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Il portiere che ha perso la memoria e la sta ritrovando tra i pali bianchi

Pascal Rousseau, 62 primavere, ha giocato nella nazionale francese juniores e vinto un campionato con l'Olympique Marsiglia. Nel 2019 una banale caduta gli fa sbattere la testa e perdere la memoria

Pascal Rousseau
Pascal Rousseau
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Anche se ormai hai più di 60 anni, ma in gioventù sei stato portiere di calcio, tornare in mezzo a due pali bianchi e sotto una traversa che pare volerti riparare dai tiri velenosi del tempo, può fare miracoli. Lo sa bene Pascal Rousseau, 62 primavere, francese, ex «gardien de but de football» che, tra gli anni ’80 e ’90, ha giocato nella nazionale francese juniores e vinto un campionato con l'Olympique Marsiglia. Nella vita di Rousseau - cognome impegnativo perfino se non fai il filosofo - fortuna e sfortuna hanno spesso gareggiato per bucare la rete di Pascal, che però se l’è sempre cavata alla grande: tuffi a destra e a sinistra, respinte alte e basse, uscite spericolate sui piedi degli avversari.

Insomma, una saracinesca difficile da scardinare. Rousseau «le kamikaze» lo chiamavano a Marsiglia, a mo’ di riedizione transalpina del «kamikaze italien»: il nostro mitico Giorgio Ghezzi. Anche Pascal quando volava da un palo all’altro sembrava un guerriero alato che nessuna contraerea nemica avrebbe potuto buttar giù. Invece nel 2019, una banale caduta (lui che delle cadute su ogni campo si era sempre fatto beffe) gli fa sbattere la testa e perdere la memoria. Rousseau si sveglia dal coma, ma non rammenta più nulla. Neppure di essere stato un portiere.

Inizia così una lunga e faticosa opera di recupero. La mente resta confusa. Ma un giorno Pascal torna nel suo vecchio stadio, accolto dagli applausi dei tifosi. Un’energia di amore parte dagli spalti e graffia il cuore di Rousseau. Pure la testa sembra rimettersi in moto. Ma il clic decisivo scatta quando Pascal torna per un attimo nella sua porta: ritrovarsi in quella «casa» originaria è per un portiere come ritornare nel ventre della madre che lo ha generato, col profumo dell’erba a fare da liquido amniotico.

È in quel preciso istante che Pascal comprende magicamente come la riappropriazione delle immagini perse possa iniziare solo da lì, da quella porta che rappresenta il luogo incantato della sua carriera calcistica. Quindi, la decisione che mette la retromarcia alla macchina del tempo: con gli ex colleghi di un tempo che gli sono rimasti amici torna ad allenarsi; i guanti sono ancora della misura giusta, la presa e lo scatto non sono più quelli di una volta, ma lui ancora se la cava.

E, a ogni tiro parato, ecco riaffiorare un frame di quell’esistenza che pareva offuscata nella nebbia. La coltre grigia si sta diradando. Molte fotografie nella mente di Pascal stanno tornando più nitide. E il raggio di sole che sbatte sulla traversa sembra lì apposta per illuminare i ricordi.

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