovato la forza mentale necessaria per fare a meno di diversi pezzi da novanta, portando comunque a casa il risultato. Cristante e Paredes sono lontani parenti di quelli visti col Brighton mentre un Dybala più normale è sempre capace di innescare l’azione del primo pareggio. Se Lukaku soffre come un cane la marcatura stretta dei centrali viola, El Shaarawy è costretto ad arretrare spesso e volentieri nel primo tempo, per poi incidere poco nella ripresa. A parte le buone risposte di Zalewski e Baldanzi, sempre molto attivi, è impressionante la determinazione di Ndicka nel trovare l’assist per Llorente in pieno recupero. Quando anche Angelino ed Aouar trovano il modo di contribuire alla causa dopo una gara non impeccabile, ti rendi conto che il grande merito di De Rossi è di aver trasmesso la sua grinta ad un gruppo apparso smarrito negli ultimi mesi della gestione Mourinho. Con prove del genere sarà difficile frenare l’entusiasmo del popolo romanista. Capiremo presto se sarà stato un bene o un male.

Bologna, il sogno continua (6,5)

Perdere contro una squadra lanciata verso una stagione quasi perfetta dovrebbe essere quasi scontato ma, considerato l’entusiasmo incredibile che sta circondando il Bologna di Thiago Motta, il pericolo di passare dalle stelle alle stalle senza passare dal via è ben presente. La delusione di incappare in una sconfitta forse immeritata ci sta, come i punti persi per la rincorsa a quel sogno chiamato Champions League ma quello che si è visto in campo al Dall’Ara non dovrebbe far perdere il sonno ai tifosi rossoblu. Visto il grande equilibrio dovuto al turnover operato da Inzaghi, a decidere la partita sono stati alcuni episodi e le prove non soddisfacenti di due dei protagonisti della stagione felsinea: Saelemaekers e Zirkzee. L’ex milanista soffre maledettamente la fisicità di Bisseck mentre l’olandese si accende solo nel secondo tempo, sprecando un paio di occasioni che gridano ancora vendetta.

Thiago Motta Bologna Inter

Eppure il Bologna ha saputo tenere il campo contro una vera e propria schiacciasassi e non avrebbe rubato niente se si fosse finiti con un pareggio. Oltre all’inossidabile Skorupski, l’intera difesa ha retto l’impatto senza sbavature, riuscendo a sparigliare le carte in avanti con Kristiansen mentre il secondo tempo di Freuler in fase di copertura sfiora la perfezione. Non tutte le scommesse del tecnico italo-brasiliano pagano: tanto effervescente è il danese Odgaard, tanto deludente è la prova di Aebischer mentre Ferguson, reduce da una prestazione da applausi con l’Atalanta, s’incaponisce nel confronto con Bisseck e Darmian, senza molta fortuna. Eppure, nonostante tutto, i secondi 45 minuti del Bologna avrebbero sicuramente meritato il pareggio e Thiago Motta dimostra che i rossoblu se la possono giocare con tutti, operando cambi puntuali e precisi. Riuscirci con un monte ingaggi che è una frazione delle altre grandi è un mezzo miracolo. Non dimentichiamocelo mai.

Milan a corrente alternata (6)

La stagione del Diavolo sembra fatta apposta per mettere a rischio le coronarie dei tifosi rossoneri. Dopo gli sbandamenti inspiegabili nella gara di giovedì, il Milan di Pioli si presenta all’incrocio con l’Empoli con l’obiettivo dichiarato di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo. La vittoria di corto muso, sebbene con tanti mugugni è arrivata, come il sorpasso nei confronti della Juventus. Tutto bene? Se pensate che questo sia il massimo che il Milan può fare, sì. Eppure la sensazione è che questo gruppo potrebbe rendere molto di più e giocare molto meglio. La solidità della difesa, con i rientri incoraggianti di Tomori e Kalulu, è positiva, anche se Theo viene ingabbiato da Nicola e scompare presto dalla partita. Il Milan di oggi è fatto così: tanto frustrante è Reijnders, impreciso e sbadato, tanto è impressionante Bennacer sia in chiusura che in impostazione. Ci sono poi i soliti Musah e Chukwueze, la cui grinta e voglia di fare potrebbero essere preziose nel finale di stagione, nonostante i limiti tecnici e tattici.

Pioli Milan Empoli

Sono arrivati i tre punti, che in fondo sono la cosa più importante a questo punto della stagione, ma lasciare Jovic così da solo in avanti non aiuta certo la sua autostima: per non parlare poi di come quando debba muoversi in spazi ristretti Loftus-Cheek mostri tutti i suoi limiti. Per fortuna nel finale, grazie anche al lavoro oscuro dell’eterno Giroud, possa scatenare la sua fisicità. Forse le notizie più positive arrivano da Noah Okafor e Christian Pulisic, gioia e delizia dei tifosi milanisti. Lo svizzero prende fin troppo alla lettera le indicazioni di Pioli: “fare come Leao” lo interpreta come “massacra la fascia a forza di scatti. L’americano, invece, sta diventando imprescindibile sulla fascia: magari non fa giocate clamorose ma c’è sempre e non ha problemi a punire ogni piccolo errore della difesa. Ecco, se l’intero Milan riuscisse ad essere così costante ed affidabile come Pulisic le cose andrebbero molto meglio. Il timore, invece, è che a Praga questi alti e bassi potrebbero costare molto cari.

Meno male che Koop c’è (6)

La notizia più positiva per gli appassionati della Dea è che, dopo due tra le trasferte più difficili di un mese da bollino nero, l’Atalanta rimane compatta ed efficace. Gli interpreti cambiano ma il carattere è quello di sempre, anche quando la Vecchia Signora assesta un uno-due che Tyson scansate proprio. Dopo la dispendiosa visita al José Alvalade, i nerazzurri riescono ad uscire dall’Allianz Stadium con un punto che fa tanto morale. La notizia più positiva è che la retroguardia bergamasca concede poco ai bianconeri, a parte un paio di imprecisioni che la Juventus trasforma in reti. Considerate le tante energie nervose spese ultimamente, il fatto che Ruggeri soffra la vivacità di Cambiaso e che De Ketelaere incida poco non è affatto una sorpresa: insomma, in un campo difficile come quello della Juventus le cose sarebbero potute andare molto peggio.

Koopmeiners gol Juventus Atalanta

I grattacapi per il Gasp non mancano, a partire dal rebus in attacco: Scamacca si smazza come pochi, stringendo i denti anche quando Bremer gli chiude ogni spiraglio, sempre al servizio della squadra. Ti immagini che l’ingresso di Lookman riesca a scompaginare le carte ma il nigeriano si limita a fare il compitino. Per fortuna che il cuore e l’anima della Dea è sulla mediana, dove Pasalic ed Ederson non fanno rimpiangere De Roon: il croato è sempre stato così, capace di alternare giocate geniali a momenti anonimi mentre il brasiliano recupera palloni in quantità industriale. Eppure, anche in una squadra come l’Atalanta dove il collettivo conta più del singolo, serve la scintilla del genio per fare la differenza. La Dea ha saputo far crescere un talento cristallino, aspettandolo con pazienza ed ora se la ride. Teun Koopmeiners sceglie quello che, secondo i bene informati, sarà il suo prossimo stadio per fare una partita clamorosa. Chi vorrà strapparlo all’Atalanta farà bene a controllare il portafoglio: il prezzo continuerà a salire ancora.

Fiorentina, ma un rigorista mai? (5,5)

A questo punto immagino che i fedelissimi della Viola siano pronti a tutto pur di avere un minimo di consistenza dalla propria squadra. Dopo la rimonta epica messa a Budapest contro il Maccabi Haifa, la Fiorentina inizia il primo tempo schiacciando inesorabilmente una Roma che stava pagando la lezione di calcio inflitta al Brighton di De Zerbi. Come si spiega il fatto che, anche stavolta, alla Viola manchi il colpo del ko, la zampata che mette a tacere le velleità degli avversari, che li tiene in partita fino alla doccia gelata finale? Fatemi sapere voi, che io non so più davvero cosa pensare. Alla fine, però, il risultato non cambia: la Fiorentina si lascia sfuggire al 95’ l’occasione di tornare a fare la voce grossa nella corsa alla Champions. La cosa davvero frustrante è che, per lunghi tratti, si è visto davvero un bel gioco.

Biraghi rigore Fiorentina Roma

Se Terracciano non è colpevole delle due reti prese, la difesa riesce ad annullare due pessimi elementi come El Shaarawy e Lukaku, mentre Ranieri si conferma capacissimo di pungere anche in attacco. Mandragora è in crescita costante mentre Lopez non fa molto altro al corner che vale il gol di Ranieri: Nico Gonzales è l’anima dell’attacco ma si conferma troppo fragile, lasciando il posto ad un Ikoné abulico e un Bonaventura che si muove tanto senza trovare il colpo decisivo. Una volta tanto anche l’attacco fa la sua parte: da un Sottil impressionante nel primo tempo ad un Belotti che si riscopre grande proprio contro gli ex compagni di squadra. Eppure, nonostante tutte queste note positive, tutti saranno lì, pronti a crocifiggere in sala mensa il povero Biraghi, colpevole di essersi fatto parare il rigore da Svilar. Poco importa che il secondo gol della Viola sia anche merito suo, le colpe se le prenderà tutte lui. Quanti rigori toccherà sbagliare prima di capire che la mancanza di un rigorista è un problema da risolvere al più presto?

Juve, la fine delle illusioni (5)

La frase di Allegri nelle dichiarazioni post-partita ai microfoni di Dazn che ha fatto imbufalire la tifoseria bianconera vale più di mille analisi tattiche. “Abbiamo guadagnato un punto sul Bologna” è allo stesso tempo roba da far impallidire Monsieur La Palice e un vero e proprio epitaffio sulla stagione della Vecchia Signora. Le scusanti non mancano mai: è chiaro che la Juve senza Rabiot e Vlahovic è tutta un’altra squadra ma contro un’Atalanta che non ha fatto chissà che partitone si doveva far meglio. Allegri potrà dirsi contento di aver tenuto dietro due delle rivali più pericolose per un posto Champions ma dopo una sola vittoria nelle ultime sette partite di campionato anche l’allegriano più trinariciuto dovrà accettare che questa Juventus è tra le più mediocri viste in questo secolo.

Allegri calcio Juventus Atalanta.jpg

Reparto per reparto non si notano nemmeno svarioni clamorosi, a partire dall’imprecisione dei solidi Bremer e Danilo che tardano a chiudere sulla doppietta di Koopmeiners. Locatelli, Miretti ed Iling-Junior sbagliano troppo e si accendono al massimo due, tre volte a partita mentre le ottime prove di due giocatori in crescita evidente come Cambiaso e quel McKennie che molti tifosi avrebbero voluto cacciare in estate non bastano a riportare la media sulla sufficienza. Poi c’è Federico Chiesa, uno che il cuore oltre l’ostacolo lo butta sempre e comunque, anche quando la porta non la vede neanche col binocolo e la genialata di Milik, attaccante vecchia scuola che, invece, la porta la troverebbe anche in una notte senza luna. Senza un gioco ed un’identità chiara, si vive e si muore sulle giocate dei singoli. La Juve è questa, le illusioni vanno messe da parte una volta per tutte.

Kvara c’è, Osimhen proprio no (5)

Capisco che abbia senso anticipare le partite quando si gioca di martedì ma non mi abituerò mai alle gare del venerdì sera. Arrivati alla domenica notte, sembra di parlare di storia antica ma quanto si è visto in campo tra il Napoli e il Torino merita di essere esaminato in dettaglio. D’accordo, senza la prova stile Dida degli anni d’oro di Vanja Milinkovic-Savic, la banda Calzona avrebbe portato a casa i tre punti ma il pareggio del Maradona non è che l’ennesima, dolorosa tappa di un calvario che si preannuncia lungo e difficile. Chi guarda solo il risultato si potrebbe immaginare una prova opaca, ma il Napoli ha fatto vedere in certi momenti di essere capace di esprimere ancora il gran calcio della scorsa stagione. Il problema è che i danni accumulati in questa stagione avranno bisogno di parecchio tempo per essere metabolizzati a pieno. In questo caso, nonostante il risultato, le notizie positive sono più di quelle negative, a partire dalle ottime prove di Ostigard e Mario Rui, tornato determinante sulla fascia sinistra, fino alla vivacità di Anguissa.

Kvaratskhelia Napoli Torino

Il resto del centrocampo non vive una giornata ideale, dalle sbavature difensive di Lobotka alle prestazioni mediocri di Zielinski e Traoré ma il vero rebus è in attacco. Politano è quello di sempre, rapido, spalla ideale di Osimhen, che, però, soffre moltissimo la ruvidità di un Buongiorno in versione Gentile. Il nigeriano continua ad alternare partite clamorose a gare nelle quali è l’ombra di sé stesso, nonostante stavolta avesse il resto della squadra a portare acqua al suo mulino. Cosa fa il suo sodale? Si ricorda di essere capace di cambiare le partite da solo e mette una prova quasi commovente. Fa tutto da solo, tira sempre e comunque, ingaggiando un duello rusticano col portiere granata: si fosse trovato davanti un guardiameta normale, avrebbe meritato di segnare almeno tre reti. La cosa che non si riesce a capire è come, con una gara del genere del georgiano, i tre punti siano sfuggiti ai partenopei.

Prendetevela con la sfortuna, il malocchio, quel che vi pare, ma non è un segnale particolarmente incoraggiante in vista della battaglia del Camp Nou. Questo Napoli ha bisogno di entrambi i suoi gioielli del gol, non si scappa.

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