Zdenek Zeman è ancora incredulo per quanto accaduto al suo grande amico Sinisa Mihajlovic che ci ha lasciato troppo presto, all'età di 53 anni. Il tecnico boemo ha deciso di rendere noto il suo saluto all'ex allievo con una lettera aperta alla Gazzetta dello Sport:"Quando in occasione della presentazione del mio libro a Roma - scrive il boemo - il primo dicembre si è presentato facendomi una bellissima sorpresa, mi sono commosso. Sapevo che stava male e so che enorme sacrificio ha fatto per esserci".
L’ULTIMO BACIO
— salvio imparato (@superbagon) December 16, 2022
Era venuto da solo, con le sue gambe a fare una sorpresa al Boemo Zeman e ad omaggiarlo con la sua presenza… Riposa in pace Sinisa
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L'ex allenatore di Roma e Lazio svela poi un retroscena di quell'incontro: "Mi ha abbracciato e baciato sulla fronte, come si fa con un papà, e io che di solito evito pubblici gesti di affetto gli ho accarezzato la mano con tutta la tenerezza e l'affetto che avevo per lui. Non l'ho voluto vedere negli ultimi giorni in un letto d'ospedale e non sarò al suo funerale. La morte è odiosa e la sua mi provoca troppo dolore. Voglio invece ricordarlo sorridente, come quella sera. Porterò sempre con me il suo ultimo bacio".
Il primo inconto con Sinisa
La lettera di Zeman parte dal principio, con il primo incontro con Mihajlovic: "Anche se ci siamo sfidati su panchine opposte, c’è sempre stato un rapporto di grande affetto: lo trattavo, anche per età, come si fa con un figlio. E credo che lui mi riservasse quel rispetto che si deve a un genitore. Quando raccontava qualche spacconata o gli episodi che facevano saltare i nervi in campo, mi strappava sempre un sorriso. E mi emozionava sentirlo parlare della sua infanzia spesso difficile nella ex Jugoslavia. Lì da uomini dell’Est ci capivamo con lo sguardo e confrontavamo epoche e ricordi".
Il boemo ha poi svelato qualche aneddoto del Sinisa uomo e non solo allenatore ed ex calciatore: "Mi piacque subito. Del Sinisa calciatore è inutile parlare. Fu grandissimo: un piede sinistro spettacolare, grande intelligenza calcistica, grinta, mentalità vincente e personalità enormi e una capacità di tirare le punizioni che lo rendeva unico. L’uomo che tutti spesso vedevano come duro e spigoloso, quando eravamo insieme aveva sempre il sorriso stampato sul volto. Mi salutava ogni volta con un 'ciao mister' pieno di allegria".
Zeman ha infine raccontato che era convinto che Sinisa avrebbe sconfitto in via definitiva la leucemia: "Conoscendolo sapevo che non avrebbe mai mollato.
Quando Sinisa si riprese ero convinto che il peggio fosse ormai alle spalle ma anche quando la malattia si è ripresentata ho sempre pensato che lui ce l'avrebbe fatta. Con la sua straordinaria capacità di lottare e di soffrire e sopportare tutto. In questo era davvero eroico".
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