Cani da elemosina. Il racket impunito

Dietro al fenomeno degli animali sfruttati per l'accattonaggio si nascondono storie di traffici illegali di cuccioli e maltrattamenti. Le sanzioni ci sono ma non sempre vengono applicate

Cani da elemosina. Il racket impunito

Restano seduti per ore accanto ai loro padroni. Al caldo o al freddo, spesso senza acqua né cibo e con un solo obiettivo: attirare l'attenzione dei passanti nella speranza di ottenere qualche euro in più. In Italia sono migliaia gli animali sfruttati nelle operazioni di accattonaggio. Un fenomeno in costante crescita, nonostante il tentativo di alcune città di vietare questa pratica. Sono soprattutto le grandi città quelle più esposte, anche se negli ultimi tempi si è registrata una crescita delle segnalazioni in centri più piccoli. Merito, soprattutto, di chi ama gli animali e sempre più spesso ne denuncia lo sfruttamento.

«L'obiettivo di chi utilizza cani, gatti e altre specie è suscitare maggiore empatia nei passanti conferma Massimo Comparotto, presidente di Oipa Italia (Organizzazione internazionale protezione animali) -. Vengono usati gli animali perché l'accattonaggio con i minori rappresenta un illecito penale, mentre quello con gli amici a quattro zampe può comportare solo sanzioni amministrative (fino a 300 euro) previste da alcuni regolamenti comunali». Regolamenti che non sempre sono chiari visto che spesso vietano la pratica solo con i cuccioli o con animali in condizioni di pessima detenzione.

Così, in mancanza di una norma nazionale ad hoc, lo sfruttamento diventa un vero e proprio business, in alcuni casi gestito da racket che arrivano a rubare cani di razza destinati poi all'elemosina. E a una vita di sofferenze. «Da una parte ci sono i clochard, che nella maggior parte dei casi amano e coccolano i loro amici a quattro zampe, dall'altra un racket violento, che utilizza gli animali come se fossero oggetti. Si tratta di fenomeni diversi, sui quali non bisogna generalizzare» puntualizza Marco Melosi, presidente dell'associazione nazionale medici veterinari.

«Non siamo a conoscenza di casi di sedazione o somministrazione di droghe prosegue l'esperto di certo però i cani vivono in uno stato di apatia a causa delle condizioni in cui sono tenuti». Gli animali sono infatti spesso maltrattati, sono costretti a vivere al freddo o al caldo, senza acqua e senza cure veterinarie. Condizioni, queste, che però non riguardano la generalità degli animali che accompagnano chi chiede l'elemosina.

«Bisogna fare una distinzione tra il clochard che vive con il proprio animale e coloro che li sfruttano per accattonaggio precisa Comparotto -. I cani dei senza fissa dimora possono essere anche amati e accuditi. Noi dell'Oipa dal 2018 portiamo avanti il Progetto Virginia, il primo programma di assistenza veterinaria e comportamentale gratuita per i cani dei clochard di Milano». L'iniziativa mette a disposizione delle persone senza fissa dimora e senza reddito un medico veterinario e un educatore cinofilo per garantire agli animali le cure di base e per fornire indicazioni e consigli per gestirli al meglio.

EFFETTO COMPASSIONE

Diverso, invece, il caso degli animali sfruttati da persone senza scrupoli. «Il fenomeno è in costante aumento dice il presidente di Oipa -. Gli accattoni con gli animali non si trovano solo nelle vie centrali delle città, ma anche fuori da ipermercati della periferia e comunque in zone di maggior passaggio pedonale. Alla base c'è un dato: l'accattonaggio con gli animali genera un giro di affari alto prosegue l'esperto -. In alcuni casi si è scoperto che dietro al singolo accattone c'è un vero e proprio racket che fornisce gli animali, scegliendo anche le zone ideali per chiedere l'elemosina». Proprio come avviene per lo sfruttamento dei minori o dei disabili.

«In passato ci sono stati anche casi di cani di razza rubati per la pratica dell'accattonaggio va avanti il presidente di Opia e anche in tempi recenti molto spesso sono segnalate sparizioni di cani di razza. Le esperienze individuali solitamente sono quelle dei clochard che, senza sfruttamento dei propri animali, chiedono un'offerta lasciando un piattino vicino a loro. I racket invece forniscono animali di pochi mesi che sono i maggiormente sfruttati e maltrattati». E così lo scorso maggio a Milano proprio i volontari di Oipa hanno sequestrato due cuccioli di meno di un anno utilizzati per chiedere l'elemosina, sanzionando gli accattoni che li sfruttavano. I cagnolini sono stati portati in salvo, visitati per essere pronti a riabbracciare i loro padroni o a essere adottati. «Da parte di chi utilizza questi animali questa pratica comporta un aumento delle offerte e crea anche un giro di traffico illecito chiarisce l'esperto -. Per gli amici a quattro zampe si crea invece una situazione di detenzione incompatibile, di possibile maltrattamento e sicuramente di patimenti. Termine usato dalla Suprema Corte di Cassazione per definire la violazione dell'articolo 727 comma 2 del Codice penale. Nella maggioranza dei casi vengono utilizzati cani di pochi mesi per impietosire le persone, animali che, una volta cresciuti, vengono fatti sparire (probabilmente soppressi o rivenduti) per essere rimpiazzati con altri cuccioli».

CHI TUTELA I CUCCIOLI?

Nel frattempo la normativa nazionale resta ferma. «Nessuna legge nel nostro Paese vieta l'accattonaggio con animali, a meno che la detenzione sia causa di sofferenze e patimenti e quindi rientri nell'illecito penale delle norme generali per la tutela degli animali denuncia Comparotto -. Invece molto è stato fatto a livello locale. L'Oipa, con associazioni animaliste, ha presentato ai Comuni proposte di regolamenti per la tutela animali che prevedono il divieto di accattonaggio».

Da molti anni viene utilizzata come punto di partenza la bozza di Regolamento comunale per la tutela del benessere degli animali e la loro convivenza con i cittadini redatta dalla Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente e dall'Associazione nazionale Comuni italiani. «In questo testo, all'articolo 10, viene espressamente previsto il divieto di accattonaggio con animali ricorda Comparotto -. Da queste verifiche sono scaturisti diversi sequestri amministrativi e penali, spesso in collaborazione con le amministrazioni comunali più sensibili al problema».

I COMUNI PIÙ ATTENTI

Il Comune di Milano fino al 2013 aveva per esempio stipulato una convenzione con le guardie eco-zoofile per combattere il fenomeno sul proprio territorio. Ma qualcosa si sta muovendo anche a Trento. Qui il sindaco Franco Ianeselli ha deciso di portare in Consiglio comunale la proposta di vietare espressamente l'accattonaggio con gli animali. Un provvedimento che prevede però un'eccezione per gli animali compagni di vita, chippati e ben tenuti. Anche una parte dei consiglieri del Comune di Torino chiede di modificare il regolamento dell'amministrazione locale, con l'obiettivo di vietare completamente il coinvolgimento degli animali nell'attività di accattonaggio. A oggi, infatti, la norma prevede il divieto di «utilizzare animali in stato di incuria, denutrizione, precarie condizioni di salute, in evidente stato di maltrattamento, impossibilitati alla deambulazione o comunque sofferenti per le condizioni ambientali in cui vengono esposti». Un problema che non riguarda solo i cani, anche se è proprio questa specie quella più comunemente usata per l'elemosina. «Spesso sono utilizzati anche uccelli conferma Comparotto -. Tempo fa, le nostre guardie zoofile hanno sequestrato due pappagallini ondulati in via dei Fori Imperiali, a Roma, detenuti da uno straniero che li sfruttava per l'accattonaggio.

I volatili erano utilizzati per attirare l'attenzione dei turisti e indurli a lasciare un'offerta. Per impedire ai pappagallini di volare, i loro sfruttatori tagliano loro le ali remiganti, un vero e proprio maltrattamento. A Milano abbiamo invece sequestrato anche un gatto in un trasportino.

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