Come fai a pensare che uno che ha letteralmente trivellato le difese altrui, segnando ottantaquattro gol in novantadue partite, d'un tratto possa smarrirsi? D'accordo, potranno obiettare i professionisti della iattura, ma quella non era mica la Serie A. Tutto apprezzabile, però la Stella Rossa, con Darko Pancev in avanti, vinceva la Coppa dei Campioni del 1991.
E lui, non fosse stato per un singolare orpello normativo incorso soltanto quell'anno, avrebbe sollevato pure la scarpa d'oro, se l'Uefa non si fosse messa di mezzo adducendo che era meglio scordarsi del premio per quella stagione, visto che nel campionato cipriota - capirai - sorgevano forti sospetti su raffiche di gol irregolari.
Comunque nessuno, nell'estate del 1992, si sarebbe sognato di criticare il presidente nerazzurro Ernesto Pellegrini, che per il Cobra di Skopje aveva vaticinato un paragone ingombrante: "Darko è il nuovo Paolo Rossi". Profezia che si sarebbe rivelata un oltraggio alla carriera di Pablito, visto che Pancev si sarebbe dissolto sotto porta non soltanto in nerazzurro, ma anche nelle squadre successivamente frequentate.
All'Inter, quell'anno, arrivano anche Matthias Sammer e Ruben Sosa. Il disegno del club è limpido: serve rilanciarsi, dopo il mortificante ottavo posto messo via nella stagione passata. Chi però pensa che questa ripresa sarà sospinta dalle reti del macedone, resterà deluso. Dopo un inizio a dire il vero promettente, in Coppa Italia, Pancev dimentica di essere un rettile da area di rigore e si immalinconisce subito, svanendo tra le maglie dei difensori avversari.
Che ne è di quel bomber ingordo, scrutato con ammirazione soltanto un anno fa? Osvaldo Bagnoli, seduto in panchina, inizia a grattarsi vistosamente il capo. Il macedone continua a sbattere contro il ricordo della sua versione migliore, intimidito, rallentato, calcisticamente insulso su quel fronte offensivo.
Al punto che il club - che inspiegabilmente lo tiene per due anni e mezzo - ad una certa prova a porre freno al supplizio mandandolo al Lipsia, dove segnerà due gol in dieci gare. Il bottino raccolto in nerazzurro, invece, racconta di tre reti in diciannove apparizioni. Abbastanza per far detonare la rabbia dei tifosi, che lo riempiono di improperi - da Cobra il soprannome muta in Ramarro - e il dileggio della stampa.
La risposta di Pančev a questi attacchi resta forse l'unica giocata degna di nota nel suo terribile interregno interista: "Tifosi fischiano, giornalisti criticano. Importa s..a a me, io domani compro Ferrari". Dritto all'incrocio, almeno per una volta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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