Il calcio è uno sport dove un giorno è sempre diverso dall’altro. Prendete Dusan Vlahovic, che alla fine della partita contro il Venezia non si sottrae al mesto (e vergognoso) rito di andare a farsi insultare sotto la curva, ma poi decide di rispondere. Se avesse davvero in mano i suoi social, senza doverli lasciare ai manager capaci di scrivere memorabili messaggi tipo «avanti così, fino alla fine», saprebbe che in certi casi l’unica cosa da fare – oltre a non presentarsi sotto la curva – sarebbe quella di lasciar perdere. E invece lui non è stato zitto, urlando «fenomeni!» per poi prendersi di contro un bel «pezzo di…» nel dibattito gestito di solito da gentiluomini. Eppure, a quel punto, abbiamo sognato che finalmente un calciatore abbia sentito la necessità di ribellarsi alla gogna a cui squadra che non vince ormai si presta.
Il giorno dopo però - e appunto - tutto cambia.
Dusan si accorge improvvisamente di essere andato fuori dalle righe, e forse convinto dal suo implacabile social manager fa marcia indietro, riabilitando un aizzatore di folle come Zaniolo che almeno tira sempre dritto ad ogni gol (e se non lo cambia neppure Gasp…): «Capisco il rammarico per gli ultimi risultati e avete tutto il diritto di manifestarlo, vi ho sempre rispettati dando tutto per la maglia e vi ringrazio per il supporto che ci date quotidianamente. Ora è importante continuare a sostenere la squadra e ripartire uniti tutti insieme». Fino alla fine, naturalmente. E naturalmente «sotto la curva!».
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