Moratti al veleno: "Senza Calciopoli saremmo a 25 scudetti"

L'ex presidente nerazzurro rilancia la polemica sul numero degli scudetti dell'Inter con una frecciatina ai rivali storici bianconeri

Moratti al veleno: "Senza Calciopoli saremmo a 25 scudetti"
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Tra chi festeggia il 20° scudetto dell'Inter non poteva mancare Massimo Moratti, il presidente più vincente della storia nerazzurra con i suoi 17 trofei fra cui 5 campionati e una Champions League. Una notte storica per la squadra di Simone Inzaghi, capace di conquistare il tricolore proprio nel derby contro il Milan, mandando in delirio popolo interista.

Un trionfo che ha un grande valore anche per l'ex presidente nerazzurro, perché il comune denominatore delle due stelle è proprio la famiglia Moratti. Il decimo tricolore arrivò verso la fine del ciclo magico di Angelo, gli ultimi due sono tutti di Steven Zhang ma 5 scudetti sono arrivati sotto la gestione di Massimo. L'uomo che unisce le due epoche.

Il giorno dopo la prima grande festa, Moratti ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport, nella quale ha espresso tutta la sua felicità per la seconda stella: "Essendo una somma di scudetti, mi fa piacere aver contribuito", senza risparmiare una frecciatina agli storici rivali della Juventus. In questi giorni non sono mancate polemiche sul numero degli scudetti, 20 oppure 19+1, considerato quello assegnato a tavolino dopo Calciopoli. Sul tema l'ex numero uno nerazzurro non solo non ha dubbi ma rilancia la polemica: "Senza tutto quello che sappiamo saremmo già a quota venticinque...".

Il racconto di Moratti inizia da quel 15 maggio 1966, quando battendo la Lazio l’Inter vinse lo scudetto della prima stella: "La prima stella è arrivata in un momento di grandi vittorie, in quei giorni avevamo vinto da pochi mesi l’Intercontinentale e perso la semifinale di coppa campioni contro il Real Madrid. Alzare trofei era abbastanza un’abitudine, anche se resta un’emozione meravigliosa".

Per vincere la seconda stella sono serviti altri 58 anni:"Vero che al tempo eravamo i più forti, ma ci sono dei cicli e vincere dieci scudetti non è facile. Se poi non ci fosse stata la Juve ci saremmo arrivati prima". Non poteva mancare il paragone tra l'Inter di Inzaghi e la Grande Inter: "Per come sta in campo, questa Inter è abbastanza unica. Ti diverte sempre, non regala un calcio lento e noioso come fanno altre. Anche se un paragone tra epoche così lontane è impossibile, tanto che non ne ho mai fatti nemmeno tra i singoli giocatori di allora e di oggi, quello di Herrera per certi versi era il calcio più bello del mondo. Andava in porta con tre passaggi... Ora sarebbe impossibile".

Nessun punto in comune invece tra il tecnico piacentino e il Mago Herrera:"Inzaghi ha qualità tutte sue che gli permettono di far giocare bene la squadra e di tenere unito lo spogliatoio. Herrera era un vulcano". La vittoria contro il Milan ha senz'altro un sapore speciale: "Il derby è sempre una partita speciale. E il match dell’andata aveva insegnato che se l’Inter gioca da Inter non c’è partita".

Una stagione di sicuro indimenticabile nonostante l'eliminazione con l'Atletico Madrid:"La seconda stella al termine di un campionato dominato mitiga la delusione della Champions, competizione crudele in cui si può andar fuori per un nulla. Delusioni che bisogna accettare. Pensi al City che col Real ha attaccato per 120 minuti ed è uscito...".



Sull'uomo simbolo di questo scudetto, Moratti non ha dubbi è Nicolò Barella: "Forse anche perché è il primo che viene in mente, essendo ovunque in campo. Ma è davvero di tutti, di Dimarco che è l’interismo fatto persona, di Calhanoglu e Mkhitaryan che hanno fatto una stagione stupenda, di Lautaro che è una forza della natura".

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