Bologna ricorda Weisz, l'allenatore ucciso in una camera a gas

Al Bologna conquistò due campionati di fila, nel 1936-37. Costretto a fuggire dall'Italia dopo le leggi razziali, finì in Olanda, dove fu arrestato. Morì ad Auschwitz

Arpad Weisz (Facebook)
Arpad Weisz (Facebook)
00:00 00:00

Negli anni Trenta il Bologna vinse due scudetti consecutivi (1936 e 1937) e l'ambito Trofeo delle Esposizioni di Parigi (la futura Coppa dei campioni) nel 1937. Era un Bologna fortissimo, roccioso e spettacolare, tanto da essere ricordato come "la squadra che tremare il mondo fa". L'allenatore era l'ex calciatore Arpad Weisz, già vincitore del terzo scudetto dell'Ambrosiana-Inter nel 1929-30.

Nel 1935 Weisz approdò alla guida del Bologna, che l'anno dopo portò alla conquista del tricolore, il terzo della sua storia, ponendo fine ad uno storico dominio juventino (cinque titoli di fila). E dopo un anno il secondo campionato vinto consecutivo. Nel giro di pochi anni Weisz finì imprigionato in un campo di concentramento e ucciso in una camera a gas. La sua Bologna lo ha ricordato oggi con una pietra di inciampo.

A causa delle famigerate leggi razziali del 1938 Weisz, che era ebreo, fu costretto a lasciare l'Italia e a rifugiarsi dapprima in Francia e poi nei Paesi Bassi. La situazione precipitò e, nel 1942, come tutti gli ebrei anche Weisz fu costretto a indossare la stella gialla sulla giacca, perse il lavoro e i suoi figli furono allontanati da scuola. All'inizio la sua famiglia (la moglie Elena e i figli Roberto e Clara) riuscì a sopravvivere grazie agli aiuti dei dirigenti della sua ex squadra, poi il 2 agosto 1942 la Gestapo li arrestò, spedendoli nel campo di transito di Westerbork e dopo poco ad Auschwitz. I suoi familiari da lì a poco vennero uccisi mentre Arpad fu mandato nei campi di lavoro dell'Alta Slesia. Quindici lunghi mesi di lavori forzati, poi il ritorno ad Auschwitz, dove finì tragicamente i suoi giorni in una camera a gas il 31 gennaio 1944.

A Bologna da oggi c’è una pietra di inciampo per ricordare Weisz. La cerimonia di posa si è svolta in via Valeriani 39, dove si trovava la casa di Weisz nella città delle due torri. "Commemoriamo una delle persone tra le più vincenti della storia del Bologna e tra i più grandi allenatori e innovatori - ha detto l’ad del Bologna, Claudio Fenucci -. Fu vittima della tragedia come tantissimi ebrei e abbiamo l’obbligo di lavorare, non solo nel Giorno della memoria, per abbattere qualunque muro ed evitare nuove tragedie: lo sport unisce e deve eliminare forme di discriminazione e noi dobbiamo avere un ruolo di educatori".

Arpad Weisz

Dimenticato per decenni (quasi sessanta anni) il suo nome uscì dal vergognoso oblio grazie al giornalista Matteo Marani, che ne ricostruì la storia nel libro "Dallo scudetto ad Auschwitz". Dopo una targa apposta allo stadio Dall'Ara, nel 2009, il Comune di Bologna nel 2018 gli ha dedicato la curva San Luca.

Nel 2012, in occasione del Giorno della Memoria, allo stadio Giuseppe Meazza di Milano fu collocata una targa per ricordare l'allenatore del terzo scudetto nerazzurro. Oggi, infine, la pietra d'inciampo a Bologna. Piccoli segnali per ricordare un grande uomo di sport, morto per un folle disegno di sterminio razziale.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica