Il pallone intossicato dal Var

Non c'è partita di calcio senza proteste

Il pallone intossicato dal Var
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Non c'è partita di calcio senza proteste. In campo, dopo, durante, sempre. Ieri nuovi episodi contestati, c'è di mezzo il Var ma non ha colpe, la video assistenza è uno strumento messo a disposizione degli arbitri, al plurale perché sono diventati sei, quello principale, i due assistenti lungo le linee, il quarto e i due davanti ai video

nel sito di Lissone, dove figurano una coppia di tecnici. Insomma è la Nasa del football. La mezza dozzina di giudici non ha affatto risolto i problemi e chiuso le polemiche come la propaganda sostiene, invece ha intossicato un gioco bellissimo e, insieme, la vita dei calciatori e dei tifosi; ogni azione è ispezionata, dicesi check, i novanta minuti sono diventati cento e più e non per pause di gioco ma proprio per i lunghi e incerti consulti dell'équipe di cui sopra, mentre il primario in campo aspetta il segnale per decidere. Il regolamento è scritto chiaramente, la sua interpretazione è come il mantice della fisarmonica, si apre e si chiude a discrezione

dell'arbitro e dei suoi collaboratori.

Hanno inventato anche l'open var, la spiegazione (la loro) delle decisioni, però una settimana dopo il fatto stesso e in esclusiva su una piattaforma streaming. Lo show continua, il football ha smarrito la logica originaria e ha introdotto l'intelligenza arbitrale. Come nelle migliori farse, si replica.

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