C’era una volta, e forse oggi c’è ancora: il ruggito della Roma che, nel secondo anno assoluto dalla creazione della Serie maggiore, vince il suo primo – ed unico – scudetto in un moto d’orgoglio e volontà di riscatto, pare molto simile a quella forza, tecnica e mentale, mostrata sul campo da una squadra costruita, oggi, per essere in grado di strappare traguardi importanti. Era il 1965, quattro anni prima del titolo strappato alle rivali genovesi della monumentale Maria Grazia Gerwien, quando la professoressa d’educazione fisica Mira Rosa Bellei – moglie di Franco Bellei, fondatore, pochi anni più tardi, della Lazio 2000 – con l’avallo del presidente Evangelisti per l’uso del nome societario e la messa a disposizione dei materiali necessari, diede vita all’ACF Roma Lido. Lo scudetto del 1969 arrivava allora quasi con sorpresa, e fu certo uno dei titoli più curiosi d’un movimento che, nonostante fosse – dal punto di vista normativo – di fatto appena nato, trovava già in alcuni animi dal coraggio avanguardista la pretesa di riconoscimenti sempre più ampi. “L’emozione di quel trionfo è qualcosa di indimenticabile”, appunterà Lucia Gridelli, una delle protagoniste di quell’impresa del campionato conquistato al cardiopalma.
Dal primo scudetto al professionismo: la capolista d’allora torna in testa
Dalla svolta di Viareggio e la creazione della FICF era passato più d’un anno: con ammirazione e stupore la Roma del tecnico Tamilia viaggiava a vele spiegate e, al giro di boa, era stata addirittura in grado di superare (a +2) il Genova dei record. Alla conclusione del torneo, però, tra le due squadre c’è un tale equilibrio ed una sostanziale parità di forze che non solo entrambe concludono la stagione a 31 punti, appaiate in testa, ma addirittura mancano l’appuntamento dello spareggio, all’Ardenza di Livorno, chiudendo una gara incolore a reti inviolate. La risoluzione del silente conflitto arriva alle porte del Natale: è il 21 dicembre e, al Comunale di Grosseto, servono 24’ dalla ripresa per consentire ad Anna Nati di liberare Elena Schiavo che, involandosi in fascia, pennella la traiettoria perfetta per l’imbucata di Barbara Ostili. Game, set, match. Quel che succederà poi sarà frutto del tempo e delle logiche complesse del neo-nato movimento: una scissione in seno ad una Federazione in lotta per il riconoscimento del CONI, il titolo sospeso e poi riassegnato – grazie anche al fair-play dello stesso Genova secondo classificato – sotto l’egida della riunificata sigla FFIUGC, nel dicembre del 1973.
Così, cinquantatré anni più tardi da quello scudetto sudato e conquistato sul campo, questa Roma (dopo la prima Supercoppa) si laurea campione d’inverno staccandosi in volata solitaria a +4 dalla Juve, +5 dalla Fiorentina, +6 dall’Inter, e lo fa sfoggiando le sue armi migliori con un 2-0 alla Samp che è posa plastica di tenacia, tranquillità, compostezza. “Abbiamo dimostrato di avere un grande valore di squadra: questo ci porterà a raggiungere dei grandi obiettivi”, così riecheggiano caute ma cariche d’entusiasmo e brillantezza le parole di Manuela Giugliano, autrice del gol che, al 42’, ha sbloccato la nona giornata giallorossa e incoronato, con un titolo ancora del tutto ipotetico, la squadra di Spugna.
Prima della classe: Galla-gol, l'enfant prodige sa sognare in grande
Chissà se c’ha mai pensato Valentina Gallazzi – ceduta in prestito a luglio dal club capitolino al Pomigliano – a quella Roma che fu; a cosa si potesse provare in campo a sentirsi addosso gli occhi puntati dagli spalti quando le dirette tv non si spendevano di certo per il calcio femminile, quando gli striscioni erano auto-prodotti, e soprattutto quando non si poteva filmare e registrare e poi postare sui social il proprio primo gol in assoluto in Serie A. È il minuto tre della ripresa di quel Sassuolo–Pomigliano che segnerà i primi tre punti stagionali per le ragazze in neroverde e il primo stop per le pantere a gestione Sanchez; su respinta da corner, la diciannovenne Gallazzi, che già aveva regalato prodezze in maglia azzurra col gol contro il Portogallo, s’inventa un tiro di collo pieno in controbalzo su cui l’estremo difensore di casa non può intervenire.
“Ciao, sono Valentina Gallazzi, ho 19 anni e questo è il mio primo gol in Serie A”, così l’enfant prodige, cresciuta nell’Inter ed esplosa in maglia giallorossa, sintetizza sui suoi social. Poche parole, tanti fatti: segnatevi il nome, perché il sogno di questa giovane è appena iniziato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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